Daniela Kalkandjieva

Leggi tutto: Daniela KalkandjievaDaniela Kalkandjieva, dopo gli studi in storia all’Università St Kliment Ohridiski a Sofia, ha conseguito un dottorato presso la Central European University in Ungheria con una tesi sugli aspetti ecclesiastico-politici dell’attività del patriarcato di Mosca. Attualmente è ricercatrice all’Università St Kliment Ohridiski. Oltre che di storia della chiesa in Russia, nel corso delle sue ricerche si è occupata della chiesa bulgara interessandosi in particolare del rapporto tra religione e sfera pubblica, di dialogo interconfessionale, dell’impatto dell’ortodossia sul processo di integrazione in Europa.
Tra le sue pubblicazioni: The Russian Orthodox Church, 1917-1948: From Decline to Resurrection, London: Routledge, 2015; Balgarskata pravoslavna tsarkva i ‘narodnata demokratsiya’, 1944-1953 [La chiesa ortodossa bulgara e la democrazia popolare, 1944-1953], Silistra 2002.


Discernere il tempo presente. Il metropolita Stefano di Sofia e la Chiesa ortodossa bulgara in un tempo di torbidi (1940-1944)

SINTESI

La Chiesa ortodossa bulgara affrontò una scelta difficile nei primi anni ‘40, quando lo stato bulgaro, alleato della Germania nazista, adottò una politica antiebraica. Che cosa significava amare il proprio prossimo” (bližen in bulgaro) in un periodo in cui l’ideologia nazista privava gli ebrei del diritto di essere trattati come esseri umani? A questo proposito, è opportuno ricordare che nelle lingue slave la parola “bližnij” non significa semplicemente “vicino” nello spazio, ma implica la condivisione di una visione del mondo; il principio dell’amore cristiano nei paesi slavi viene spesso letto attraverso il prisma della storia e dei costumi locali.
D’altra parte, la Chiesa ortodossa bulgara, o almeno molti dei suoi vescovi, chierici e laici erano inclini a sostenere la scelta del loro governo, perché l’alleanza con Hitler aveva reso possibile la realizzazione del sogno nazionale: la riunione di tutti i bulgari ortodossi entro i confini di un’entità politica simile alla cosiddetta Bulgaria di Santo Stefano, progettata per essere creata dopo la guerra russo-turca del 1877-78, sul cui territorio si sovrappose la giurisdizione dell’Esarcato bulgaro, istituito con decreto del sultano nel 1870, ma che non esistette mai nella realtà. In un primo tempo, l’adesione della Bulgaria alle potenze dell’Asse sembrò vantaggiosa: nel settembre 1940 il trattato di Craiova, firmato da Hitler e Stalin, restituì la Dobrugia meridionale alla Bulgaria, mentre nel maggio 1941 la Germania nazista concesse alle autorità bulgare di occupare aree significative della Macedonia e della Tracia sull’Egeo. Questa opportunità di trasformare il sogno di una Grande Bulgaria in realtà tentò anche i vescovi bulgari. Il Sinodo bulgaro estese la sua giurisdizione alle diocesi ortodosse nelle aree occupate della Macedonia e della Tracia. Nel 1942 il Sinodo propose addirittura una restaurazione della dignità patriarcale della Chiesa bulgara. Da questa prospettiva, si sarebbe potuto supporre che un tale forte impulso nazionalistico, motivato politicamente ed ecclesiologicamente, avrebbe portato la Chiesa bulgara a sostenere la politica antiebraica del suo governo. E tuttavia ciò non avvenne. L’impulso nazionalista non prese il sopravvento sull’episcopato bulgaro. Al contrario, il Santo Sinodo adottò molte decisioni e fece dichiarazioni aperte in difesa degli ebrei. Come poté avvenire? Che cosa spinse il Sinodo bulgaro ad opporsi all’antisemitismo? Quali fonti bibliche furono utilizzate per motivare la posizione della chiesa nella “questione ebraica”? Qual fu in particolare il ruolo del metropolita Stefan di Sofia? Sono alcune delle domande cui la relazione cercherà di dare risposta.

 TUTTI I RELATORI DEL CONVEGNO

Paul Gavrilyuk

Leggi tutto: Paul GavrilyukPaul Gavrilyuk detiene la Cattedra aquinate in teologia e filosofia presso la University of St Thomas, in Minnesota. I  suoi ambiti di ricerca sono soprattutto la patristica greca, la teologia ortodossa contemporanea e la filosofia della religione.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo la curatela del volume collettaneo sui sensi spirituali, nella sua evoluzione da Origene fino a Rahner e von Balthasar: The Spiritual Senses. Perceiving God in Western Christianity (2011); le monografie: The Suffering of the Impassible God. The Dialectics of Patristic Thought (2006);  Georges Florovsky and the Russian Religious Renaissance (2013).


Il discernimento e i sensi spirituali in Origene

SINTESI

L’intervento si propone di esplorare la relazione tra discernimento e percezione spirituale. L’argomentazione si articola in quattro fasi. In primo luogo, viene introdotto il discernimento come pratica alla base della maggior parte delle pratiche cristiane. In secondo luogo, viene fatta una distinzione tra giudizio e percezione, e si sostiene che il discernimento coinvolge entrambi. Terzo, si introduce il concetto di percezione spirituale e sono brevemente discussi i modelli di tale percezione. Infine, attingendo alla Scala di Giovanni Climaco, si stabilisce una connessione tra discernimento e percezione spirituale.

