26 gennaio

Timoteo e Tito
apostoli

Il giorno dopo la conversione dell'apostolo Paolo, le chiese d'occidente ricordano Timoteo e Tito, suoi collaboratori nella missione alle genti e vescovi della chiesa primitiva. Timoteo, discepolo prediletto di Paolo, fu battezzato dall'Apostolo e ricevette da lui l'imposizione delle mani (cf. 2Tim 1,6), con la quale gli veniva trasmesso il dono spirituale che lo costituiva «dispensatore della parola di verità» (cf. 2Tim 2,15), cioè annunciatore del vangelo.
Egli fu infaticabile compagno di Paolo nell'evangelizzazione dell'Asia Minore, condivise la prima prigionia dell'Apostolo, e divenne guida della comunità di Efeso, dove, secondo la tradizione, morì. Paolo lo esortò come figlio amatissimo ad essere modello per i credenti con l'insegnamento, la vita, la fede e la carità.
Tito, originario di Antiochia, fu condotto alla fede da Paolo, che lo chiama «mio vero figlio nella fede comune» (Ti 1,4), durante il suo primo viaggio missionario. Egli fece da intermediario tra Paolo e la comunità di Corinto e fu posto a guida della comunità di Creta (cf. Ti 1,5), dove, sempre secondo la tradizione, visse sino alla fine dei suoi giorni.


TRACCE DI LETTURA

Timoteo, figlio carissimo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te, mediante l'imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, ne di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del vangelo, per il quale io sono stato costituito messaggero, apostolo e maestro.
(Seconda lettera a Timoteo 1, 6-11)


PREGHIERA

Padre celeste,
che hai inviato
il tuo apostolo Paolo
a predicare il vangelo,
e gli hai dato Timoteo e Tito
come compagni nella fede:
fa' che la nostra comunione
nello Spirito santo
porti testimonianza
al Nome di Gesù,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Is 61,1-3; 2Tim 2,1-8 (o Tt 1,1-5); Lc 10,1-9


Roberto (1028-1111), Alberico (+ 1108) e Stefano (1060-1134)
primi abati di Cîteaux, monaci

In questo giorno, nel calendario monastico occidentale sono ricordati i cistercensi Roberto, Alberico e Stefano, primi abati di Cîteaux.
Nella seconda metà dell'XI secolo, Roberto, originario dei dintorni di Troyes, divenne monaco benedettino. Alla ricerca di una più grande semplicità e povertà evangeliche, diede vita a un monastero nella foresta di Molesme, nella diocesi francese di Langres; in breve tempo, però, la nuova fondazione divenne un'abbazia ricca e potente, e Roberto, assieme a una ventina di compagni, la lasciò per proseguire altrove la propria ricerca spirituale.
Sul finire del secolo si stabilì a Cîteaux, ma fu costretto a rientrare a Molesme, dove morì nel 1111. La ricerca di povertà e semplicità nei vari aspetti della vita monastica fu allora portata avanti dai suoi successori al Nuovo Monastero: Alberico e Stefano Harding. Essi guidarono la piccola comunità, attraverso prove molto grandi, a una rinnovata fedeltà alla Regola di Benedetto, e cominciarono a precisarne la forma di vita.
Aveva così inizio la riforma cistercense (da Cistercium, nome latino di Cîteaux), che con l'ingresso nell'Ordine di Bernardo di Clairvaux assumerà un volto e un contenuto spirituale rimasti vivi, tra vicende alterne e ulteriori riforme, fino ai nostri giorni.


