4 febbraio

I 49 anziani di Scete (+ 444)
monaci e martiri

La chiesa copta fa oggi memoria dei quarantanove martiri di Scete.
I monaci copti erano spesso vittime nei primi secoli della chiesa di incursioni di berberi provenienti dal deserto. Per questo motivo nelle comunità semianacoretiche più consistenti si iniziò presto a costruire dei rifugi nei quali all'arrivo dei predatori era possibile ritirarsi e rimanere al riparo per diverse settimane. Sotto l'imperatore Giustiniano (VI sec.), tutti i grandi monasteri furono dotati di veri e propri torrioni raggiungibili mediante un ponte levatoio.
Non si sa con certezza se nel V secolo a San Macario vi fosse un'analoga forma di difesa; la tradizione, tuttavia, racconta che all'arrivo dell'ennesima incursione berbera, quarantanove monaci decisero di testimoniare volontariamente la loro fedeltà a Cristo fino all'effusione del sangue, e non cercarono di sfuggire alla morte violenta. Essi avevano viva coscienza, infatti, di essere già morti con Cristo, di essere divenuti "martiri" con la loro professione monastica.
Nel luogo dove vennero sepolti sorse una chiesa, detta appunto dei quarantanove martiri di Scete, molto cara a tutti i monaci copti perché ricorda la comunione di preghiera che nella chiesa esiste sempre fra i santi del cielo e quelli della terra.


TRACCE DI LETTURA

Il legame tra vita cristiana quotidiana, monachesimo e martirio è davvero inscritto già nel battesimo, in quella vocazione primaria che implica ogni successivo cammino del cristiano, in quell'ingresso nella morte e resurrezione di Cristo che solo definisce l'identità del cristiano: verità, questa, sovente dimenticata nei lunghi secoli della «cristianità», nei quali era la società, la civiltà cristiana a determinare «per nascita» le appartenenze e a fornire i criteri di identità.

(Enzo Bianchi, Più forti dell'odio)


PREGHIERA

Le corone del martirio
non sono di questo mondo,
ma sono state date loro
dal Salvatore con gloria e onore.
Come disse David nel salmo:
«Di gloria e onore li hai coronati».
Pregate il Signore per noi,
o cori tutti dei martiri,
che patiste per amore di Cristo,
affinché ci rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE
Eb 12,3-14; 1P 4,12-19; At 8,3-13; Mt 4,23-5,16


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Gilberto di Sempringham (+ 1189), fondatore dell'Ordine gilbertino

COPTI ED ETIOPICI (26 tubah/terr):
I 49 anziani di Scete, martiri
Anastasia di Scete (VI sec.), monaca (Chiesa copta)

LUTERANI:
Rabano Mauro (+ 856), erudito e vescovo di Magonza

MARONITI:
Isidoro di Pelusio (IV sec.), monaco

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Isidoro di Pelusio, monaco

SIRO-ORIENTALI:
Giovanni de Britto (+ 1693), missionario e martire (Chiesa malabarese)

VETEROCATTOLICI:
Oscar (Ansgario) (+ 865), vescovo ed evangelizzatore

5 febbraio

Philipp Jakob Spener (1635-1705)
pastore luterano

Nel 1705 si spegne a Berlino Philipp Jakob Spener, predicatore luterano e promotore del pietismo in terra di Germania.
Nativo dell'Alsazia superiore, nei pressi di Colmar, Spener era stato avviato fin da giovane alla carriera ecclesiastica. All'educazione ricevuta dai genitori, ispirata come spesso accadeva allora nel luteranesimo tedesco all'opera di Johann Arndt, Philipp Jakob aggiunse una solida formazione teologica conseguita all'università di Strasburgo, dove approfondì la conoscenza degli scritti di Lutero.
Nel 1664 egli sposò Susanna Erhardt, dalla quale avrebbe avuto in seguito undici figli, e conseguì il titolo di dottore. Ma alla carriera accademica preferì sempre l'attività di predicatore.
Convinto del profondo bisogno di riforma anche della chiesa luterana, Spener promosse la formazione di piccole comunità di preghiera e scrisse i Pia desideria, che costituiranno una sorta di manifesto del pietismo tedesco.
Alla necessità di una più intensa vita di preghiera e di comunione, egli seppe aggiungere nei suoi scritti un forte orientamento pratico, che farà di lui e dei suoi seguaci dei testimoni profondamente influenti sui costumi dei cristiani tedeschi.
Ormai conosciuto in tutta la Germania, Spener divenne prima predicatore alla corte del duca di Sassonia, per poi essere nominato preposito della Nikolaikirche di Berlino e membro del concistoro della chiesa luterana. Nonostante i molti apprezzamenti ricevuti, tuttavia non risparmiò mai a nessuno, neppure ai suoi patroni, come il duca di Sassonia, critiche anche dure fondate sul vangelo e sul primato della fede nella vita di chi si proclama cristiano.


