24 maggio

Vincenzo di Lérins (V sec.)
monaco

Il Martirologio Romano ricorda oggi Vincenzo di lérins, monaco vissuto durante il V secolo nel sud della Francia.
Vincenzo era nato probabilmente nell'odierna cittadina belga di Toul, in una famiglia agiata e importante. Egli poté dunque ricevere un'approfondita formazione letteraria e teologica. Tuttavia, come egli stesso ammetterà, esitò a lungo prima di assumere seriamente le esigenze e le ricchezze di una vita vissuta secondo il vangelo. A un certo punto, forse spinto dalle invasioni barbariche che in quegli anni suggerirono a parecchi membri dell'aristocrazia di emigrare verso il sud della Gallia, Vincenzo iniziò una vita solitaria a Lérins. La sua notevole cultura, applicata alla lettura delle Scritture e delle opere dei padri, gli consentì di acquisire un forte sensus fidei. Stimato come educatore e trasmettitore della fede, Vincenzo scrisse prima di morire la sua opera principale, l'unica a noi pervenuta, il Commonitorium. In esso, sotto forma di appunti stilati per soccorrere la memoria, Vincenzo afferma come soltanto la Scrittura possa offrire un canone, una misura della fede. Accanto ad essa, tuttavia, egli ricorda come soltanto ciò che è stato creduto da sempre, da tutti e dappertutto, appartenga in modo certo al deposito della fede.
L'insegnamento vincenziano, pur con tutti i suoi limiti, avrà una fortuna straordinaria nella storia della teologia, soprattutto in occidente.


TRACCE DI LETTURA

Ogni cristiano che intenda restare integro e incolume in una fede incontaminata, deve, con l'aiuto di Dio, munire la sua fede in una duplice maniera: con l'autorità della legge divina, innanzitutto, e poi con la tradizione della chiesa cattolica. Qualcuno però potrebbe obiettare: poiché il canone delle Scritture è perfetto da solo e più che largamente sufficiente a tutto, che bisogno c'è che gli si aggiunga l'autorità dell'interpretazione della chiesa? Perché la Scrittura, a causa della sua stessa sublimità, non è da tutti intesa in modo identico e universale. Le medesime parole, infatti, sono interpretate differentemente dagli uni e dagli altri. È dunque sommamente necessario, di fronte alle molteplici e aggrovigliate tortuosità dell'errore, che l'interpretazione dei profeti e degli apostoli si faccia a norma del sentire ecclesiale e cattolico. Nella stessa chiesa cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti.

(Vincenzo di Lérins, Commonitorio)


John (+1791) e Charles (+1788) Wesley
presbiteri e innografi

La Chiesa d'Inghilterra ricorda oggi i fratelli John e Charles Wesley, iniziatori nel XVIII secolo del metodismo in terra inglese.
Figlio di un ecclesiastico anglicano, John seguì le orme paterne, ricevendo anch'egli l'ordinazione presbiterale e partendo missionario per la colonia inglese della Georgia. Il fallimento della missione gli fu tuttavia utile per mettere a punto il metodo che adotterà in seguito per la riforma spirituale della chiesa, a cui si dedicherà anima e corpo. A seguito di una forte esperienza religiosa, infatti, che egli stesso più tardi farà risalire al 24 maggio del 1738, John Wesley cominciò le sue missioni itineranti. Egli diede vita a molte piccole comunità di semplici cristiani, desiderosi di vivere radicalmente l'Evangelo a partire dall'ascolto orante delle Scritture e dalla partecipazione alla liturgia; nei cenacoli wesleyani vi fu una forte sottolineatura della dimensione comunitaria e una grande dedizione al servizio dei più poveri. Una spiritualità e una teologia equilibrate sono forse il segreto del successo lungo i secoli e in tutto il mondo che avrà il movimento metodista. A fianco di John vi fu sempre il fratello Charles, che trasformerà l'esperienza dell'amore di Dio vissuta nelle comunità metodiste in un'immensa produzione di inni, tra i più belli e i più biblici della liturgia occidentale. Per tutta la loro vita, John e Charles Wesley desiderarono rimanere fedeli alla Chiesa d'Inghilterra. Alcune loro decisioni, tuttavia, getteranno le basi per la nascita di una nuova entità ecclesiale: le Chiese metodiste.
Charles Wesley morì nel 1788, seguito tre anni più tardi dal fratello John, che morì nel 1791.


