Warning: getimagesize(images/images/stories/martirologio/gonzaga_21_giugno.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

Warning: getimagesize(images/images/stories/martirologio/gonzaga_21_giugno.jpg): failed to open stream: No such file or directory in /home/monast59/public_html/plugins/content/multithumb/multithumb.php on line 1563

19 giugno

Leggi tutto: 19 giugno

Martirologio ecumenico
In comunione di preghiera con i monaci e le monache camaldolesi facciamo oggi memoria di San Romualdo. Uomo di lacrime e di preghiera, unì al rigore dell'insegnamento un'anima appassionata

Romualdo (+ 1027)
monaco

La singolarissima vicenda umana e spirituale di Romualdo, animatore dell'eremitismo nell'Italia centrale e settentrionale all'alba del secondo millennio, è stata tramandata dalla Vita dei cinque fratelli del suo amico Bruno di Querfurt, ma soprattutto dalla Vita del beato Romualdo scritta pochi anni dopo la morte di Romualdo da Pier Damiani.
Romualdo nacque a Ravenna verso la metà del X secolo, da una famiglia nobile. Dopo tre anni di vita benedettina abbandonò il monastero ravennate di Sant'Apollinare in Classe con il proposito di ritrovare la solitudine e il rigore del monachesimo egiziano testimoniato dalle Vite dei padri e dalle Conferenze di Cassiano. Ispirandosi a questi testi, con alcuni compagni egli cercò di mettere in pratica i principi di un'ascesi più ordinata rispetto a quella dei solitari del suo tempo, basandola sul lavoro manuale, il totale distacco dal mondo, la stabilità nella cella, la familiarità con la Scrittura, le veglie e il digiuno.
Uomo di lacrime e di preghiera, Romualdo unì al rigore dell'insegnamento un'anima appassionata, capace di grande calore umano e di intenso affetto. Egli visse circa dieci anni nei pressi del monastero di San Michele di Cuxa, nei Pirenei, dando vita ad una colonia di eremiti. Tornato in Italia, Romualdo fu chiamato a riformare la vita monastica e a fondare numerosi eremi, incontrando incomprensioni e ostilità.
Delle sue numerose fondazioni sono sopravvissute fino a oggi con alterne vicende quelle di Camaldoli e di Fonte Avellana.
Romualdo morì nel silenzio e nella solitudine con Dio, cui aveva sempre anelato e che aveva inseguito attraverso mille peripezie, nel monastero di Val di Castro, il 19 giugno del 1027.


TRACCE DI LETTURA

Siedi nella tua cella come in paradiso; scaccia dalla memoria il mondo intero e gettalo dietro le spalle, vigila sui tuoi pensieri come il buon pescatore vigila sui pesci. Unica via, il salterio: non distaccartene mai. Se non puoi giungere a tutto, dato che sei qui pieno di fervore novizio, cerca di penetrarne il senso spirituale almeno in alcuni punti, e quando leggendo comincerai a distrarti non smettere, ma correggiti subito cercando il senso di quel che hai davanti.
Poniti anzitutto alla presenza di Dio con timore e tremore; annullati totalmente e siedi come un pulcino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo nonché di procurarsene.
(parole di Romualdo in Bruno di Querfurt, Vita dei cinque fratelli 32)


PREGHIERA

Signore nostro Dio,
tu hai chiamato Romualdo
nella solitudine feconda
dell'unico amore per Cristo,
per rinnovare nella tua chiesa la vita eremitica:
accordaci le lacrime della compunzione,
donaci la forza di rinunciare a noi stessi
e unifica il nostro amore per te,
che vivi e regni nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Fil 3,7-14; Lc 10,21-24


 