TRACCE DI LETTURA

Tutto il nostro cristianesimo consiste nell'uomo interiore o nuovo, la cui anima è la fede e i cui frutti sono i frutti della vita; questa ritengo sia la questione principale: che le prediche che facciamo siano in generale dirette a questo scopo.
Da una parte esse dovrebbero mirare a mostrare come i preziosi benefici divini si indirizzino all'uomo interiore, in modo che così la fede e in essa quest'uomo interiore vengano sempre più rafforzati.
Ma dall'altra parte dovrebbero mirare a promuovere le opere, in modo che non siamo affatto contenti di condurre le persone esclusivamente all'abbandono dei vizi e all'esercizio delle virtù esteriori, e quindi ad avere a che fare soltanto con l'uomo esteriore, cosa che può fare anche l'etica pagana. Dobbiamo piuttosto porre il fondamento proprio nel cuore, mostrare che è pura ipocrisia ciò che non procede da questo fondamento, e abituare le persone a lavorare prima di tutto a questa interiorità, a risvegliare in sé l'amore di Dio e del prossimo attraverso mezzi adeguati, e a operare poi in base ad esso.
(P. J. Spener, Pia desideria)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Agata (+ 251), vergine e martire

COPTI ED ETIOPICI (27 ṭūbah/ṭerr):
Febammone (III-IV sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)
Ascensione di Enoch, profeta (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Philipp Jakob Spener, teologo in Francia e a Berlino

MARONITI:
Agata (+ 251), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Agata di Catania, vergine e martire (+ 251)
Sinassi dei santi di Kostroma (Chiesa russa)
Anatolio di Odessa (+ 1938), vescovo e martire (Chiesa ucraina)

VETEROCATTOLICI:
Agata (+ 251), vergine e martire

6 febbraio

Barsanufio e Giovanni di Gaza (VI sec.)
monaci

Le chiese ortodosse ricordano oggi Barsanufio il Grande e Giovanni il Profeta, monaci vissuti nel VI secolo nel deserto di Gaza.
Barsanufio, d’origine egiziana, recatosi nella regione di Gaza, si costruì una cella presso il monastero guidato da abba Serido; dopo alcuni anni la cedette a Giovanni il Profeta, per ritirarsi in un’altra dove visse nella totale reclusione fino alla morte.
Anche Giovanni visse da recluso. I due monaci, attraverso la lotta interiore sostenuta dalla preghiera incessante, divennero uomini di comunione con Dio e con gli uomini. La fama della loro santità attirò molti; Barsanufio e Giovanni rispondevano alle richieste fatte loro pervenire attraverso lettere, che confluirono in una raccolta, preziosissimo tesoro di insegnamenti sulla vita spirituale.
Non sempre è possibile distinguere le lettere di risposta scritte da Barsanufio da quelle redatte da Giovanni il Profeta ma, come essi stessi dicevano, “il Dio di Barsanufio e di Giovanni è lo stesso” (Lettera 224). Il cammino di questi due reclusi ci mostra come chi lotta per trovare la pace nelle profondità del suo cuore giunge alla comunione con tutte le creature.