TRACCE DI LETTURA

Poiché né nella Regola né nella Vita del santo Benedetto [i fondatori di Cîteaux] trovavano che quel loro padre avesse mai posseduto chiese o altari, e neppure leggevano di offerte, di sepolture o di decime ricevute da qualcuno, né di forni o mulini, né di possedimenti rurali o di contadini alle proprie dipendenze, né di donne che fossero entrate nel monastero, né di morti in esso seppelliti, fatta eccezione per sua sorella, rinunciarono a tutto ciò, dicendo: «Quando il santo padre Benedetto insegna che il monaco deve rendersi estraneo alle opere mondane, non fa evidentemente che affermare che queste non devono riguardare le opere e il cuore dei monaci. Ed è proprio col fuggire tali opere che essi devono essere fedeli al nome che portano».
(Piccolo esordio di Cîteaux 15,5-6)


PREGHIERA

Dio onnipotente ed eterno,
premio incomparabile
per chi ha abbandonato tutto
per amore di Cristo,
concedi a noi,
con l'esempio e per l'intercessione
dei nostri santi padri Roberto, Alberico e Stefano,
di anelare alla vita eterna
con tutto l'ardore del nostro spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Sir 44,1.10-15; Eb 11,1-2.8-16; Mc 10,24-30


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Timoteo e Tito, compagni di Paolo

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Timoteo e Tito, vescovi (calendario romano e ambrosiano)
Roberto, Alberico e Stefano, abati di Cîteaux (calendario monastico)
Paola (+ 404), eremita (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (17 ṭūbah/ṭerr):
Massimo e Domezio di Scete (IV sec.), monaci (Chiesa copta)

LUTERANI:
Timoteo e Tito, discepoli dell'Apostolo
Johann Matthäus Meyfart (+ 1642), poeta in Turingia

MARONITI:
Agnese (III sec.), vergine e martire (vedi al 21 gennaio)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Senofonte e compagni (VI sec.), monaci

SIRO-ORIENTALI:
Policarpo (+ ca 167), vescovo e martire (Chiesa malabarese) (vedi al 23 febbraio)

VETEROCATTOLICI:
Timoteo e Tito, discepoli dell'Apostolo

27 gennaio

Nino (ca 276-340)
testimone

 

La chiesa georgiana ricorda oggi Nino, evangelizzatrice della Georgia.
Le scarse notizie che abbiamo sulla sua vita e sulla sua attività missionaria derivano dalla Storia ecclesiastica di Rufino di Aquileia. Si racconta che Nino, forse originaria della Cappadocia, trascorse diversi anni a Gerusalemme; da qui fu deportata e condotta prigioniera in Georgia; chiamata a servire alla corte reale, convertì al cristianesimo dapprima la regina e, in seguito, anche il re che si impegnò personalmente a sostenere l’evangelizzazione della Georgia.
In realtà nel racconto di Rufino la schiava è anonima; soltanto a partire dall’viii secolo, col fiorire di leggende sulla sua vita, le venne dato il nome di Nouné e successivamente di Nino


TRACCE DI LETTURA

Al tempo della conversione dell'Etiopia anche la popolazione degli Iberi, che abitava una zona estesa sotto il cielo del Ponto, ebbe modo di abbracciare l'alleanza della Parola divina e la fede nel Regno futuro. A dare inizio alla prima origine di questo dono così grande fu una donna, schiava di condizione. Mentre si trovava tra quel popolo, conduceva una vita fedele, morigerata e casta, e poiché tutti i giorni e tutte le notti rivolgeva a Dio lunghe preghiere, questa stessa sua condotta insolita divenne motivo di ammirazione per quei barbari, e la gente si domandava con molta curiosità che cosa tutto questo potesse significare. Ed essa, com'era naturale, confessava semplicemente che in quel modo intendeva adorare il Cristo come Dio.
(Rufino, Storia della chiesa 1,11)


PREGHIERA
Collaboratrice dei servi della parola di Dio,
strumento della predicazione di Andrea,
Apostola dei georgiani
e arpa dello Spirito santo,
santa Nino,
prega Cristo Dio per la salvezza delle nostre anime.


