Occhi ciechi, cuore che riconosce
17 novembre 2025
Nel brano di oggi si parla di due cecità, la cecità del cuore dei discepoli e quella vera e propria di un cieco che mendica sulla strada di Gerico.
Nel brano di oggi si parla di due cecità, la cecità del cuore dei discepoli e quella vera e propria di un cieco che mendica sulla strada di Gerico.
Siamo all’inizio del capitolo 18 di Luca, di fronte a un testo che si trova solo in questo vangelo. I versetti che precedono parlano della venuta del Figlio dell’uomo nel suo giorno: venuta imprevedibile e improvvisa, che avverrà in un tempo di tribolazione e incertezza, tempo in cui fra due persone che si troveranno nella stessa situazione “l’una verrà portata via e l’altra lasciata” (Lc 17,34-35), tempo in cui bisognerà perdere la propria vita per mantenerla viva (cf. Lc 17,33).
Il brano del Vangelo odierno contiene le parole conclusive del primo discorso escatologico di Luca e prefigura il compimento della storia al ritorno certo ma imprevedibile del Figlio dell’Uomo. I toni apocalittici di questo evento sottolineano la natura irripetibile di quell’evento e ci interrogano sui motivi che sostengono o meno la nostra sequela dietro a Gesù.
“Voi siete il sale della terra”, voi siete la luce del mondo”. Questo è l’impegno esigente richiesto al discepolo del Signore. Ma cosa significa concretamente, oggi, essere sale e luce? Possiamo comprenderlo alla luce delle beatitudini che aprono il discorso della montagna.
Oggi Gesù, mentre andava “verso Gerusalemme” (v. 11), attraversa la regione di frontiera tra Galilea e Samaria. Non è un dettaglio geografico: il confine simboleggia incontro e passaggio, un luogo dove cadono le distanze tra puro e impuro, tra vicino e straniero. In quella terra di margine, Gesù si lascia incontrare.