TRACCE DI LETTURA

Domandò uno dei padri al grande anziano: «Ti prego, padre, dimmi come si acquista l'umiltà».
Rispose Barsanufio: «Come acquistare l'umiltà perfetta, lo ha insegnato il Signore dicendo: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime" (Mt 11,23); se vuoi dunque acquistare il perfetto riposo, impara cosa egli ha sopportato e sopporta, recidi in tutto la tua volontà, poiché egli ha detto: "Sono disceso dal cielo a fare non la mia volontà, ma la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Gv 6,38). Questa è l'umiltà perfetta: il portare ingiurie e insulti e tutto quello che patì il nostro maestro Gesù».
(Barsanufio e Giovanni, Lettera 150)


PREGHIERA

Nello specchio dei vostri cuori puri
furono rivelati i segreti degli uomini
e i disegni di Dio.
Splendenti erano i raggi della grazia
che emanavano da voi
disperdendo le ombre del peccato
dalle anime degli uomini.
O Barsanufio e Giovanni,
luminari di discernimento,
supplicate per noi tutti il Signore.


Paolo Miki e compagni (+ 1597)
martiri

Nel febbraio del 1597 muoiono crocifissi su di una collina nei pressi di Nagasaki il gesuita giapponese Paolo Miki e 26 compagni cristiani.
Il cristianesimo era giunto in Giappone da alcuni decenni grazie all'azione missionaria di Francesco Saverio. In breve tempo era sorta, per opera di francescani e gesuiti, una piccola ma dinamica chiesa locale. Ma l'arrivo di forze straniere in Giappone, poco gradito fin dagli inizi, cominciò a essere considerato intollerabile dallo shogun (capo militare supremo) Taikosama, il quale cercava di ricomporre l'unità del proprio paese contro i piccoli signori locali, appellandosi a un'ideologia nazionalista.
La situazione precipitò quando nel 1587 i missionari vennero espulsi e il cristianesimo proibito. La chiesa fu costretta a proseguire la sua vita nella clandestinità.
Nel 1597 scoppiò una vera e propria persecuzione. Paolo Miki, primo gesuita giapponese e appassionato predicatore, venne arrestato assieme ai suoi compagni. Li si sarebbe voluti portare in giro per i paesi per intimorire la popolazione, ma ovunque venivano condotti essi annunciavano il vangelo e rispondevano con canti di lode ai supplizi ai quali erano sottoposti. Paolo Miki, dopo aver espresso il suo perdono ai carnefici, andò incontro alla morte cantando: «Nelle tue mani, Signore, raccomando il mio spirito» (Lc 23,46).
Nel ricordare i primi martiri del Giappone, ogni cristiano in questo giorno è invitato a ricordare davanti al Signore tutte le chiese in quella terra, da sempre nella difficile condizione di chi non è che un'esigua minoranza, un piccolo gregge.


TRACCE DI LETTURA

Mentre si stavano avvicinando i pagani per uccidere i cristiani su ordine del re, uno dei padri della casa di Nagasaki domandò a un ragazzo quindicenne: «Che cosa risponderai quando ti domanderanno se sei stato battezzato?». «Risponderò loro», disse il ragazzo, «che sono un cristiano». «E se per questo motivo minacciano di ucciderti, che cosa farai?». «Mi preparerò a morire». «Ma come?», domandò il padre. Il ragazzo, con ammirevole forza d'animo e mescolando parole e lacrime, rispose: «Fino all'ultimo momento implorerò la misericordia di Dio»
(dagli Acta sanctorum Februarii )


PREGHIERA

O Dio, forza dei martiri,
che hai chiamato alla gloria eterna
san Paolo Miki e i suoi compagni
attraverso il martirio della croce,
concedi anche a noi per la loro intercessione
di testimoniare durante la vita e al momento della morte
la fede del nostro battesimo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Gal 2,19-20; Mt 28,16-20


Ksenija di San Pietroburgo (ca 1720-1803)

folle per Cristo

Oggi la Chiesa ortodossa russa ricorda Ksenija di San Pietroburgo, folle per Cristo.
Ksenija Grigorievna Petrova era sposata con un ufficiale dell'esercito imperiale. La morte del marito, quando Ksenija aveva soltanto ventisei anni, le fece mettere radicalmente in discussione la vita mondana a cui era abituata. La sua ricerca di una vita povera e umile dietro al Signore Gesù Cristo, la condusse ad assumere atteggiamenti provocatoriamente bizzarri, per cercare di ridestare una chiesa assopita e venuta a patti con il mondo.
Fu riconosciuta come "folle per Cristo", secondo una modalità di testimonianza evangelica molto cara alla spiritualità ortodossa e a quella russa in particolare.
Vestita con gli abiti via via più consunti del marito, Ksenija nascose per quarantacinque anni la sua totale dedizione ai poveri della città sotto le spoglie dell'accattona.
Morì probabilmente nel 1803, ed è a tutt'oggi una delle figure di santità più care al popolo russo.