LETTURE BIBLICHE
1Cor 4,6-16 o Gal 3,23-29; Mt 25,1-13 o Lc 7,36-50


Sava I di Serbia (1175-1235)
pastore

Lo stesso giorno in cui i georgiani ricordano Nino, la Chiesa serba ricorda Sava, suo primo arcivescovo.
Figlio dello župan (capo patriarcale) serbo Stefano Nemanja, il giovane Rastko si recò nel 1192, appena diciassettenne, al monte Athos, e si fece monaco con il nome di Sava al monastero russo di San Panteleimon, contro il volere dei propri familiari. Tuttavia alcuni anni più tardi fu raggiunto dal padre, che nel frattempo aveva abdicato al trono. Sava è considerato il fondatore del monastero serbo di Hilandar, di cui redasse il typikón. Nel 1204, dopo il saccheggio di Costantinopoli da parte dei crociati latini. Sava abbandonò l'Athos e si stabilì a Studenica, dove fu nominato igumeno del locale monastero. Nel 1219 venne consacrato arcivescovo dei serbi da Manuele, patriarca di Costantinopoli, divenendo così il primate di una nuova chiesa autocefala. Stabilitosi a Žiča, si impegnò profondamente per dare solide basi spirituali e canoniche alla chiesa serba. Si deve a lui, tra l'altro, la revisione della vita liturgica nella sua chiesa, operata grazie alla grande cultura e alle conoscenze che egli aveva maturato nei suoi viaggi nell'oriente bizantino.
Sava morì il 14 gennaio del 1235 a Tarnovo, allora capitale della Bulgaria. I suoi resti mortali, trasportati in Serbia, saranno bruciati dai turchi alla fine del XVI secolo.


TRACCE DI LETTURA

La fedeltà della sua condotta al vangelo fu per tutti i serbi il solo, vero modello ed espressione di vita di fede, oltre che di vita politica e culturale. Come accade per ogni grande uomo che ispiri le generazioni successive a sempre più alti livelli di vita civile ed ecclesiale, così fu anche per Sava. Il suo ideale sollecitò la Serbia, nel XIII e XIV secolo, a divenire uno dei regni più splendidi che il mondo abbia mai conosciuto. La vita religiosa si elevò notevolmente; i monasteri di Serbia erano affollati di monaci che spingevano i connazionali alle più alte vette dell'umiltà e li guidavano a rivelare il tratto che più li faceva e ancor oggi li fa riconoscere: l'ospitalità.
(D. Rogié, Santi della chiesa ortodossa serba)


PREGHIERA

Guida dell'ortodossia
e benedetto maestro di virtù,
purificatore e illuminatore della tua terra,
bellezza dei monaci,
sapientissimo padre Sava:
con l'insegnamento hai illuminato il tuo popolo.
O flauto dello Spirito,
prega Cristo nostro Dio per le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE
Eb 7,26-8,2; Gv 10,9-16


Angela Merici (ca 1474-1540)
testimone

Nel 1540 si spegne, a Brescia, Angela Merici, fondatrice della Compagnia di sant’Orsola. Nata a Desenzano sul Garda intorno al 1474, Angela era rimasta orfana in giovane età. Sin da ragazza provò il desiderio di un’intensa vita di preghiera e di carità, ma non trovava una risposta alla sua ricerca nei monasteri dell’epoca. A vent’anni cominciò a radunare attorno a sé bambine e ragazze povere per dare loro una formazione umana e spirituale, istruirle nel lavoro e nell’assistenza ai malati. Intorno al 1530 si stabilì a Brescia, presso la chiesa di Sant’Afra e qui diede inizio a una Compagnia di donne che si proponeva di riattualizzare l’esperienza delle primitive comunità cristiane. Per quante la seguirono nella sua scelta di vita religiosa scrisse una regola e dei testi spirituali.
La forma di vita religiosa inaugurata da Angela Merici conobbe un grandissima diffusione.


TRACCE DI LETTURA

Sorelle, vi supplico che vogliate tener conto, e aver scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figlie, a una a una; non solamente i loro nomi, ma anche la condizione, la natura, e ogni loro stato ed essere. Il che non vi sarà difficile, se le amerete con viva carità. Infatti, si osserva nelle madri secondo la carne che, se avessero mille figli e figlie, li avrebbero tutti totalmente presenti nell'animo, a uno a uno, perché così opera il vero amore. Anzi, pare che quanti più figli si hanno, tanto più l'amore e l'interessamento crescano a ogni figlio. Le madri spirituali possono e devono far questo in misura maggiore, in quanto l'amore spirituale è senza alcun paragone più potente dell'amore fisico. Sicché, mie cordialissime madri, se amerete queste vostre figlie con viva e viscerale carità, non sarà possibile che non le abbiate tutte particolarmente dipinte nella memoria e nel vostro animo.
(Angela Merici, Secondo legato)