TRACCE DI LETTURE

Vieni, o Viaggiatore sconosciuto
che ancora io trattengo, ma non vedo,
i miei compagni all'altra riva mi hanno preceduto
e io sono rimasto solo assieme a te.
Con te io voglio stare tutta notte
e combattere fino all'irrompere del giorno.

Arrenditi a me ora: debole io sono,
ma nel disperare di me stesso io confido:
parla al mio cuore, parole di benedizione,
lasciati vincere dalla mia preghiera urgente,
parla, o mai ti muoverai di qui,
e dimmi se il tuo nome è Amore.

«È Amore, è Amore!», per me sei morto,
sento il tuo sussurro nel mio cuore.
Irrompe il mattino, fugge ogni ombra:
tu sei Puro Amore Universale;
per me, per ogni uomo si commuovono le tue viscere,
la tua natura e il tuo nome, è Amore.

(Charles Wesley, Giacobbe in lotta)


PREGHIERA

Dio di misericordia,
che hai ispirato John e Charles Wesley,
donando loro zelo per il tuo Evangelo,
accorda a tutti i cristiani
la loro franchezza nell'annunciare la tua parola
e un cuore sempre pronto
a gioire e a cantare le tue lodi.
Attraverso Gesù Cristo
tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Ez 2,1-5; Ef 5,15-20; Mc 6,30-34


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
John e Charles Wesley, evangelizzatori, innografi

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Gregorio VII (+ 1085), papa (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (16 bašans/genbot):
Giovanni, evangelista (Chiesa copta)

LUTERANI:
Nikolaus Selnecker (+ 1592), teologo in Sassonia

MARONITI:
Simeone lo Stilita il Giovane (+ 592), monaco

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Simeone lo Stilita il Giovane, monaco
Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi (Chiesa russa)
Nicodemo (+ 1325), arcivescovo dei serbi (Chiesa serba)
Cristoforo il Monaco (+ 1871; Chiesa georgiana)
Alessandro arcivescovo di Char'kov (+ 1940), martire (Chiesa ucraina)

VETEROCATTOLICI:
Vincenzo di Lérins, monaco

25 maggio

Beda il Venerabile (672/673-735)
monaco

Il 27 maggio del 735, dopo aver dettato l'ultima frase della sua traduzione in northumbro del vangelo secondo Giovanni, esala il suo ultimo respiro Beda il Venerabile, monaco dell'abbazia inglese di Jarrow.
Nativo della Northumbria, Beda era stato affidato all'età di sette anni come oblato al monastero di Wearmouth, fondato da Benedetto Biscop. Nella sua vita egli fu anzitutto un monaco totalmente dedito alla ricerca della pace interiore e di quella sapienza che nasce dall'ascolto orante della Parola di Dio.
Beda non si mosse mai al di là della città di York; tuttavia acquisì una tale erudizione da diventare un maestro amato e apprezzato per intere generazioni di monaci.
Egli fu interprete attento delle Scritture, sempre in ascolto dell'esegesi dei padri che lo avevano preceduto e al tempo stesso capace di spunti originali; ma fu anche attento lettore della propria epoca: in terra inglese si andava preparando la rinascita del cristianesimo occidentale, e Beda raccolse una straordinaria documentazione, con la quale redasse la sua Storia ecclesiastica degli Angli, in cui egli mostrava come Dio avesse voluto fare delle genti inglesi un popolo eletto per una particolare missione in occidente.
La sua capacità di compaginare la conoscenza delle fonti della fede e la lettura della storia fecero di Beda un tassello fondamentale per la formazione dell'autocoscienza storica e spirituale di tutto l'occidente.


TRACCE DI LETTURA

I fratelli erano tutti molto tristi e piangevano, specie quando egli disse di non ritenere che essi avrebbero visto il suo volto ancora a lungo in questo mondo. Tuttavia si rallegrarono quando egli disse queste cose: «Se così gradisce il mio Creatore, è giunto per me il momento di abbandonare questo corpo, per fare ritorno a Colui che dal nulla mi ha dato l'esistenza. Ho vissuto a lungo, e il Giudice giusto non mi ha fatto mancare nulla in tutta la mia vita. Il tempo della partenza si avvicina, e io desidero fortemente essere sciolto da questo mondo per essere con Cristo. La mia anima anela alla visione di Cristo, mio re, in tutta la sua bellezza.