Bruno di Querfurt (974-1009)
monaco e martire

Lo stesso giorno il Martirologio Romano ricorda Bruno di Querfurt, monaco e compagno di Romualdo, di cui fu anche il primo biografo.
Bruno, nato nel 974 da una famiglia aristocratica della Sassonia, era legato fin da giovane da una profonda amicizia all'imperatore Ottone III. Egli tuttavia, incontrato Romualdo, disattese le aspettative imperiali e si mostrò interessato unicamente all'esperienza eremitica che stava nascendo attorno al monaco ravennate. Affidato da Romualdo a un maestro nella vita spirituale, Bruno, che nel frattempo aveva assunto il nuovo nome di Bonifacio, avvertì però una forte vocazione missionaria, e alla morte di Ottone III iniziò la sua opera di predicazione nella Germania orientale, per poi spingersi fino in Moravia, in Ungheria, in Russia e nei paesi baltici. Ovunque Bruno si adoperò per portare la pace e la riconciliazione fra i popoli.
La sua evangelizzazione fu condotta secondo criteri radicalmente evangelici: scalzo, povero, desideroso di martirio, Bruno troverà la morte a motivo della propria fede assieme a diciotto compagni il 9 marzo del 1009, dopo che la sua missione era stata legittimata attraverso la nomina ad «arcivescovo delle genti» da parte del papa di Roma.


TRACCE DI LETTURA

L'esistenza dell'eremita è segnata dalla grande idea medioevale della peregrinatio: idea vissuta anche fra i cenobiti, ma soprattutto familiare ai solitari, desiderosi di marcare con questo non solo il proprio distacco dalla società organizzata, ma anche la propria condizione di esuli dal mondo, di ospiti su una terra ch'essi non possono adattarsi a sentire come una patria, di innamorati di Cristo che preferiscono peregrinare sulle strade di quaggiù per non dover poi peregrinare lontano dal loro Signore. E allora questa sete di essere con Cristo si risolve in un ardente desiderio di martirio. E spesso, durante i loro spostamenti, questi gruppi di monaci e queste manciate di eremiti prigionieri dell'amore e della compassione finiscono per lasciarsi convincere a spargere il seme della buona novella. Gran parte dell'Europa centrale fu evangelizzata così.
(Edoardo Arborio Mella, dalla prefazione alla Vita dei cinque fratelli di Bruno di Querfurt).


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Sundar Singh dell'India (+ 1929), sadhu (santo uomo), evangelizzatore, maestro della fede

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Romualdo, abate (calendario romano)
Protaso e Gervaso, martiri (calendario ambrosiano e mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (12 ba'ūnah/sanē):
Michele, arcangelo
Lālibalā, re (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Ludwig Richter (+ 1884), pittore in Sassonia

MARONITI:
Giuda, apostolo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giuda, apostolo
Paisio di Hilandar (+ 1773), monaco (Chiesa bulgara)

20 giugno

Nicola Cabasilas (ca 1322-1397)
testimone

Le chiese ortodosse ricordano oggi Nicola Cabasilas, teologo laico autore di alcuni fra i più importanti trattati spirituali del cristianesimo bizantino.
Nicola era nato a Tessalonica attorno al 1322, in una importante famiglia della borghesia tessalonicese. Educato alla preghiera del cuore presso un discepolo di Gregorio Palamas, egli ricevette un'eccellente formazione giuridica e letteraria nella scuola di filosofia di Costantinopoli, tanto da essere stimato uno dei massimi umanisti bizantini.
Trovatosi a vivere in un periodo di gravi tensioni politiche ed ecclesiali, Nicola ebbe spesso una parte importante nei tentativi di ricomposizione delle beghe di corte e poi delle controversie sorte attorno agli insegnamenti degli esicasti athoniti.
Autore di importanti trattati sulla giustizia sociale e contro l'usura, con l'elezione di Callisto I a patriarca di Costantinopoli, che sembrò favorire tempi migliori nel mondo bizantino, Cabasilas decise di ritirarsi dall'impegno pubblico, e mise al servizio dei suoi contemporanei la propria profonda maturità umana e spirituale. Nella quiete e nel silenzio, egli scrisse L'interpretazione della santa liturgia e La vita in Cristo, veri e propri manuali di spiritualità accessibili al cristiano comune, chiamato a santificarsi nella vita di ogni giorno grazie ai sacramenti e alla preghiera, mediante i quali, secondo Cabasilas, ogni credente può accogliere Cristo nel proprio cuore.
Nicola si spense tra il 1391 e il 1397 senza lasciare alcuna testimonianza riguardo agli ultimi anni della sua vita.
La sua canonizzazione da parte del patriarcato di Costantinopoli risale solo al 1983.