PREGHIERA

O Dio, Padre misericordioso,
che in
sant'Angela Merici
hai dato alla tua chiesa
un modello di carità sapiente e coraggiosa,
per il suo esempio e la sua intercessione
donaci di comprendere e testimoniare
la forza rinnovatrice dell'Evangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.

LETTURE BIBLICHE
1Pi 4,7-11; Mc 9,34-37



LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Angela Merici, vergine (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (ṭūbah/ṭerr):
Giacomo di Nisibi (+ 338), vescovo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Paavo Ruotsalainen (+ 1852), testimone della fede in Finlandia

MARONITI:
Paola di Roma (+ 404), eremita

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione delle reliquie di Giovanni Crisostomo (438)
Sava I, illuminatore e primo arcivescovo dei serbi (Chiesa serba)
Nino, uguale agli apostoli e illuminatrice della Georgia (Chiesa georgiana)

VETEROCATTOLICI:
Gregorio di Nazianzo il teologo, vescovo e dottore della chiesa

28 gennaio

Efrem di Nisibi o il Siro (ca 306-373)
diacono e innografo

Il 9 giugno del 373 muore a Edessa Efrem, diacono della chiesa di Nisibi e innografo tra i più amati nelle chiese di tradizione siriaca.
Efrem era nato attorno al 306 da genitori cristiani, ed era cresciuto nella città di Nisibi sotto la guida spirituale del vescovo Giacomo, che lo volle come interprete delle Scritture nella locale scuola teologica.
Divenuto un «figlio del Patto», cioè uno di quei solitari dediti nelle chiese di Persia all'ascesi, alla preghiera e alla carità nella rinuncia al matrimonio, Efrem crebbe a contatto delle scuole esegetiche ebraiche fiorenti nella sua città. Innamorato della bellezza spirituale, cercò di esprimerla attraverso il genere innico, ritenendolo più adeguato di quello speculativo per narrare i misteri di Dio senza cadere nella sfrontatezza o nella bestemmia. Per produrre i suoi canti, utilizzò in primo luogo quelle che egli stesso definiva le «tre arpe» di Dio: le Scritture ebraiche, il Nuovo Testamento e il libro della natura.
Uomo di grande comunione ecclesiale, mise a disposizione dei vescovi nisibeni, di cui fu diacono, i propri doni spirituali senza risparmiarsi, e fu molto attento al ruolo e alla presenza femminile nella chiesa.
Quando Nisibi cadde in mano persiana nel 363, Efrem fu costretto a fuggire a Edessa, dove avviò una fiorente scuola teologica, che rimase in vita a lungo dopo la sua morte. La sua autorevolezza fu tale che anche le chiese d'occidente lo proclamarono dottore e maestro della fede.


TRACCE DI LETTURA

Signore, fammi tornare ai tuoi insegnamenti:
volevo ritirarmi innanzi ad essi,
ma mi accorsi del mio impoverimento.
L'anima non trae alcun beneficio, infatti,
all'infuori del tempo in cui conversa con te.

Ogni volta che ho meditato su di te,
da te io ho ricevuto un autentico tesoro;
quale che fosse il tuo aspetto contemplato,
un fiume sgorgava dal tuo seno:
non vi era modo per me di contenerlo.