(Cuthbert, Lettera sulla morte di Beda)


PREGHIERA

Dio nostro Creatore,
tuo Figlio Gesù Cristo ha dato al tuo servo Beda
la grazia di abbeverarsi con gioia
alla Parola che conduce alla conoscenza di te e al tuo amore:
nella tua bontà
concedi anche a noi di giungere fino a te,
fonte di ogni sapienza,
e di rimanere per sempre alla tua presenza.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Sir 39,1-10; 1Cor 1,18-25; Gv 21,20-25


Gilberto di Hoyland (+ 1172)
monaco

Il Menologio cistercense ricorda in questo giorno Gilberto di Hoyland, abate del monastero inglese di Swineshead.
La maggior parte delle scarse notizie sulla sua vita sono contenute nel Chronicon clarevallense e negli scritti che lo stesso Gilberto ci ha lasciato.
Delle sue origini nulla è certo, mentre è probabile che egli sia stato inviato assieme ad altri cistercensi a Swineshead, fondazione dell'abbazia benedettina di Furness da poco passata alla riforma di Cîteaux, per facilitare l'adattamento della comunità alle nuove consuetudini adottate.
Eletto abate di Swineshead probabilmente attorno al 1147, Gilberto conservò tale carica fino alla morte, ispirandosi nella conduzione della comunità all'esempio dell'amico Aelredo di Rievaulx e al maestro Ruggero di Byland. La fama di Gilberto è legata soprattutto alla coraggiosa decisione di riprendere il Commento al Cantico dei Cantici lasciato interrotto da san Bernardo, che egli continuò restando fedele all'ispirazione spirituale del grande abate di Clairvaux.
Gilberto compose inoltre diversi opuscoli spirituali dedicati alla preghiera che, nel solco della tradizione bernardina, è letta dall'abate di Swineshead come il perseverante esercizio dell'interiorità al fine di passare dalla memoria di Dio alla sua presenza nel cuore del credente.
Gilberto morì nel 1172 nel monastero francese di Larivour, mentre era in viaggio per rinsaldare i legami di carità con gli altri monasteri cistercensi attraverso la partecipazione al capitolo generale dell'Ordine.


TRACCE DI LETTURA

È Cristo a suscitare in te una sete ancor più ardente. È buona, questa sete, ma, come si legge, «possa Colui che è ebbro farsi carico di colui che ha sete»: ebbro, è Colui che è detto pieno di grazia e di verità; ebbro, Colui dalla cui pienezza abbiamo ricevuto ogni cosa; ebbro, e al tempo stesso inebriante, è Colui che versa da bere e si presenta nel contempo come calice. Egli è il vaso e il vino, il vino puro e quello tagliato con l'acqua. Sta scritto infatti: «La Sapienza ha preparato il suo vino» in una coppa.
O calice inebriante, come sei spumeggiante! Sì, davvero spumeggiante: tu irradi verità e inebri di piacere. Infatti, «in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza». Beata miscela, in cui la grazia è mescolata alla verità, il sapere alla sapienza, le realtà umane alle realtà divine!

(Gilberto di Hoyland, Trattati 6,4)


Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607)
monaca

Il 25 maggio del 1607, si spegne dopo una breve agonia Maria Maddalena de' Pazzi, monaca carmelitana e mistica.
Se il santo è una persona che lascia agire in sé la grazia di Dio fino a essere trasfigurato in ogni suo più misterioso recesso del corpo, della mente e dello spirito, i mistici, specie quelli che vissero gli stati mentali più enigmatici ed eclatanti, sono santi nella misura in cui veicolano con le loro vite il messaggio del vangelo. Sicuramente Maria Maddalena de' Pazzi appartiene al novero dei mistici evangelici.
Caterina, questo il suo nome di battesimo, era nata nel 1566 in una celebre famiglia della nobiltà fiorentina. Toccata profondamente fin da bambina dalla grandezza dell'amore di Dio, entrò a sedici anni nel carmelo di Santa Maria degli Angeli, nel quartiere di San Frediano, il più povero di Firenze. Essendosi ammalata gravemente, il 27 maggio del 1584 fu deciso che prendesse i voti, sebbene costretta a letto da dolori lancinanti. Da quel momento inizia la sua vita di «visionaria». Ogni volta che sarà raggiunta dall'amore di Dio, grazie alla lettura delle Scritture o alla partecipazione ai sacramenti, essa entrerà in stati di semincoscienza, durante i quali narrerà alle persone circostanti le inesauribili ricchezze della misericordia divina.
Desiderosa di rimanere nel nascondimento, Maria Maddalena accettò tuttavia per obbedienza che venissero trascritti i suoi dialoghi e anche quelle vere e proprie messe in scena che essa era solita compiere per narrare le visioni ricevute e per coinvolgere le compagne nelle sue estasi d'amore.
Quando terminarono le sue visioni, essa visse stati di profonda sofferenza e turbamento, ma non smise di proclamare con la semplicità della sua vita il primato dell'amore. Negli ultimi anni fu anche maestra delle novizie e vicepriora.