TRACCE DI LETTURA

La grazia infonde la carità vera nell'anima degli iniziati ai misteri: quale sia poi la sua operazione in loro e quale esperienza doni, lo sanno coloro che l'hanno conosciuta.
In linea di massima si può dire che la grazia infonde nell'anima la percezione dei beni divini: dando a gustare grandi cose, ne fa sperare di ancora più grandi e, fondandosi sui beni già ora presenti, ispira ferma fede in quelli ancora invisibili.
La nostra parte invece è di custodire la carità. Non basta semplicemente incominciare ad amare e accogliere in sé questa passione: bisogna conservarla e alimentarne il fuoco perché duri. Ora restare nell'amore, nel quale è ogni beatitudine, significa appunto restare in Dio e possederlo dimorante in noi: «Chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui»; ma questo si realizza, e l'amore è ben radicato nella nostra volontà, quando vi giungiamo mediante l'osservanza dei comandi e delle leggi dell'Amato ...
Perciò il Salvatore dice: «Se osserverete i miei comandi, rimarrete nel mio amore». La vita beata è frutto di questo amore. L'amore infatti concentra la volontà dispersa da ogni dove, la distacca da tutte le altre cose e dallo stesso io volente, per farla aderire al Cristo solo.
(Nicola Cabasilas, La vita in Cristo 7,6)


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (13 ba'ūnah/sanē):
Gabriele, arcangelo (Chiesa copta)
Lucia (+ 304), martire (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Johann Georg Hamann (+ 1788), teologo nella Prussia orientale

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Metodio (+ 312), vescovo di Olimpo e di Patara, ieromartire

21 giugno

Multithumb found errors on this page:

There was a problem loading image 'images/images/stories/martirologio/gonzaga_21_giugno.jpg'
There was a problem loading image 'images/images/stories/martirologio/gonzaga_21_giugno.jpg'

Leggi tutto: 21 giugno

Luigi Gonzaga (1568-1591)
religioso

Oggi il calendario romano ricorda Luigi Gonzaga, testimone morto all'età di ventitré anni mentre prestava servizio ai malati di peste per le vie di Roma.
Luigi era nato nel 1568 a Castiglione delle Stiviere, presso Mantova, ed era il primogenito del marchese Ferrante Gonzaga, erede di una delle più note famiglie della nobiltà lombarda. Il padre aveva cercato in ogni maniera di favorirne una prestigiosa carriera militare e politica, mandandolo alla corte del granduca di Toscana e quindi del re di Spagna, di cui Ferrante Gonzaga era divenuto nel frattempo il principale consigliere.
Ragazzo dal carattere austero e tormentato, Luigi trovò però la pace soltanto nell'adesione ferma e risoluta al cammino di povertà e di spoliazione tracciato da Cristo. A contatto con la corruzione e la spensieratezza degli ambienti mondani in cui era stato costretto a vivere, Luigi reagì con vigore, contestando nel nome del vangelo e con metodi evangelici la società che lo circondava.
Ricevuto il dono di un'intensa vita di preghiera, e desideroso di consacrarsi totalmente ai servizi più umilianti, egli decise a diciassette anni, malgrado l'opposizione durissima del padre, di entrare nella Compagnia di Gesù.
Luigi rinunciò dunque ai titoli ereditari, e si recò a Roma presso il Collegio dei gesuiti per prepararsi ai voti e all'ordinazione presbiterale. Da quel momento sino alla morte, sopraggiunta dopo poco più di cinque anni, il giovane novizio dedicò tutto il tempo che i superiori gli concedevano al servizio dei malati, fino a consumarsi nell'amore per il prossimo, e a ritrovare il suo Signore, come egli stesso amava ripetere, nel più piccolo dei suoi fratelli bisognoso di sollievo.


TRACCE DI LETTURA

«Veramente», disse a uno dei suoi amici, «non so come fare; il padre rettore mi proibisce di pregare, temendo che dedicandomi all'orazione mi aumentino i mali di testa che da tempo mi tormentano; e io mi sento costretto a fare ancor più violenza a me stesso per distrarmi dal pensiero di Dio che per cercare di rimanere in esso, perché l'abitudine che ho maturato in tale santo esercizio me l'ha ormai reso naturale. È in esso che io trovo riposo e tranquillità, e non mi affatico affatto. Tuttavia, farò ogni sforzo possibile per obbedire in modo più pieno a ciò che mi viene comandato» ... Ma più cercava di sfuggire a Dio per obbedienza, più Dio sembrava cercarlo per comunicarsi a lui ... Con grande umiltà, Luigi diceva allora a Dio: «Allontanati da me, Signore, allontanati da me».
(Dalla Vita di san Luigi Gonzaga).


