20 maggio

Nil Sorskij (1433-1508)
monaco

La chiesa russa ricorda oggi Nil Sorskij (Nilo della Sora), monaco e animatore della rinascita esicasta nella Russia del XV secolo.
D'origine aristocratica, Nil Majkov era nato a Mosca nel 1433, ed entrò molto giovane nel monastero di San Cirillo del Lago Bianco, dove fu discepolo dello starec Paisij Jaroslavov. Appresi i rudimenti dell'esicasmo, Nil si recò al monte Athos e a Costantinopoli per approfondire la propria ricerca spirituale accanto ai grandi maestri dell'epoca. Egli rimase a lungo alla Santa Montagna, dove apprese l'arte della preghiera continua e del discernimento spirituale.
Tornato sul Lago Bianco, dopo un periodo di vita solitaria Nil si stabilì sulle rive del fiume Sora, non lontano dal suo monastero, organizzandovi una nuova forma di vita monastica, a metà strada tra quella cenobitica e quella eremitica, sull'esempio delle skiti dell'Athos. Nil mostrò sempre grande umanità verso i propri discepoli, che amava chiamare «miei signori e fratelli». La sua disponibilità ad aprire l'orecchio del cuore a Dio e al prossimo gli consentirono di imparare a riconoscere il proprio peccato e l'inesauribile misericordia di Dio, e di divenire testimone credibile di tale amore misericordioso. Nil Sorskij è per tutti i monaci russi un venerabile esempio di mitezza e di sobrietà evangeliche.
Convinto di dover contribuire alla nascita di un monachesimo più povero e meno mondano rispetto a quello dominante nei grandi centri monastici del suo tempo, Nil non esitò negli ultimi anni della sua vita a porsi a capo di un vero e proprio movimento di riforma che con parresia favorì il ritorno di molti monasteri a uno stile di vita radicalmente evangelico.
Nil Sorskij morì il 20 maggio del 1508.


TRACCE DI LETTURA

I santi padri, lottando con il corpo, coltivavano anche spiritualmente la vigna del loro cuore e, dopo aver purificato in tal modo la mente dalle passioni, trovavano il Signore e acquistavano l'intelligenza spirituale. E a noi che siamo consumati dal fuoco delle passioni essi hanno comandato di attingere l'acqua viva alla fonte della divina Scrittura, la quale può estinguere le passioni che ci consumano e mostrarci la vera intelligenza.
Per questo anch'io, grande peccatore e uomo privo di senno, ho raccolto alcune cose dalla sacra Scrittura e da quello che ci hanno detto i santi padri, e le ho scritte per conservarne il ricordo, perché io pure, incurante e pigro, le possa compiere.

(Nil Sorskij, Prologo della Regola)


PREGHIERA

Dio di tenerezza e giudice misericordioso,
che hai concesso a Nil Sorskij
il grande dono della visione dei propri peccati,
concedi anche a noi
lacrime di compunzione e di infinita riconoscenza,
davanti al dono ancor più grande
che è la remissione di tutti i nostri peccati,
che tu ci hai promesso e ci hai accordato
attraverso Gesù Cristo,
tuo Figlio amato e nostro unico Signore.


LETTURE BIBLICHE
Sir 3,17-24; Mt 11,28-30


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Alcuino di York (+ 804), diacono, abate di Tours

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Bernardino da Siena (+ 1444), presbitero (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (12 bašans/genbot):
Traslazione delle reliquie di Giovanni Crisostomo a Costantinopoli (Chiesa copta)
Traslazione delle reliquie di Takla Hāymānot (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Samuel Hebich (+ 1868), evangelizzatore in India e in Etiopia

MARONITI:
Talleleo di Egea (+ 284 ca), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Talleleo di Egea e compagni, martiri
Nil Sorskij, monaco (Chiesa russa)
Giovanni Zedazneli (VI sec.) e compagni, apostoli della Georgia (Chiesa georgiana)

21 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Elena (+ 330 ca), protettrice dei Luoghi Santi

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Mancio di Ebora (V-VI sec.), martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (13 bašans/genbot):
Arsenio (+ 445 ca), monaco (Chiesa copta)

LUTERANI:
Costantino il Grande (+ 337), imperatore e sostenitore del cristianesimo nell'impero romano

MARONITI:
Elena, madre di Costantino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Costantino il Grande e la madre Elena, uguali agli apostoli

22 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (14 bašans/genbot):
Pacomio, padre della vita cenobitica (Chiesa copta)

LUTERANI:
Marion von Klot (+ 1919), testimone fino al sangue in Lettonia

MARONITI:
Rita da Cascia (+ 1457)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Basilisco di Comana (+ 308 ca), martire
Traslazione delle reliquie di Nicola a Bari (1089; Chiesa russa)