TRACCE DI LETTURA

Saltando fuor del letto, corse verso un altarino che quivi era, e togliendo il suo Crocifisso, lo sconficcò dalla croce e abbracciandolo stretto cominciò a correre in su e in giù per la camera dicendo: «Amore, amore; amore non amato né conosciuto da nessuno». E pigliando la sua compagna per la mano le diceva: «Venite, venite a correre con me, aiutatemi a chiamar l'amore», soggiungendo: «Gridate forte, forte, forte, voi parlate troppo piano, non siete sentita». E correndo di nuovo per la camera, stringendosi al petto il suo Gesù che teneva in mano, andava gridando: «Amore, amore», facendo il più bel riso, con un giubilo che era una consolazione a sentirla.

(Maria Maddalena de' Pazzi, I quaranta giorni)


PREGHIERA

Vieni, o santo Spirito,
unione del Padre,
compiacimento del Verbo.
Tu sei Spirito di verità,
corona dei santi, refrigerio delle anime,
luce delle tenebre, ricchezza dei poveri,
tesoro di chi ama.
Vieni, e consuma in noi
tutto ciò che ci impedisce
di essere consumati in te.


LETTURE BIBLICHE
Ct 8,6-7; Mt 25,1-13


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Beda il Venerabile, monaco a Jarrow, erudito, storico
Aldelmo (+ 709), vescovo di Sherborne

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Dionigi (IV sec.), vescovo (calendario ambrosiano)
Beda il Venerabile, presbitero e dottore della chiesa
Gregorio VII (+ 1085), papa
Maria Maddalena de' Pazzi, vergine (calendario romano)

COPTI ED ETIOPICI (17 bašans/genbot):
Epifanio di Salamina (+ 403), vescovo (Chiesa copta)

LUTERANI:
Beda il Venerabile, dottore della chiesa in Inghilterra

MARONITI:
Bassilla (+ 304), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Terzo ritrovamento della testa del santo e illustre Profeta e Precursore Giovanni il Battista (850)
Glorificazione di Ermogene (+ 1913), patriarca di Mosca (Chiesa russa)

26 maggio

Agostino di Canterbury (+ 604/605)
pastore

Nel 604, dopo aver portato a termine la sua missione in Inghilterra ed essersi assicurato un successore alla sede primaziale, muore Agostino, monaco e primo arcivescovo di Canterbury.
Fino al momento del suo invio da parte di Gregorio Magno, avvenuto nell'anno 596, di lui sappiamo soltanto che era priore del monastero romano di Sant'Andrea al Celio. La missione romana capeggiata da Agostino per evangelizzare il territorio inglese divenne possibile quando il re del Kent Etelberto sposò una principessa franca cristiana. Il papa di Roma Gregorio organizzò allora un primo gruppo di quaranta monaci per condurre l'Inghilterra alla fede in Cristo.
Agostino, non senza qualche esitazione lungo il cammino - per cui venne rimrpoverato da Gregorio -, alla fine obbedì, e gli fu concesso di stabilirsi nella città reale di Canterbury. In essa Agostino e compagni annunciarono il vangelo anzitutto con la testimonianza di una vita fraterna ispirata all'esempio delle comunità apostoliche.
Consacrato arcivescovo di Canterbury e primate della chiesa inglese, Agostino si adoperò, con l'aiuto di Gregorio, per dare basi solide alla comunità ecclesiale, edificando nuove chiese o restaurando le antiche chiese britanniche che erano state abbandonate dopo la prima evangelizzazione di quelle terre.
Alla dolcezza e al rispetto che Agostino mostrò verso i pagani, nella convinzione che l'adesione autentica al vangelo potesse avvenire soltanto nella piena libertà, Agostino non seppe unire un'analoga pazienza verso i problematici gruppi di cristiani già presenti nei territori occidentali dell'Inghilterra. Di conseguenza, pur avendo istituito le diocesi di York, di Londra e di Rochester, egli non riuscì a ottenere la piena unità dei cristiani britannici.
Agostino morì a Canterbury nel 604.


