Porphyrios Giorgi

Leggi tutto: Porphyrios GiorgiIl discernimento in tempo di guerra: la Chiesa di Antiochia e la guerra civile in Libano (1975-1990)

Presso l’Università di Balamand il diacono Porphyrios è decano dell’Istituto di Teologia «San Giovanni Damasceno» e professore associato di teologia dogmatica. È anche visiting professor in numerose facoltà teologiche, in particolare in Grecia e Romania. Ha preso parte a numerosi convegni internazionali dedicati al cristianesimo antico e alla teologia tardo-bizantina, a dialoghi inter-cristiani e all’elaborazione di un pensiero teologico ortodosso aperto al mondo contemporaneo.
Ha pubblicato molti libri, in particolare una trilogia di conferenze tenute a Balamand a partire dal 2007 e la sua tesi dottorale La resurrezione e la vita: l’escatologia di san Gregorio Palamas.

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Filofej (Artjušin)

Leggi tutto: Filofej (Artjušin)Dopo aver studiato al seminario di Rjazan’ (2000-2004) e di Mosca, dove si è licenziato nel 2006 con la traduzione del De Iosepho Patriarcha di sant’Ambrogio di Milano, ha proseguito la sua formazione all’Accademia teologica di Mosca e presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendovi nel 2013 il dottorato in scienze bibliche (Raccontare la salvezza attraverso lo sguardo: Portata teologica e implicazioni pragmatiche del “vedere Gesù” nel Vangelo di Luca, Roma 2014).
Dal 2014 insegna introduzione all’esegesi biblica presso il Dipartimento di Studi Biblici dell’Accademia teologica di Mosca. I suoi interessi scientifici includono lo studio dei vangeli sinottici, i moderni metodi esegetici e la traduzione dei padri occidentali.


Il discernimento nelle lettere di san Paolo

SINTESI

Tra gli scritti del NT, le epistole di San Paolo sono una fonte teologica suprema per la dottrina biblica del “discernimento” (diákrisis). La varietà e l’alternanza dei termini greci che circoscrivono questo fenomeno insieme spirituale e culturale rende palese l’intuito pragmatico dell’Apostolo che, nel far appello all’uomo, si rifà continuamente al mistero (mystèrion) di Dio rivelato in Gesù Cristo. Pertanto l’evangelo di Paolo punta propriamente sull’inafferrabilità oggettiva del disegno imperscrutabile di Dio, e cioè l’apofatismo del discernere da una parte; dall’altra, invece, su un’apertura estrema: l’immanenza di Dio nei confronti dell’uomo in un contesto apocalittico pregno di tematiche salienti quali responsabilità umana, vigilanza, perseveranza, divisione (krísis). Tra quei due poli (l’immanenza e la trascendenza, l’imminenza e la lontananza, il già e il non ancora) ruota la dialettica del discernere: sia per la comunità, sia per il singolo fedele messo a confronto con un bisogno esistenziale: il saper crescere nella misura di Cristo (Ef. 4, 13), nella carità amorevole, in un ascolto reciproco, nell’osservare i segni dei tempi, nello scrutare quotidianamente le parole della Scrittura. Il discernimento, secondo Paolo, è un principio attivo, impensabile senza una risposta immediata e un agire proporzionato, da parte dell’uomo.

Il dono e insieme l’arte del discernimento si sintetizzano nell’iconografia russa della Santissima Trinità di Andrej Rublev. La sua ricca spiritualità e profondità teologica chiamano le comunità cristiane a un risveglio interiore e promuovono uno sguardo relazionale, un’accoglienza reciproca, ma anche un giudizio intensificato dall’amore trinitario di Dio nei confronti dell’uomo.
Parole chiave: lettere paoline, discernimento, pragmatica, mistero, dialettica, amore, apocalittica, rivelazione, giudizio, apofatismo, icona, Trinità, comunità, relazione.

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Sebastian Brock

Leggi tutto: Sebastian BrockNato nel 1938, dopo gli studi delle lingue classiche (greco e latino) e orientali (ebraico e aramaico) all’università di Cambridge, Sebastian Brock ha conseguito il dottorato in filologia all’università di Oxford sul testo biblico della Settanta. Ha insegnato nel Dipartimento di Teologia dell’Università di Birmingham e, dal 1974 fino al 2003, nella facoltà di studi orientali all’Università di Cambridge e Oxford. È membro del Comitato editoriale di Sobornost/Eastern Churches Review e curatore della Collezione Mingana di manoscritti a Birmingham.
Numerosissimi sono i suoi scritti sulla letteratura siriaca  e le edizione di testi antichi da lui curate. In italiano ricordiamo: “Una fontana inesauribile”: la Bibbia nella tradizione siriaca (Lipa, 2008); L’occhio luminoso: la visione spirituale di sant’Efrem (Lipa, 1999).