La tua fontana, Signore, è nascosta
agli occhi di colui che di te non è assetato;
il tuo tesoro vuoto appare
a colui che ti respinge.
Amore è il tesoro delle tue riserve celesti.
(Efrem, Inni sulla fede 32,1-3)


PREGHIERA

Dona, o Padre, alla comunità dei credenti
la sapienza del tuo santo Spirito che ispirò sant'Efrem,
diacono e cantore della tua gloria,
a celebrare con inni mirabili i tuoi divini misteri.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Col 3,12-17; Gv 19,25-27


Tommaso d'Aquino (1224/1225-1274)
presbitero

Nel 1274, mentre si sta recando al concilio di Lione, muore nei pressi dell'abbazia di Fossanova Tommaso d'Aquino, frate domenicano.
Nato nei pressi di Aquino, vicino a Napoli, Tommaso entrò a circa diciotto anni nell'Ordine dei predicatori. Discepolo di Alberto Magno a Colonia e a Parigi, egli insegnò in queste città e poi a Roma, Bologna e Napoli. Tommaso fu autore di una considerevolissima opera teologica, che lasciò incompiuta, e fu con Bonaventura il più grande pensatore cristiano d'occidente del XIII secolo.
La sua originalità sta soprattutto nel modo in cui seppe esprimere la fede della chiesa nella cultura del suo tempo, specie per ciò che concerne la teologia della creazione e della libertà dell'uomo, partendo dalla Scrittura e dai padri della chiesa, e accogliendo la riscoperta del pensiero aristotelico che si era attuata a quei tempi.
Umile e sapiente, egli seppe unire uno spirito speculativo alla prudenza di uno spirito pratico, il dominio di un temperamento violento alla tenera devozione per Cristo crocifisso e al dialogo continuo con Dio.
Tommaso fu proclamato dottore della chiesa da papa Pio V nel 1567, e la sua teologia ebbe un ruolo di primissimo piano nei secoli successivi, soprattutto al concilio di Trento, dove alla sua Somma teologica fu accordato un onore senza precedenti nella storia della chiesa d'Occidente.


TRACCE DI LETTURA

L'insegnamento cristiano fa uso anche della ragione umana, non però per dimostrare la fede - in tal modo si disconoscerebbe il merito proprio della fede -, ma per chiarire alcuni punti che si tramandano nell'insegnamento stesso. Poiché infatti la grazia non distrugge la natura, ma anzi la porta a compimento, è bene che la ragione si ponga al servizio della fede, allo stesso modo in cui l'inclinazione naturale della volontà asseconda la carità. Per questo l'Apostolo afferma: «Rendete ogni intelligenza soggetta all'obbedienza di Cristo».
(Tommaso d'Aquino, Somma teologica I, q.1, a.8)


PREGHIERA

Dio eterno,
che hai arricchito la tua chiesa
con l'insegnamento e la santità
del tuo servo Tommaso d'Aquino:
concedi a tutti coloro che ti cercano
una mente umile e un cuore puro,
perché possano riconoscere
il tuo Figlio Gesù Cristo
come la via, la verità e la vita.
Egli vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Sap 7,7-10.15-16; 1Cor 2,9-16; Gv 16,12-15


Amalie (Augustine) von Lasaulx (1815-1872)
religiosa

Nel 1872 muore a Vallendar, in Germania, Amalie von Lasaulx, passata alla storia con il nome religioso di suor Augustine.
Amalie era nata il 19 ottobre 1815 a Coblenza. Entrata a 25 anni dalle Suore Borromee della Carità a Nancy, suor Augustine si distinse per la sua totale dedizione, come infermiera, nel corso delle guerre tedesco-danese del 1864 e austriaco-tedesca del 1866.
Amata e conosciuta in tutta la Germania per quanto aveva fatto in circostanze tragiche per tutti, Amalie si adoperò per l'edificazione dell'ospedale San Giovanni a Bonn, del quale assunse la direzione come superiora locale delle Suore Borromee. Ma la vita della religiosa mutò drammaticamente con la dolorosa discussione intorno al nuovo dogma dell'infallibilità, proclamato dalla chiesa cattolica nel 1870; per Amalie cominciò un tormento interiore che la condusse a confessare di non riuscire a trovare alcuna giustificazione, né nella Scrittura né nella Tradizione, che avvalorasse il nuovo pronunciamento dogmatico, secondo la formulazione espressa al concilio Vaticano I.
Sospesa da ogni incarico, essa non accettò di ritrattare pubblicamente la propria posizione e morì sola, povera e abbandonata da tutti, ma convinta nella propria coscienza di essere rimasta fedele al vangelo.
Nella chiesa vetero-cattolica è ricordata come confessore della fede.