PREGHIERA
Per aver scelto la povertà di Cristo,
tu gusti ora il suo eterno banchetto;
avendo combattuto la follia del mondo
con la tua finta pazzia,
attraverso l'umiliazione della croce
hai ricevuto la forza di Dio.
O beata Ksenija,
che hai avuto il dono dei miracoli
per soccorrere i fratelli,
prega Cristo Dio di liberarci da ogni male
attraverso la conversione e la penitenza.


LETTURE BIBLICHE
Gal 3,23-4,3; Mt 25,1-13


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
I martiri del Giappone (+ 1597)

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Paolo Miki e compagni, martiri (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (28 ṭūbah/ṭerr):
La moltiplicazione dei pani
Kāw di al-Fayyūm (III-IV sec.), martire (Chiesa copto-ortodossa)
Apollonia (+ 249), vergine di Alessandria (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Amando (+ 679 ca), missionario e vescovo nelle Fiandre

MARONITI:
Proclo (I sec.), discepolo dell'apostolo Giovanni, martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Bucolo (I sec.), vescovo di Smirne
Fozio il Confessore (+ 891), patriarca di Costantinopoli, uguale agli apostoli
Ksenija di San Pietroburgo, folle per Cristo (Chiesa russa)

SIRO-ORIENTALI:
Tito, apostolo (Chiesa malabarese)

7 febbraio

Neomartiri e confessori della Russia e dell'Ucraina (XX sec.)

Il 25 gennaio (7 febbraio secondo il calendario gregoriano) del 1918, viene ucciso dai rivoluzionari bolscevichi Vladimir, metropolita di Kiev e di Halyč. Raggiunto nella Lavra delle Grotte di Kiev, Vladimir fu sommariamente processato e condannato a morte. Morì benedicendo i suoi uccisori.
Con la sua tragica fine, divenne ormai evidente l'inconciliabilità tra gli ideologi della Rivoluzione d'ottobre e l'ala più radicalmente evangelica dei cristiani in terra russa.
In realtà già nel 1905, con l'assassinio dei presbiteri Vladimir Troepolskij e Costantino Chitrov da parte dei primi rivoluzionari, si era profilata una nuova stagione di testimonianza fino al sangue per i cristiani russi.
Nel 1910 venne poi assassinato a Tbilisi l'arcivescovo Nicon, esarca della Georgia.
Allo scoppio della Rivoluzione d'ottobre fu ucciso l'arciprete Kočurov. Nel 1918 nella sola città di Voronež furono martirizzati centosessanta presbiteri, compreso l'arcivescovo Tichon, impiccato alla porta della cattedrale.
Il numero di martiri cristiani sotto il dominio sovietico fu incalcolabile, come impressionante fu il numero globale di vittime del regime: quasi venti milioni di persone persero la vita, a volte dopo anni di esilio e di tormenti.
Nella chiesa, a fasi alterne, furono soprattutto i vescovi, i preti e i monaci a essere perseguitati, torturati e uccisi.
Nonostante le dure persecuzioni, il cristianesimo in Russia è sopravvissuto, a riprova che davvero il sangue dei martiri è il suo seme più fecondo. La memoria odierna, dapprima celebrata soltanto dalla Chiesa russa in esilio, è oggi patrimonio comune di tutti gli ortodossi russi e ucraini.