23 maggio

Girolamo Savonarola (1452-1498)
presbitero

Il 23 maggio del 1498, a Firenze, sale sul patibolo fra Girolamo Savonarola, predicatore domenicano le cui spoglie saranno poi bruciate e gettate nell'Arno. È l'inevitabile epilogo di una vita consumata dal fuoco divorante dell'amore per Dio e per il suo regno.
Girolamo era nato a Ferrara nel 1452, e fin da giovane si era sentito chiamato a denunciare profeticamente i peccati della chiesa. Entrato nel convento domenicano di Bologna, Girolamo divenne un predicatore rinomato. Uomo dal costante colloquio interiore con il Signore, egli credette di poter trasformare con la forza della sua predicazione apocalittica la città di Firenze, nella quale era divenuto priore del convento di San Marco.
Impiegando metodi non violenti e incentrati sulla persuasione, anche se talvolta di dubbia evangelicità, fra Girolamo predicò la conversione di una società che si diceva cristiana ma che era corrotta e lontana dalla logica del Regno. Girolamo entrò direttamente nelle politiche internazionali della Signoria di Firenze, e le sue opinioni si rivelarono contrastanti con quelle della Santa Sede. Ciò condusse alla sua scomunica nel 1497. E insieme con i favori del papa, Girolamo perse presto anche quelli della città, che incominciò a dubitare delle sue profezie. Imprigionato, Savonarola cadde vittima delle proprie debolezze e smentì sotto tortura gran parte del suo operato. Fu condannato a morte come eretico e scismatico, sebbene sul piano dottrinale non avesse mai predicato nulla di contrario alla tradizione della chiesa. Ormai prossimo alla morte, però, Girolamo compose in carcere delle straordinarie preghiere in cui riconosceva la propria miseria, si affidava alla misericordia di Dio e dei fratelli, e chiedeva perdono delle proprie debolezze.
Savonarola morì assieme ai due compagni rimastigli fedeli, benedicendo la folla accorsa a vedere lo spettacolo della sua umiliazione.


TRACCE DI LETTURA

O Dio, tu che sei tutto ciò che è in te, tu che sei la tua sapienza, la tua bontà, la tua potenza, la somma tua felicità, essendo misericordioso, che cos'altro sei se non la tua misericordia? Ecco quindi che la miseria sta dinanzi a te, o Dio, che sei misericordia. E tu, misericordia, che cosa farai? Certo l'opera tua, non potendo tu scostarti dalla tua natura. E qual è l'opera tua? Togliere la miseria, risollevare gli uomini miseri. Abbi dunque misericordia di me: Miserere mei, Deus; togli, o Dio di misericordia, la mia miseria; togli i miei peccati, che sono la mia somma miseria: solleva questo misero, manifesta in me l'opera tua, esercita in me la tua forza.
«L'abisso invoca l'abisso»: l'abisso della miseria invoca l'abisso della misericordia, l'abisso dei peccati invoca l'abisso delle grazie. Ma l'abisso della misericordia è più grande dell'abisso della miseria. Perciò l'abisso colmi l'abisso, l'abisso della misericordia colmi l'abisso della miseria: «Abbi misericordia di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia».

(Girolamo Savonarola, Commento al Miserere)


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Petroc (VI sec.), abate di Padstow

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Beda il Venerabile (+ 735/736), presbitero e dottore della chiesa
Maria Maddalena de' Pazzi (+ 1607), vergine (calendario ambrosiano)
Desiderio (VIII sec.), vescovo e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (15 bašans/genbot):
Simone lo Zelota, apostolo (Chiesa copta) (vedi al 28 ottobre)

LUTERANI:
Girolamo Savonarola, predicatore di penitenza a Firenze
Ludwig Nommensen (+ 1918), evangelizzatore a Sumatra

MARONITI:
Michele di Sinnada il Confessore (+ 826), vescovo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Michele il Confessore, metropolita di Sinnada

24 maggio

Vincenzo di Lérins (V sec.)
monaco

Il Martirologio Romano ricorda oggi Vincenzo di lérins, monaco vissuto durante il V secolo nel sud della Francia.
Vincenzo era nato probabilmente nell'odierna cittadina belga di Toul, in una famiglia agiata e importante. Egli poté dunque ricevere un'approfondita formazione letteraria e teologica. Tuttavia, come egli stesso ammetterà, esitò a lungo prima di assumere seriamente le esigenze e le ricchezze di una vita vissuta secondo il vangelo. A un certo punto, forse spinto dalle invasioni barbariche che in quegli anni suggerirono a parecchi membri dell'aristocrazia di emigrare verso il sud della Gallia, Vincenzo iniziò una vita solitaria a Lérins. La sua notevole cultura, applicata alla lettura delle Scritture e delle opere dei padri, gli consentì di acquisire un forte sensus fidei. Stimato come educatore e trasmettitore della fede, Vincenzo scrisse prima di morire la sua opera principale, l'unica a noi pervenuta, il Commonitorium. In esso, sotto forma di appunti stilati per soccorrere la memoria, Vincenzo afferma come soltanto la Scrittura possa offrire un canone, una misura della fede. Accanto ad essa, tuttavia, egli ricorda come soltanto ciò che è stato creduto da sempre, da tutti e dappertutto, appartenga in modo certo al deposito della fede.
L'insegnamento vincenziano, pur con tutti i suoi limiti, avrà una fortuna straordinaria nella storia della teologia, soprattutto in occidente.