TRACCE DI LETTURA

Sento molto spesso dire da molti: “Ohimè, come posso salvarmi? Digiunare, non ci riesco, vegliare non so, alla verginità non reggo, ritirarmi in solitudine dal mondo non sopporto: come potrò salvarmi?”. Come? te lo dico io. “Perdona e ti sarà perdonato” (Lc 6,37), condona, e sarà condonato a te. Ecco l'unica, rapida via che porta alla salvezza. Ti mostrerò ora la seconda: quale? “Non giudicate — dice la Scrittura — e non sarete giudicati” (ib.). Ecco l’altra via, senza digiuni, senza veglie, senza fatica. Non giudicare dunque tuo fratello, anche se con i tuoi stessi occhi lo vedi peccare. Uno solo infatti è il giudice e il Signore, “il quale darà a ciascuno a seconda delle sue opere” (Rm 2,6), e uno solo è il giorno del giudizio, nel quale staremo (davanti al giudice), curvati a terra ed esposti al giudizio secondo le nostre opere, e ricevendo la misericordia di Dio. Infatti: “Il Padre non giudica nessuno, ma affida al Figlio ogni giudizio” (Gv 5,22). Colui dunque che giudica prima della parusia è un Anticristo, poiché usurpa il diritto del Cristo. Non giudichiamo allora i fratelli, ve ne prego, per essere noi, degni di ricevere il perdono.
(Anastasio Sinaita, Discorso sulla santa eucaristia)


LE CHIESE RICORDANO....

ANGLICANI:
Tommaso d'Aquino, presbitero, filosofo, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Tommaso d'Aquino, presbitero e dottore della chiesa (calendario romano e ambrosiano)
Tirso (III sec.), martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (19 ṭūbah/ṭerr):
Rinvenimento dei corpi di abba Or, Pisura e di Ambira loro madre (Chiesa copta)
Yāfqeranna Egzi' (+ 1372), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Carlo Magno (+ 814), re e sostenitore del cristianesimo

MARONITI:
Efrem il Siro, confessore

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Efrem il Siro, diacono e monaco
Gabriele di Lesnovo e Procoro di Pčinja (XI sec.), anacoreti
Romilo di Ravanica (+ 1376), monaco (Chiesa serba)
Salome Ugiarmeli e Perozhavar Sivnieli (IV sec.) (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Efrem il Siro

VETEROCATTOLICI:
Agnese (III sec.), vergine e martire

29 gennaio

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (20 ṭūbah/ṭerr):
Procoro (I sec.), uno dei 70 discepoli (Chiesa copta)

LUTERANI:
Theophil Wurm (+ 1953), vescovo nel Württemberg

MARONITI:
Ippolito (III secolo), presbitero e martire
Palladio (IV-V sec.), anacoreta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Traslazione delle reliquie di Ignazio il Teoforo (+ 115 ca), ieromartire
Damasceno di Gabrovo (+ 1771), neomartire (Chiesa serba)

SIRO-ORIENTALI:
Francesco di Sales (+ 1622), vescovo (Chiesa malabarese)