TRACCE DI LETTURA

Appena Agostino e i suoi compagni ebbero messo piede nella sede loro concessa, cominciarono a imitare la vita apostolica della chiesa primitiva: si consacravano a preghiere continue, veglie, digiuni, predicavano le parole di vita a quelli che potevano, disprezzavano tutte le cose di questo mondo come estranee; da quelli ai quali insegnavano prendevano solo quel poco che reputavano necessario al loro sostentamento; essi stessi vivevano seguendo in tutto quei precetti che insegnavano agli altri, con l'animo sempre pronto a sopportare qualsiasi avversità, e anche a morire per la verità che annunciavano.

(Beda il Venerabile, Storia ecclesiastica degli Angli 1,26)


PREGHIERA

Dio onnipotente,
il tuo servo Agostino
fu inviato come apostolo del popolo inglese:
come egli faticò nello Spirito
per predicare il vangelo di Cristo in questa terra,
accorda anche a noi
che ci poniamo in ascolto della buona notizia
di dedicarci totalmente
a far conoscere la tua verità nel mondo.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Is 49,22-25; 1Te 2,2-8; Mt 13,31-33


Filippo Neri (1515-1595)
presbitero

Cattolici e anglicani ricordano oggi Filippo Neri, presbitero e fondatore degli Oratoriani.
Nato nel 1515 a Firenze, Filippo ricevette una prima educazione religiosa frequentando il convento domenicano di San Marco, dove da poco si era conclusa la grande stagione spirituale animata da Girolamo Savonarola.
All'età di diciotto anni, Filippo si recò a Roma, dove dimorerà per tutta la vita. Studente di teologia e di filosofia, egli amava ritirarsi in preghiera presso le catacombe, spostandosi come un pellegrino da una chiesa all'altra della città. Uomo semplice e gioviale, Filippo diede vita dapprima a una fraternità per l'assistenza di ammalati e pellegrini, quindi fu ordinato presbitero e si unì a un gruppo di preti che operavano presso la chiesa di San Girolamo.
Confessore e padre spirituale molto apprezzato, egli custodì la sua passione per la vita di preghiera anche quando si trovò circondato da un nutrito gruppo di giovani discepoli, molti dei quali diverranno a loro volta presbiteri. Nasceva in tal modo la Congregazione dell'Oratorio, così chiamata dal luogo di preghiera e d'incontro in cui troveranno ispirazione le opere di apostolato di Filippo Neri e dei suoi compagni.
Egli morì il 26 maggio del 1595. La sua fama e l'influsso della sua semplicità evangelica si diffonderanno dall'Italia alla Francia all'intera Europa occidentale. Sarà ammirato anche da un personaggio come Johann Wolfgang Goethe, non certo tenero con gli uomini di chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Amate la vita comune, fuggite ogni singolarità, vigilate sulla purezza del vostro cuore: lo Spirito santo dimora nelle anime semplici e candide. E' lui il maestro della preghiera, che ci fa abitare nella vera pace e nella gioia incessante, facendoci pregustare in questo modo il cielo. La gioia rende saldo il cuore e consente di perseverare in una vita buona. Siate gioiosi.

(Agostino Valier, Filippo o Della gioia cristiana)


PREGHIERA

O Dio, che glorifichi i tuoi santi
e li doni alla chiesa come modelli di vita evangelica,
infondi in noi il tuo Spirito
che infiammò mirabilmente il cuore di san Filippo Neri.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Fili 4,4-9; Gv 15,1-8


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Agostino, primo arcivescovo di Canterbury
Giovanni Calvino (+ 1564), riformatore
Filippo Neri, fondatore degli Oratoriani, guida spirituale

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Filippo Neri, presbitero (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (18 bašans/genbot):
Giorgio di Scete (VII sec.), monaco (Chiesa copta)