PREGHIERA

Concedi, o Signore,
che seguendo l'esempio di san Luigi Gonzaga
partecipiamo al banchetto celeste
rivestiti dell'abito nuziale,
per ricevere l'abbondanza dei tuoi doni.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Fil 3,8-14; Mt 13,44-46


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Luigi Gonzaga, religioso (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (14 ba'ūnah/sanē):
Ciro, Giovanni, Tolomeo e Filippo di Damanhūr (?), martiri (Chiesa copto-ortodossa)

LUTERANI:
Eva von Tiele-Winckler (+ 1930), testimone della fede in Slesia

MARONITI:
Paolino da Nola (+ ca 431), vescovo
Luigi Gonzaga, religioso

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giuliano di Tarso (+ ca 305), martire

SIRO-ORIENTALI:
Visitazione della beata vergine Maria (Chiesa caldea)

22 giugno

John Fisher, pastore (1469-1535) e Thomas More (1478-1535)
martiri

In questo giorno, nel 1535, muore decapitato dopo essere stato rinchiuso nella torre di Londra John Fisher, professore all'università di Cambridge e vescovo di Rochester.
Nato nel 1469, Fisher fu un umanista e un teologo molto apprezzato. Di lui Erasmo diceva: «Non c'è uomo più colto né vescovo più santo». Pastore in una delle più piccole e povere diocesi d'Inghilterra, Fisher amò e servì con ogni cura il piccolo gregge che gli era stato affidato.
Sempre a Londra, due settimane dopo John Fisher, il 6 luglio 1535 sale sul patibolo sir Thomas More.
Nato nella capitale inglese il 6 febbraio 1478, dopo gli studi di diritto e un periodo di discernimento di quattro anni trascorso in una certosa, Thomas si era avviato alla carriera politica, fino a diventare deputato nel 1504. Grande amico di Erasmo, che lo definì «modello per l'Europa cristiana», Thomas, un gradino dopo l'altro, era asceso fino alla carica di Gran cancelliere del sovrano d'Inghilterra.
La fedeltà di More e Fisher al re trovò però un ostacolo nei passi intrapresi da quest'ultimo per divorziare e trasmettere i diritti di successione ai figli della seconda moglie, Anna Bolena. L'atto decisivo, tuttavia, al quale entrambi rifiutarono di sottomettersi e che pagarono con il martirio, è l'Atto di supremazia, nel quale il re veniva riconosciuto come capo supremo sulla terra della chiesa d'Inghilterra.
Gli scritti dal carcere dei due martiri inglesi, soprattutto le lettere di Thomas More, sono tra le più alte testimonianze della spiritualità cristiana. Nutriti da un dialogo costante con il Signore nell'intimo della coscienza, More e Fisher mostrarono fino all'ultimo grande carità e misericordia verso i loro persecutori.
La testimonianza estrema al vangelo resa da More e Fisher è ricordata anche dalla Chiesa d'Inghilterra, che ne celebra la memoria il 6 di luglio.


TRACCE DI LETTURA

Finché sarò su questa terra, la mia condotta non potrà che dar modo al re di persuadersi a pensare il contrario di quel che pensa ora: di più non posso, se non rimettere tutto nelle mani di Colui, nel timore del cui sfavore, nella difesa dell'anima mia guidata dalla mia coscienza (senza rimproveri o biasimi per quella di nessun altro) io soffro e sopporto questo tormento. Io lo supplico di condurmi, quando a Lui piacerà, lontano dall'afflizione del tempo presente nella sua felicità eterna del cielo, e nel frattempo di dare a me e a voi a me cari la grazia di rifugiarci, devotamente prostrati, nel ricordo di quell'amara agonia che il nostro Salvatore patì sul monte degli Ulivi prima della sua passione. E se faremo questo con amore, credo proprio che vi troveremo gran conforto e consolazione.
(Thomas More, Lettera 59 a Margaret Roper)


PREGHIERA

O Dio,
che nella passione dei martiri doni alla tua chiesa
la testimonianza suprema della fede,
concedi anche a noi,
per intercessione dei santi John Fisher e Thomas More,
la forza di esprimere con la vita il credo che professiamo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Sap 3,1-9; Mt 10,34-39


 LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Albano (+ ca 250), primo martire britannico