30 gennaio

Gandhi (1869-1948 )
giusto tra le genti

Nel 1948, mentre si sta recando come ogni giorno alla preghiera della sera, viene ucciso con tre colpi di pistola da un giovane indù Mahatma Gandhi, profeta della non violenza e dell'amore universale.
Mohandas Karamchand Gandhi - questo il nome ricevuto alla nascita - era nato a Porbandar, in India, nel 1869, da una famiglia appartenente a una casta tradizionalmente dedita all'agricoltura e al commercio.
Sposatosi in giovanissima età, com'era costume, egli fu inviato a Londra a studiare diritto. Negli anni londinesi, Mohandas scoprì il cristianesimo e ne trasse l'occasione per approfondire la propria fede indù.
Nel 1893, Gandhi divenne avvocato in Sudafrica, a Durban, e agli studi del vangelo e della Bhagavadgita unì la presa di coscienza delle grandi discriminazioni esistenti fra gli uomini.
Rientrato in India nel 1915, diede inizio al satyagraha, metodo di resistenza pacifica fondato sull'ahimsa, la non violenza che sorge dai cuori che cercano con passione la verità e che sono alimentati dal fuoco dell'amore. Dal 1920, Gandhi guiderà il movimento per l'indipendenza dell'India, cercando l'unità tra indù e sikh, cristiani e musulmani.
Più volte arrestato, osteggiato in modo crescente dai suoi stessi correligionari, Gandhi spese il resto dei suoi giorni a riconciliare la popolazione dell'India, con la sola forza delle sue lunghe marce a piedi nudi, accompagnate da digiuni rituali.
Nel 1947 venne proclamata l'indipendenza dell'India, ma la situazione interna precipitò. Il Mahatma, la «grande anima», come era ormai chiamato Gandhi, venne ucciso perché il suo progetto di amore universale per alcuni non era tollerabile. Prima di cadere dolcemente a terra, ferito a morte, egli pronunciò un'unica parola: «Rama», invocando il nome di Dio, perché perdonasse il suo uccisore.


TRACCE DI LETTURA

La dottrina del satyagraha non è nuova; essa non è che un'estensione della regola della vita domestica alla vita politica. Le dispute e le controversie di famiglia vengono generalmente regolate secondo la legge dell'amore. Il membro cui è stato fatto un torto ha tanta affettuosa attenzione per gli altri membri da sopportare tale torto, senza vendicarsi e irritarsi contro coloro che l'hanno offeso. E poiché reprimere la propria collera e soffrire volontariamente sono sforzi difficili, egli non eleva a dignità di princìpi ciò che reputa bagatelle, ma in tutto quello che non è essenziale è sempre pronto ad accordarsi con il resto della famiglia, e riesce così ad assicurarsi il massimo della pace per se stesso senza turbare quella degli altri. Così, sia che egli resista sia che ceda, la sua azione è sempre calcolata in modo da promuovere la comune felicità della famiglia. È questa legge d'amore che, prima di ogni altra, silenziosamente ma sicuramente, governa la famiglia da un capo all'altro del mondo civile.
Anche le nazioni non possono essere civili se non nella misura in cui obbediscono a tale legge.
Questa legge d'amore altro non è che una legge di verità. Senza verità non c'è amore.
(Gandhi, Relazione del 1919 al Congresso indiano)


PREGHIERA

Guidami tu, luce gentile,
attraverso il buio che mi circonda,
sii tu a condurmi!
La notte è oscura e sono lontano da casa,
sii tu a condurmi!
Sostieni i miei piedi vacillanti:
io non chiedo di vedere ciò che mi attende all'orizzonte,
un passo solo mi sarà sufficiente.
Non sono mai stato in questo stato,
né ho pregato che fossi tu a condurmi.
Amavo scegliere e scrutare il mio cammino;
ma ora sii tu a condurmi!
Amavo il giorno abbagliante e, malgrado la paura,
il mio cuore era schiavo dell'orgoglio:
non ricordare gli anni ormai passati.
Così a lungo la tua forza mi ha benedetto, e certo
mi condurrà ancora,
landa dopo landa, palude dopo palude,
oltre rupi e torrenti, finché la notte scemerà;
e con l'apparire del mattino
rivedrò il sorriso di quei volti angelici
che da tanto tempo amo e per poco avevo perduto.
(J. H. Newman, Guidami tu, luce gentile)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Carlo (+ 649), re d'Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia, martire

COPTI ED ETIOPICI (21 ṭūbah/ṭerr):
Morte/Dormizione della vergine Madre di Dio (Chiesa copto-ortodossa ed etiopica)
Consacrazione della prima chiesa dedicata alla Vergine (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Xaver Marnitz (+ 1919), testimone fino al sangue in Lettonia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Ippolito (III secolo), presbitero di Roma, ieromartire
Sinassi dei tre santi Gerarchi (Basilio il Grande, Gregorio il Teologo e Giovanni Crisostomo)