LUTERANI:
Agostino di Canterbury, evangelizzatore in Inghilterra

MARONITI:
Carpo (I sec.), apostolo
Filippo Neri, presbitero

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Carpo, apostolo

VETEROCATTOLICI:
Agostino di Canterbury, vescovo ed evangelizzatore

27 maggio

Giovanni Calvino (1509-1564)
testimone

Nel 1564 muore all'età di cinquantaquattro anni Giovanni Calvino, riformatore della chiesa di Ginevra.
Calvino era nato a Noyon, in Picardia, nel 1509. Indirizzato a una carriera ecclesiastica, fu inviato a Parigi, ma agli studi teologici preferì quelli di diritto, che portò a termine a Orléans.
Avvicinatosi alle idee della riforma protestante, egli cominciò a scrivere l'Istituzione della religione cristiana, che continuerà a rivedere e perfezionare fino al 1560, sia nella versione latina che in quella francese.
Di passaggio a Ginevra, Calvino fu invitato da Guillaume Farel a collaborare nell'organizzazione della locale chiesa riformata. Egli si dedicò allora anima e corpo all'opera riformatrice, componendo per la chiesa di Ginevra un ordinamento giuridico, liturgico e spirituale, e redigendo un catechismo. Era infatti convinto che soltanto una riforma reale della vita e dei costumi potesse far interiorizzare ai ginevrini il ritorno alla fede delle prime comunità apostoliche che i riformatori si proponevano di attuare.
La teologia di Calvino, scaturita interamente dalle sue predicazioni fondate su un'esegesi della Scrittura letta nella sua totalità, si diffuse rapidamente in tutta l'Europa; egli infatti era riuscito a integrare il fondamentale principio luterano della giustificazione mediante la fede, da un lato con la valorizzazione dell'aspetto visibile della fede e della comunità ecclesiali, dall'altro con una rinnovata attenzione all'azione interiore dello Spirito nel cuore dei credenti.
La tensione sempre viva fra interiorità ed esteriorità consentirà alla riforma calviniana un atteggiamento di sostanziale disponibilità al dialogo con le istituzioni e una certa adattabilità ai diversi contesti culturali in cui la tradizione riformata verrà accolta.


TRACCE DI LETTURA

Poiché la fede ci insegna che tutto il bene di cui abbiamo bisogno e non troviamo in noi stessi, è in Dio e nel suo Figlio, nostro signore Gesù Cristo al quale il Padre ha affidato la pienezza delle sue benedizioni affinché tutti vi attingiamo come da una fonte traboccante, ne deriva che dobbiamo cercare in lui e chiedere a lui con preghiere e orazioni quel che sappiamo esservi.
Per mezzo della preghiera abbiamo dunque accesso alle ricchezze che Dio ci dà. La preghiera è il principale esercizio della fede. Esso ci è necessario anzitutto affinché il nostro cuore sia infiammato dall'ardente desiderio di cercare sempre Dio, di amarlo e di onorarlo. Poi, perché il nostro cuore non sia mosso da alcun desiderio di cui non osiamo subito farlo testimone, come accade invece quando esponiamo davanti ai suoi occhi l'intero nostro sentire e, per così dire, gli apriamo il nostro cuore. Inoltre, perché siamo pronti a ricevere i suoi benefici con vera riconoscenza e con rendimento di grazie, in quanto la preghiera ci ricorda che provengono dalla sua mano. Ancora, perché godiamo con maggior piacere i beni che ci dà, comprendendo che li abbiamo ottenuti con le nostre preghiere. Infine, affinché la sua provvidenza riceva conferma e ratifica nei nostri cuori attraverso quel che di fatto sperimentiamo secondo la nostra limitata capacità.

(Giovanni Calvino, Istituzione della religione cristiana 3,20,3)


Paul Gerhardt (1607-1676)
pastore luterano e innografo

Nel 1676 muore a Lübben, in Germania, il pastore Paul Gerhardt, forse il massimo poeta dell'ortodossia luterana.
Nato nel 1607 a Gräfenhainichen, in Sassonia, Paul compì gli studi di teologia a Wittenberg, dove rimase dieci anni. Divenuto precettore a Berlino, nel 1651 egli fu eletto pastore a Mittenwalde. Tornato a Berlino e nominato diacono alla chiesa di San Nicola, Gerhardt esercitò per un decennio il proprio ministero dedicandosi alla composizione di poesie e inni religiosi.
Nelle sue opere, egli volle unire un fedele ascolto della Scrittura a un'osservanza rigorosa dei principi della fede luterana, e soprattutto a una forte attenzione alle esigenze della devozione popolare. Ispirandosi ai grandi inni medievali e alle opere dei mistici, egli propose una poesia semplice e profonda, capace di toccare l'intimo dei cuori senza incorrere negli eccessi in cui finiranno per scivolare alcuni pietisti tedeschi mossi da analoghe intenzioni. I suoi inni più celebri, musicati da Johann Sebastian Bach, si diffonderanno in tutte le chiese del mondo, ben al di là dei confini confessionali della chiesa luterana tedesca.
Nel 1668, Gerhardt perse il posto di pastore, poiché si rifiutava di sottoscrivere gli editti di tolleranza di Federico Guglielmo di Brandeburgo, dietro ai quali vedeva una negazione della professione di fede di Concordia. Con molta pace, egli si ritirò a Lübben, dove negli ultimi anni della sua vita fu poi reintegrato nel corpo pastorale.