TRACCE DI LETTURA

O Signore,
dona la tua benedizione,
affinché noi tutti, tuoi servi deboli e peccatori,
spossati sulla via, possiamo,
ciascuno sul cammino della propria vita,
cantarti, nonostante tutto,
di fronte ai nostri fratelli
che si sono rivoltati contro di te.
A te, nostro Dio, sale
un immenso canto di lode
e di azione di grazie.
Ora ti preghiamo:
concedi ai cristiani di restare in pace, senza timore, nella tua volontà.
Perdonaci e benedici noi tutti,
i ladroni e i samaritani, i bambini,
quelli che cadono lungo la via,
i preti che passano senza fermarsi.
Tutti sono il nostro prossimo:
i carnefici e le vittime,
quelli che maledicono e quelli che sono maledetti,
quelli che ti combattono crudelmente
e quelli che si prostrano davanti al tuo amore.
Accoglici tutti in te,
Padre santo e giusto.
(Preghiera anonima recitata durante le persecuzioni krusceviane )


PREGHIERA
Sei stato per il tuo gregge un'immagine della misericordia,
della protezione e della difesa di Cristo,
o padre e vescovo Vladimir.
Accettando da uomo mite la sofferenza,
hai benedetto e perdonato
gli uomini malvagi venuti a ucciderti.
Intercedi presso Cristo nostro Dio
affinché ci conceda uno spirito di pace
e la sua grande tenerezza.


LETTURE BIBLICHE
Eb 13,7-16; Lc 12,32-40


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Perpetua e Felicita (+ 203 ca), martiri (calendario ambrosiano)
Dorotea (IV sec.), vergine e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (29 ṭūbah/ṭerr):
Xenia di Milasa (V sec.), monaca (Chiesa copta)
Gabra Nāzrāwi (XIV-XV sec.), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Adolf Stöcker (+ 1909), predicatore di corte a Berlino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Partenio (IV sec.), vescovo di Lampsaco
Luca del Monte Stirion (+ 946 ca), monaco
Neomartiri della Russia (XX sec.) (Chiesa russa)
Gabriele Kikodze (+ 1896), vescovo (Chiesa georgiana)

8 febbraio

In questo giorno la chiesa siro-occidentale fa memoria di Severo, monaco e patriarca di Antiochia nel VI secolo, ricordato anche dalla Chiesa copta il 14 di amšīr e il 2 di bābah.
Severo originario di Sozopoli, in Pisidia, dopo gli studi, compiuti ad Alessandria e a Berito (l'odierna Beirut), si ritirò in un monastero nei pressi di Gaza, attratto dal radicalismo evangelico dei monaci palestinesi.
Formatosi in ambienti fedeli alla teologia di Cirillo di Alessandria e ostili sia alla filosofia greca che alle affermazioni del concilio di Calcedonia, Severo dedicò gran parte della sua vita a difendere, basandosi sulle Scritture e sugli insegnamenti dei padri, le cosiddette posizioni «miafisite moderate».
Dopo un soggiorno a Costantinopoli, Severo fu consacrato nel 512 patriarca di Antiochia. Negli anni del suo ministero pastorale antiocheno egli trasmise ai suoi fedeli, attraverso omelie che sono ritenute tra le più belle dell'antichità, un profondo desiderio di conoscenza del Cristo e di comunione con Dio.
A più riprese egli cercò anche di dare un valido contributo alla comprensione tra le diverse fazioni teologiche in cui ormai la chiesa d'oriente si era divisa, ma per il continuo mutamento delle politiche imperiali fu costretto a desistere.
Dopo un ultimo viaggio a Costantinopoli, si ritirò in Egitto, dove morì a Chois l'8 febbraio del 538, conscio di avere fatto quanto era nelle sue possibilità perché fosse la carità ad avere l'ultima parola nella vita della chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Fratelli, domani partiamo verso le sante chiese delle campagne e verso i santi monasteri di coloro che si consacrano alla vita solitaria. Infatti la legge vuole che colui che in ogni epoca occupa questa sede apostolica lasci la città e visiti il gregge della diocesi.
Ma voi, come pensate che mi sosterrò quando per un po' di tempo sarò dissociato dalla comunione con voi, amici di Dio? Ad ogni modo, in mia assenza, andate in chiesa con perseveranza e assiduità, e lì, alzando le vostre mani, chiedete a Dio che vi guidi in ogni opera buona e vi aiuti. Fortificatevi nella fede e nella purezza della carne, facendo il segno della croce sulla vostra fronte e rivestendovi della forza dei santi misteri come di una corazza. Per la misericordia abbondante verso i bisognosi sarete degni della misericordia che viene dall'alto. E anche noi, lontani da voi, vi aiuteremo, chiedendo a quegli uomini che hanno lasciato il mondo e si sono uniti a Dio, che facciano salire per voi preghiere pure.
(Severo di Antiochia, Omelia cattedrale 55)