TRACCE DI LETTURA

Ogni cristiano che intenda restare integro e incolume in una fede incontaminata, deve, con l'aiuto di Dio, munire la sua fede in una duplice maniera: con l'autorità della legge divina, innanzitutto, e poi con la tradizione della chiesa cattolica. Qualcuno però potrebbe obiettare: poiché il canone delle Scritture è perfetto da solo e più che largamente sufficiente a tutto, che bisogno c'è che gli si aggiunga l'autorità dell'interpretazione della chiesa? Perché la Scrittura, a causa della sua stessa sublimità, non è da tutti intesa in modo identico e universale. Le medesime parole, infatti, sono interpretate differentemente dagli uni e dagli altri. È dunque sommamente necessario, di fronte alle molteplici e aggrovigliate tortuosità dell'errore, che l'interpretazione dei profeti e degli apostoli si faccia a norma del sentire ecclesiale e cattolico. Nella stessa chiesa cattolica bisogna avere la più grande cura nel ritenere ciò che è stato creduto dappertutto, sempre e da tutti.

(Vincenzo di Lérins, Commonitorio)


John (+1791) e Charles (+1788) Wesley
presbiteri e innografi

La Chiesa d'Inghilterra ricorda oggi i fratelli John e Charles Wesley, iniziatori nel XVIII secolo del metodismo in terra inglese.
Figlio di un ecclesiastico anglicano, John seguì le orme paterne, ricevendo anch'egli l'ordinazione presbiterale e partendo missionario per la colonia inglese della Georgia. Il fallimento della missione gli fu tuttavia utile per mettere a punto il metodo che adotterà in seguito per la riforma spirituale della chiesa, a cui si dedicherà anima e corpo. A seguito di una forte esperienza religiosa, infatti, che egli stesso più tardi farà risalire al 24 maggio del 1738, John Wesley cominciò le sue missioni itineranti. Egli diede vita a molte piccole comunità di semplici cristiani, desiderosi di vivere radicalmente l'Evangelo a partire dall'ascolto orante delle Scritture e dalla partecipazione alla liturgia; nei cenacoli wesleyani vi fu una forte sottolineatura della dimensione comunitaria e una grande dedizione al servizio dei più poveri. Una spiritualità e una teologia equilibrate sono forse il segreto del successo lungo i secoli e in tutto il mondo che avrà il movimento metodista. A fianco di John vi fu sempre il fratello Charles, che trasformerà l'esperienza dell'amore di Dio vissuta nelle comunità metodiste in un'immensa produzione di inni, tra i più belli e i più biblici della liturgia occidentale. Per tutta la loro vita, John e Charles Wesley desiderarono rimanere fedeli alla Chiesa d'Inghilterra. Alcune loro decisioni, tuttavia, getteranno le basi per la nascita di una nuova entità ecclesiale: le Chiese metodiste.
Charles Wesley morì nel 1788, seguito tre anni più tardi dal fratello John, che morì nel 1791.


TRACCE DI LETTURE

Vieni, o Viaggiatore sconosciuto
che ancora io trattengo, ma non vedo,
i miei compagni all'altra riva mi hanno preceduto
e io sono rimasto solo assieme a te.
Con te io voglio stare tutta notte
e combattere fino all'irrompere del giorno.

Arrenditi a me ora: debole io sono,
ma nel disperare di me stesso io confido:
parla al mio cuore, parole di benedizione,
lasciati vincere dalla mia preghiera urgente,
parla, o mai ti muoverai di qui,
e dimmi se il tuo nome è Amore.

«È Amore, è Amore!», per me sei morto,
sento il tuo sussurro nel mio cuore.
Irrompe il mattino, fugge ogni ombra:
tu sei Puro Amore Universale;
per me, per ogni uomo si commuovono le tue viscere,
la tua natura e il tuo nome, è Amore.

(Charles Wesley, Giacobbe in lotta)


PREGHIERA

Dio di misericordia,
che hai ispirato John e Charles Wesley,
donando loro zelo per il tuo Evangelo,
accorda a tutti i cristiani
la loro franchezza nell'annunciare la tua parola
e un cuore sempre pronto
a gioire e a cantare le tue lodi.
Attraverso Gesù Cristo
tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Ez 2,1-5; Ef 5,15-20; Mc 6,30-34


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
John e Charles Wesley, evangelizzatori, innografi

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Gregorio VII (+ 1085), papa (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (16 bašans/genbot):
Giovanni, evangelista (Chiesa copta)

LUTERANI:
Nikolaus Selnecker (+ 1592), teologo in Sassonia

MARONITI:
Simeone lo Stilita il Giovane (+ 592), monaco

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Simeone lo Stilita il Giovane, monaco
Cirillo e Metodio, apostoli degli slavi (Chiesa russa)
Nicodemo (+ 1325), arcivescovo dei serbi (Chiesa serba)
Cristoforo il Monaco (+ 1871; Chiesa georgiana)
Alessandro arcivescovo di Char'kov (+ 1940), martire (Chiesa ucraina)

VETEROCATTOLICI:
Vincenzo di Lérins, monaco