TRACCE DI LETTURA

O capo insanguinato
coperto di piaghe e disonore,
o capo attorcigliato
da una corona di spine,
o capo ormai redento
che irradia ovunque onore,
a te rivolgo il mio saluto,
volto irriso del Signore.

O volto di bellezza
che ogni creatura timorosa
verrà per giudicare,
quanto sei stato sfigurato!
Quanto sei fragile e sfinito!
Tu che irradiasti
una luce incomparabile,
chi ti ha ridotto in questo stato?

(Paul Gerhardt, Inno "O capo insanguinato").


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Agostino di Canterbury (+ 604), vescovo (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (19 bašans/genbot):
Isacco (IV sec.), presbitero delle Celle, monaco (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Giovanni Calvino, riformatore a Ginevra
Paul Gerhardt, poeta a Berlino e in Sassonia

MARONITI:
Giovanni I (+ 526), papa e martire
Teodora e Didimo di Antiochia, martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Elladio (VI sec.), ieromartire
Giulio di Durostoro (III sec.), martire (Chiesa romena)

28 maggio

Andrea il Folle (X sec.?)
testimone

La venerazione di un santo è determinata soprattutto dall'ideale evangelico che attraverso la sua figura viene trasmesso di generazione in generazione. Solo così si può comprendere la straordinaria importanza di Andrea, primo folle per Cristo della chiesa bizantina.
Le notizie storiche su di lui sono contraddittorie, fino a far dubitare della sua esistenza. Egli fu forse originario della Scizia, ed era uno schiavo. Secondo il suo agiografo, un certo Niceforo presbitero di Santa Sofia, fu educato dal suo padrone che lo volle suo segretario. Poi, ancora giovanissimo e in maniera improvvisa, Andrea diede chiari segni di follia. Il padrone lo fece incatenare presso la chiesa di Sant'Anastasia, ma inutilmente: era ormai inziata la vicenda del più amato folle per Cristo di Costantinopoli. Da quel momento, egli vivrà simulando un tale degrado esteriore da far ribrezzo persino agli animali; faceva questo, secondo la tradizione, per poter servire gli uomini nell'umiltà e nel nascondimento.
Visionario, affascinato dal futuro ultimo dell'uomo, Andrea esprime con la vita e con numerosi dialoghi la sua attesa del regno e il giudizio che il compiersi dei tempi profetizzato nelle Scritture proietta sulla storia. Lo accompagna spesso come interlocutore Epifanio, personaggio ben dotato di senno, che diverrà patriarca di Costantinopoli. A differenza del suo predecessore di Emesa, Simeone il Folle, Andrea non simula tanto la follia per smascherare i peccati di quanti incontra, ma dedica piuttosto tutta la sua vita a indicare un mondo invisibile, una sapienza «altra». Forse per questo è molto amato dai monaci bizantini, che gli dedicheranno una miriade di piccole chiese ubicate nei luoghi più impensabili.
Nella chiesa russa la memoria di Andrea è legata alla festa della Protezione della Madre di Dio, da lui profetizzata in una delle sue più celebri visioni.


TRACCE DI LETTURA

Alcuni devoti gli offrivano denaro di loro volontà e non perché egli ne chiedesse. Egli accettava di buon grado, pregando per i donatori. In una giornata poteva ricevere dai venti ai trenta oboli. Ora, Andrea conosceva un nascondiglio dove si radunavano i mendicanti; accostatosi, come per gioco, si sedette in mezzo a loro e cominciò a giocare con gli oboli, perché la sua attività spirituale non fosse riconosciuta. Quando un povero cercò di prenderglieli, gli diede uno schiaffo: allora gli altri, per vendicare il loro compagno, lo presero a bastonate. Simulando la fuga egli gettò via tutti gli oboli. Così, quello che un mendicante riusciva a trovare era suo guadagno.