PREGHIERA

Pastore fermo, lampada luminosa,
proclamatore dell'ortodossia è il patriarca Severo,
maestro del gregge di Cristo.
Ogni ginocchio si piega dinanzi al Signore,
ogni lingua lo benedice;
la gloria di Dio si dilata,
riempie il volto dell'universo.
Chiedi al Signore per noi,
o maestro dell'ortodossia,
che ci rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE
2Tim 3,10-4,22; 1P 5,1-14; At 20,17-38; Gv 10,1-16


Il Martirologio Romano ricorda oggi Stefano di Muret, eremita e testimone della semplicità e del radicalismo evangelici.
Tutto ciò che sappiamo dei primi trent'anni della sua vita lo dobbiamo al suo biografo Stefano di Liciac. Secondo quest'ultimo, Stefano di Muret, nativo dell'Alvernia, si era recato nell'Italia meridionale a seguito del padre quando era ancora dodicenne. Fu probabilmente in tale occasione che venne a contatto con gruppi eremitici nei pressi di Benevento, rimanendo fortemente affascinato dal loro genere di vita.
Giunto attorno al 1076 ad Ambazac, sulla collina di Muret, nella regione di Limoges, Stefano si ritirò nella solitudine, e a poco a poco si raggrupparono attorno a lui altri amanti della quiete. In pochi anni, il bosco di Muret si riempì di piccole capanne, che diventarono in seguito un monastero d'impronta classica. Qui Stefano fu semplicemente un testimone fedele e autentico del vangelo. A Muret egli accolse ogni giorno pellegrini, viandanti, visitatori di ogni specie, con misericordia e amore per tutti; ma accolse soprattutto i poveri, riconoscendo in essi la visita di Cristo, e i peccatori, verso i quali mostrò la forza della misericordia, infinitamente più grande della forza del peccato.
Stefano morì l'8 febbraio 1124, senza lasciare nulla di scritto. Ma a partire dai suoi insegnamenti orali i suoi discepoli redassero in seguito un'opera spirituale e una Regola.
Alla sua morte, i suoi compagni furono costretti a lasciare Muret per Grandmont, dove diedero vita all'Ordine di Grandmont, ispirato alla testimonianza di Stefano, che influenzò in modo significativo la rinascita spirituale del XII secolo.


TRACCE DI LETTURA

Questo era il pensiero del nostro padre Stefano: «Il peccatore che viene da noi, se sente parole crudeli penserà che Dio è crudele e si attaccherà ancor più alla sua iniquità. Darà invece ascolto più facilmente a chi gli annunzia la salvezza dell'anima sua se prima avrà ricevuto quel che gli è necessario per il corpo. Se quindi vanno serviti loro dei beni spirituali perché si liberino dal loro errore, molto più vanno dati loro dei beni temporali perché servano Cristo». E così si rivolgeva ai peccatori, annunciando l'amore di Dio: «Fratello mio, non aver paura. Tu non puoi vincere Dio al punto da aver più potere tu nel peccare che lui nel perdonare. I tuoi peccati sono piccoli nel momento in cui ti converti a Dio».
(Stefano di Muret, L'Evangelo e nient'altro)


PREGHIERA

O Dio,
che hai condotto
il beato Stefano alla solitudine
per renderlo padre in Cristo
di molti figli spirituali
e per mostrare loro
con la parola e con l'esempio
la via che conduce alla patria celeste,
accorda a noi che su questa terra
abbiamo gustato il pane del cielo
di conoscere la via che porta a te,
per poter giungere al riposo senza fine.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Is 35,1-10; Mt 19,27-30


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Girolamo Emiliani (+ 1537) (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (30 ṭūbah/ṭerr):
Sofia, Pistis, Elpis e Agape di Tessalonica (II sec.), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Georg Wagner (+ 1527), testimone fino al sangue in Austria

MARONITI:
Zaccaria (VI-V sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Teodoro lo Stratilata (+ 319), megalomartire
Zaccaria, profeta

SIRO-OCCIDENTALI:
Severo, patriarca di Antiochia, corona dei Siriani