I sensi spirituali nella tradizione siriaca

SINTESI

Sebbene l’espressione “sensi spirituali” compaia per la prima volta in siriaco in un autore del V secolo, Giovanni di Apamea, il concetto è già presente in autori precedenti come Ephrem. La relazione esplorerà il ruolo dei sensi spirituali in connessione con il discernimento negli scritti di alcuni padri siriaci tra iv e VIII secolo.

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Aleksandr Mramornov

Leggi tutto: Aleksandr MramornovAleksandr Igorevič Mramornov è nato il 14 marzo 1984 a Saratov. Dopo gli studi storici all’Università Statale di Mosca “Lomonosov”, dove nel 2008 ha conseguito il grado di candidato di scienze storiche, con una tesi sul Vescovo Ermogene (Dolganov) nella vita ecclesiastica e politica russa tra la fine del xix e l’inizio del xx secolo, è stato consulente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa del Patriarcato di Mosca (2009-2014). Nel 2011 il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill lo ha nominato membro del Comitato Editoriale Scientifico della pubblicazione dei documenti del Consiglio locale 1917-1918 presso il monastero stauropegio Novospasskij, e dal 2012 è il supervisore scientifico di questo progetto. Nel 2014 ha conseguito l’abilitazione alla libera docenza. Autore di oltre cento pubblicazioni scientifiche, tra cui diverse monografie, è stato insignito di numerosi premi, tra cui le Letture platoniche (2006), il premio del fondo internazionale “Znanie” (2008), il secondo premio del centro di studi di storia ecclesiastica “V. V. Bolotov” (2008) e il primo premio al concorso “Formazione teologica nel xxi secolo” dell’Accademia teologica di San Pietroburgo (2010).
I suoi interessi di ricerca spaziano dalla storia della Chiesa ortodossa russa e i rapporti chiesa-stato in Russia, al diritto canonico e la storia politica nella Russia moderna.


Discernere il tempo presente. Il Concilio di Mosca 1917-1918

SINTESI

All’epoca della convocazione del Grande Concilio di Mosca, nell’agosto 1917, i suoi iniziatori e membri agirono in una situazione di assoluta libertà: non c’era più una monarchia autocratica e i bolscevichi radicali non erano ancora al potere. Ciò permise, nel primo mese di lavoro, una riflessione comune assolutamente libera e un maggior ricorso ai canoni ecclesiastici e all’antica saggezza della Chiesa. Tuttavia, la radicalizzazione della società e l’avvento al potere dei bolscevichi posero i membri del concilio in una situazione completamente diversa: come interpretare l’avvento del bolscevismo? Come sviluppare la legislazione ecclesiastica in condizioni di persecuzione? Sottomettersi agli indubbi segni dell’ira di Dio o continuare a combattere ostinatamente per la verità? Nella sua relazione l’autore cercherà di rispondere a queste domande sulla base delle trascrizioni stenografiche dei dibattiti conciliari.

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Irina Paert

Leggi tutto: Irina PaertDopo la laurea in scienze sociali e storia all’Università di stato degli Urali di Ekaterinburg (Russia), Irina Paert si è specializzata in storia centroeuropea all’Università di Budapest e ha compiuto un dottorato in storia sociale all’Università di Essex (UK), proseguendo ulteriormente gli studi  alle Università di Manchester e di Bangor (UK). Ha lavorato per alcuni anni come ricercatrice al Centro di studi sulla cultura contemporanea di Tallinn e ora è ricercatrice all’Università di Tartu (Estonia). Appartiene a numerose associazioni di studio storico-culturali e la sua ricerca si focalizza in particolare sulla storia religiosa della Russia e in particolare sul fenomeno dei Vecchi credenti. Tra i suoi libri: Old Believers, Religious Dissent and Gender in Russia 1760-1850 (Manchester 2003), e Spiritual Elders: Charisma and Tradition in Russian Orthodoxy (DeKalb, 2010).

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