 TUTTI I RELATORI DEL CONVEGNO

Hervé Legrand

Leggi tutto: Hervé LegrandChe cos’è un processo sinodale di discernimento?

Nato nel 1935 a Langolen (Francia), Hervé Legrand è entrato nell’ordine dei domenicani, ha compiuto studi teologici ed è stato ordinato presbitero, concentrando i suoi interessi e la sua attività soprattutto sull’ecumenismo e l’ecclesiologia. È professore onorario all’Institut catholique di Parigi, dove ha insegnato a lungo. Membro di numerose commissioni di dialogo ecumenico a livello nazionale e internazionale (in particolare con la Federazione luterana mondiale), è consultore del Consiglio delle conferenze episcopali europee e assessore dell’Accademia internazionale di scienze religiose. Tra le sue numerose pubblicazioni: Face à l’unité (avec Harding Meyer, 1986); Les Conférences épiscopales (avec Antonio Garcia y Garcia et Julio Manzanares, 1988); Les Évêques d’Europe et la nouvelle évangélisation (avec Carlo Maria Martini, 1991) ; Église et Société, 1998 ; Le Ministère des évêques au concile Vatican II et depuis (avec Christoph Theobald, 2001) ; L’Œuvre d’Orient (avec Giuseppe Maria Croce, 2010). È membro del comitato scientifico del Convegno internazionale di spiritualità ortodossa che si svolge ogni anno presso il monastero di Bose.

TUTTI I RELATORI DEL CONVEGNO

Aleksej Fokin

Leggi tutto: Aleksej FokinNato nel 1973 nella regione di Mosca, Aleksej Fokin si è laureato in teologia all’Istituto “San Giovanni il teologo”, con una tesi sul Contra Celsum di Origene. Nel 2005 ha conseguito il dottorato con una tesi sul platonismo cristiano di Mario Vittorino presso l’Istituto di filosofia dell’Accademia russa delle scienze, dove ha proseguito gli studi post-dottorali con una ricerca sulla dottrina trinitaria nella patristica latina (2013). È attualmente ricercatore anziano al Dipartimento di Filosofia della religione presso l’istituto di filosofia dell’Accademia delle scienze russa; tiene la cattedra do teologia e patristica presso l’Istituto per studi postdottorali “Cirillo e Metodio” di Mosca, e insegna patrologia latina all’Accademia teologica di Mosca. Tra i suoi libri: La formazione della dottrina trinitaria nella patristica latina, Mosca 2014 (in russo); San Girolamo di Stridone. Biblista, esegeta, teologo, Mosca 2010 (in russo); Il platonismo cristiano di Mario Vittorino, Mosca 2007 (in russo).


Il discernimento in San Giovanni Cassiano e la tradizione ascetica in Gallia del V secolo

SINTESI

Nel mio articolo esplorerò diversi aspetti dell’insegnamento di san Giovanni Cassiano sul discernimento, che egli considera la fonte e la radice di tutte le virtù. Il “vero discernimento” (vera discretio), cioè l’abilità di distinguere tra le diverse fonti e cause dei vari pensieri umani (universas cogitationes) e discernere dietro di loro le diverse potenze spirituali e lottare contro di esse, poteva essere acquisita da un monaco sulla via della genuina umiltà (vera humilitas), riponendo piena fiducia nei giudizi di esperti maestri spirituali: gli anziani (examum seniorum). Secondo Cassian, il discernimento richiede sforzi intensi sia della ragione sia della volontà di un monaco, che ha bisogno di mantenere la vigilanza perenne e osservare costantemente ciò che accade nel suo cuore; allo stesso tempo, il discernimento è il più grande dono della grazia divina (divinae gratiae maximum praemium), che dobbiamo incessantemente cercare. Quindi il discernimento è una lampada del corpo e dell’anima (lucerna corporis), perché ci illumina la via verso le virtù e ci insegna come percorrere la via regale (via regia), evitando gli estremi su entrambi i lati. Prenderò poi in considerazione anche l’impatto dell’insegnamento di Cassiano sul discernimento in autori ascetici della Gallia del V secolo quali Eucherio di Lione, Giuliano Pomerio, Fausto di Riez, Cesario di Arles, che consideravano a loro volta il discernimento come “luce dell’anima” (Lume discretionis), che illumina il nostro cammino verso la perfezione.

TUTTI I RELATORI DEL CONVEGNO

John Behr

Leggi tutto: John BehrImparare a discernere

John Behr è direttore del master in teologia del Seminario ortodosso St Vladimir di New York. Tiene corsi di patristica, dogmatica ed esegesi biblica anche alla Fordham University.
Nato nel 1966 nel Regno Unito da un prete russo ortodosso e dalla figlia di un pastore luterano tedesco, John Behr si è laureato in filosofia a Londra nel 1987, e ha conseguito poi un Master in Studi Cristiani orientali presso l’Università di Oxford, sotto la direzione del vescovo Kallistos (Ware). Dal 2001 è professore ordinario al Seminario di St Vladimir, di cui è stato anche decano dal 2007 al 2017. Dirige inoltre la Popular Patristics Series per la casa editrice SVS Press.
La sua produzione scientifica è vastissima e spazia da Ireneo di Lione a Origene, da Clemente di Roma a Diodoro di Tarso e Teodoro di Mopsuestia. Il suo progetto più recente è uno studio patristico-esegetico sul quarto vangelo.

TUTTI I RELATORI DEL CONVEGNO