(Niceforo, Vita di Andrea il Folle)


PREGHIERA

Tu hai scelto la follia per amore di Cristo
e hai mostrato la stoltezza dei sapienti.
Sei stato perseverante
nella tua lotta in questo mondo,
e Cristo ti ha portato in paradiso.
Intercedi presso di lui, o Andrea,
per coloro che onorano la tua memoria.


Martiri cristiani di Romania (XX sec.)

Il 28 maggio del 1970 si spegne a Bucarest il vescovo greco-cattolico Iuliu Hossu, testimone tra i più eloquenti delle persecuzioni patite da centinaia di migliaia di cristiani romeni sotto i regimi totalitari e nazionalisti del XX secolo. Fin dall'ascesa al potere del regime comunista, la Romania conobbe infatti ripetuti tentativi di «nazionalizzazione» delle chiese, attuati per soggiogarle pienamente al controllo del regime. Tutte le confessioni cristiane furono sottoposte a persecuzioni, arresti di massa, privazione delle libertà fondamentali; migliaia furono i confessori che morirono di fame in prigione. Tra coloro che più pagarono in termini di vittime e di privazioni vi fu a partire dal 1° dicembre del 1948 la Chiesa Greco-cattolica romena, soppressa per decreto dello Stato e brutalmente repressa sino alla fine degli anni '80.
Accanto all'arcivescovo di Cluj Iuliu Hossu, vescovi come l'ausiliare di Blaj Vasile Aftenie e l'amministratore apostolico della medesima sede Ioan Suciu furono condotti in prigione tra il 1948 e il 1950. Tutti rifiutarono di rinnegare la loro comunione con Roma: Aftenie fu ucciso dopo un anno di cella d'isolamento, Suciu morì in prigione nel 1953; Hossu, invece, resistette per più di vent'anni a ripetuti periodi di detenzione e di molestie. Un anno prima di morire, fu creato cardinale in pectore da Paolo VI. I loro nomi, accanto a quelli di padre Daniil Sandu Tudor, monaco ortodosso, e a moltissimi personaggi più o meno in vista delle giurisdizioni greco-cattoliche, ortodosse, latine e protestanti di Romania, costituiscono quel patrimonio comune di martiri su cui le chiese cristiane in quella terra sono chiamate a edificare il difficile cammino dell'unità tra i cristiani, superando divisioni e lacerazioni che da secoli sfigurano il volto della chiesa.


TRACCE DI LETTURA

Per la Chiesa Romena Unita è arrivato il Venerdì santo! Adesso, cari fedeli, abbiamo l'occasione di mostrare se apparteniamo a Cristo o se siamo dalla parte di Giuda. Non lasciatevi ingannare da parole vane, da promesse, da menzogne, ma restate saldi nella fede per la quale i vostri genitori e i vostri avi hanno versato il loro sangue. Non possiamo vendere né Cristo né la chiesa. Se prenderanno le vostre chiese, pregate il Signore come fecero i primi cristiani quando gli imperatori pagani distruggevano i loro luoghi di preghiera e bruciavano i loro libri santi.

(Joan Suciu, Lettere ai fedeli )


PREGHIERA

Ricordati, Dio che ami la vita,
di tutti i nostri fratelli e sorelle ortodossi, cattolici, protestanti
che in molte nazioni d'Europa sotto i regimi atei e totalitari
hanno subìto con pazienza la persecuzione, il carcere,
la tortura, il disprezzo e la morte,
per la causa del Vangelo e per la fedeltà alla loro tradizione cristiana,
pregando spesso per i loro persecutori;
essi hanno conosciuto la beatitudine della tua povertà
e per questo sono degni del tuo Regno.
Sia benedetta la loro memoria ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
1P 3,9.13-21; Eb 12,1-6.18-19.22-24
; Mt 5,1-12


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Lanfranco (+ 1089), priore del Bec, arcivescovo di Canterbury, erudito

COPTI ED ETIOPICI (20 bašans/genbot):
Ammonio di Tunah (IV sec.), solitario (Chiesa copta)
Il re Kaleb (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Karl Mez (+ 1877), testimone della fede nel Baden

MARONITI:
Eliconide di Tessalonica (+ 244), martire; Agostino di Canterbury (+ 604), vescovo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Eutichio di Melitene (III sec.?), ieromartire
Memoria del primo concilio ecumenico a Nicea
Demetrio di Uglic e Mosca (+ 1591), martire (Chiesa russa)
Sofronio il Bulgaro (XV-XVI sec.), ieromonaco (Chiesa bulgara)