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Paolino da Nola (+ ca 431), vescovo
John Fisher (+ 1535), vescovo, e Thomas More (+ 1535), martiri
(calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (15 ba'ūnah/sanē):
Dedicazione della chiesa di San Menna a Mariūt (Chiesa copta)

LUTERANI:
Paolino da Nola, vescovo e benefattore in Campania

MARONITI:
Eusebio di Samosata (+ 380), vescovo e martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Eusebio, vescovo di Samosata, ieromartire

23 giugno

Samuele di Trento e compagni (+ 1475)
martiri ebrei

Nel 1475 muore sul rogo assieme a una trentina di compagni il commerciante ebreo Samuele di Trento. Alcuni mesi prima, essi erano stati accusati dell'omicidio del piccolo Simone, trovato la mattina di Pasqua orribilmente straziato nei pressi della casa di un ebreo della città.
Il clima fortemente antiebraico, alimentato dai toni esplicitamente antigiudaici delle predicazioni quaresimali di quel tempo, condussero in breve all'arresto e alla tortura di diversi ebrei, i quali vennero seviziati a più riprese e condannati per omicidio rituale, pur in assenza di prove significative.
La vicenda accaduta a Trento ebbe poi un ulteriore deplorevole prolungamento, con l'autorizzazione che la chiesa diede al culto del piccolo Simone, in poco tempo divenuto un martire venerato ben al di là dei confini della chiesa locale tridentina. Egli fu inserito nel Martirologio Romano dal Baronio, e per la sua festa furono in seguito concessi anche un Ufficio e una Messa propri.
Soltanto grazie all'indagine storiografica moderna, e in un mutato contesto culturale, si è giunti finalmente nel 1965 all'abolizione del culto della piccola vittima di Trento, grazie a un atto ufficiale di papa Paolo VI.
In questo giorno è allora doveroso ricordare, accanto a Simone, vittima innocente della crudeltà umana, Samuele e i suoi compagni, i quali furono le vere vittime dell'odium fidei che troppo spesso nella storia i cristiani hanno alimentato contro i figli d'Israele.


TRACCE DI LETTURA

Dopo Hitler, il perdono è ancora possibile? Ma non è proprio a partire dalle nostre esitazioni che il trionfo di Hitler sembra aver reso impossibile il perdono? E se il perdono fosse la chiave che apre tutte le porte, chi dovrà farne uso? A chi bisognerà offrirlo? A chi invece domandarlo? È oggi forse il tempo di proporre tale chiave agli ebrei, mentre noi non sappiamo servircene? Non sarà invece l'ora in cui noi per primi ci mettiamo a chiedere perdono agli ebrei? E che fare se rifiuteranno, per mille ragioni, di accordarcelo? Sappiamo fin troppo bene quanto questa grazia quotidianamente invocata sia difficilmente vissuta e riverberata, e altrettanto facilmente esigita dagli altri, come se la grazia che ci è fatta potesse diventare un dovere da proporre ai nostri interlocutori. I cristiani non hanno da annunciare null'altro che il perdono riconciliatore. E se non possono parlarne, possono viverlo, vale a dire, a seconda dei casi, accordarlo o chiederlo.
Quando si tratta del rapporto dei cristiani con il popolo d'Israele, non è inutile sottolineare con franchezza un dato essenziale: perché l'incontro e il dialogo fra ebrei e cristiani abbia realmente luogo, sono i cristiani che devono, per primi, chiedere perdono a Dio e al popolo d'Israele, vale a dire agli ebrei.
(F. Lovsky, La lacerazione dell'assenza).


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Etheldreda (+ 678), badessa di Ely

COPTI ED ETIOPICI (16 ba'unah/sane):
Onofrio (IV-V sec.), anacoreta (Chiesa copta)

LUTERANI:
Argula von Grumbach (+ 1568), testimone della fede in Baviera

MARONITI:
Agrippina (III sec.), martire
Terzo concilio ecumenico (431)
Zenone e Zena, martiri
Giuseppe Cafasso (+ 1860), presbitero

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Agrippina di Roma e compagni, martiri
Ritrovamento delle reliquie di Basilio (1609), vescovo di Rjazan
Sinassi dei santi di Rjazan
Giovanni (+ 1715), metropolita di Tobolsk
Sinassi dei santi della Siberia (Chiesa russa)