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29 giugno

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Martirologio ecumenico
Le chiese d'oriente e d'occidente celebrano oggi la solennità degli apostoli Pietro, originario di Betsaida di Galilea e Paolo, originario di Tarso, in Cilicia

Pietro e Paolo
apostoli

Le chiese d'oriente e d'occidente celebrano oggi la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, nella data in cui, secondo un'antica tradizione, sarebbe avvenuto nel 64 il loro martirio a Roma.
Pietro «nostro padre», come lo definisce la liturgia copta, era un pescatore originario di Betsaida di Galilea e fratello di Andrea, il quale lo presentò a Gesù. Testimone privilegiato della Trasfigurazione e del Getsemani, ricevette da Gesù il compito di riconfermare i fratelli dopo aver lui stesso conosciuto la misericordia di Dio nel perdono del suo rinnegamento. Egli che per rivelazione del Padre aveva confessato Gesù come il Cristo, il Figlio del Dio vivente, guidò la prima comunità nella testimonianza del Risorto, accolse i pagani nella chiesa e annunciò il vangelo fino a Roma, dove morì martire. Origene testimonia che morì come uno schiavo, crocifisso con la testa all'ingiù.
Paolo, che dalla liturgia copta è chiamato «nostro maestro», era originario di Tarso, in Cilicia, ed era stato istruito nella fede ebraica secondo la tradizione dei farisei. Dopo aver riconosciuto in Gesù il Messia, egli divenne l'annunciatore del vangelo alle genti e percorse le regioni dell'Asia Minore e della Grecia, affrontando pericoli e fatiche e portando in sé la sollecitudine per tutte le chiese. Cittadino romano, egli fu, secondo la tradizione, decapitato a Roma presso la via Ostiense.
La festa di Pietro e Paolo apostoli era celebrata a Roma nella data del 29 giugno già attorno alla metà del IV secolo.


TRACCE DI LETTURA

Al beato Pietro, il primo degli apostoli, l'ardente amante di Cristo, fu dato di ascoltare: «E io ti dico che tu sei Pietro». Egli infatti aveva detto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Cristo a lui: «E io ti dico che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa». Sopra questa pietra edificherò la fede che tu confessi, sopra ciò che hai detto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente», edificherò la mia chiesa. Da pietra Pietro, non pietra da Pietro; così come cristiano da Cristo.
Paolo invece viene da Saulo, come un agnello uscito da un lupo. Prima avversario, poi apostolo; prima persecutore, poi predicatore. Il Signore gli mostrò quelle cose che bisognava patisse per il suo Nome, lo sostenne nella passione e lo fece pervenire a questo giorno.
Unico il giorno della passione per i due apostoli, ma essi erano del resto una cosa sola.
(Agostino,  Discorsi 295)


PREGHIERA

Signore Dio,
noi celebriamo oggi il martirio dei tuoi apostoli,
Pietro il fondamento della chiesa
e Paolo il missionario tra le genti:
concedi alla tua chiesa
di camminare fedelmente sulle loro tracce
e di accettare la sofferenza
per la testimonianza di Gesù tuo Figlio,
vivente nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

2Tm 4,6-18 (vigilia); Gal 1,11-20; At 12,1-11; Mt 16,13-19


 LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Pietro e Paolo, apostoli

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Pietro e Paolo, apostoli

COPTI ED ETIOPICI (22 ba'ūnah/sanē):
Dedicazione della chiesa dei Santi Cosma e Damiano (Chiesa copta)

LUTERANI:
Pietro e Paolo, apostoli

MARONITI:
Pietro e Paolo, apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Pietro e Paolo, principi degli apostoli, martiri
Kaichosro il Georgiano (+ 1558), monaco (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Pietro e Paolo, apostoli

SIRO-ORIENTALI:
Pietro e Paolo, apostoli

VETEROCATTOLICI:
Pietro e Paolo, apostoli

30 giugno

Leggi tutto: 30 giugno

Martirologio ecumenico
La memoria del collegio apostolico è un'occasione per ricordare come la chiesa sia edificata sul fondamento degli apostoli: essi sono i testimoni del Risorto

Collegio apostolico

Le chiese ortodosse, all'indomani della festa dei santi Pietro e Paolo, celebrano la Sinassi dei 12 apostoli, in cui fanno memoria di tutti i più stretti compagni del Cristo, e ricordano la grande compassione di Gesù che, vedendo le folle sfinite e come pecore senza pastore, chiamò a sé i Dodici e li costituì annunciatori della buona novella con le opere e con le parole.
La memoria del collegio apostolico è dunque un'occasione per ricordare come la chiesa sia edificata sul fondamento degli apostoli: essi sono i testimoni del Risorto e i custodi della fede ecclesiale. Il popolo della nuova alleanza riconosce in loro e negli eredi del loro ministero i servitori dell'unità e della concordia nella comunità ecclesiale, attraverso il ministero della Parola e i carismi della saldezza e del discernimento.
Tutte queste funzioni, però, non sono che la conseguenza della vocazione primaria dell'apostolo: «stare con Gesù», vivere con lui e in lui. Solo così i depositari del ministero apostolico possono indirizzare gli uomini all'unica fonte della salvezza, il Cristo stesso che è l'Evangelo, la buona notizia della liberazione rivolta a ogni uomo.
Il fatto che il collegio apostolico sia ricordato anzitutto nel suo insieme dagli stessi evangelisti, ricorda alle chiese di ogni tempo che non vi può essere annuncio credibile della Parola della riconciliazione senza la testimonianza di una concordia che deve sussistere anzitutto tra coloro che sono investiti del ministero apostolico.


TRACCE DI LETTURA

Gli apostoli non sono chiamati tanto a ripetere l'una o l'altra parola e insegnamento di Gesù, a imparare una dottrina, a portare ad altri un messaggio. La prima cosa per cui sono chiamati è a stare con lui. Gli apostoli devono vedere ciò che Gesù fa, vivere con lui, per poi portarlo e riprodurlo: devono riprodurre la sua presenza. La loro vita e la loro predicazione dev'essere un continuo parlare di lui: un segno, umanamente evidente, della sua presenza.
(C. M. Martini, Bibbia e vocazione)


PREGHIERA

Signore Dio nostro,
tu hai voluto che la chiesa fosse fondata
sui dodici apostoli testimoni del Risorto:
accordaci di restare fedeli alla fede
che essi ci hanno trasmesso,
e concedi ai loro successori di restare uniti e concordi
nella guida del popolo della nuova alleanza.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Ef 4,1-13; Rm 10,12-18; Mc 3,13-19


Primi martiri della chiesa di Roma (+64)

Lo stesso giorno, la chiesa di Roma ricorda i suoi primi martiri, morti nel 64 dopo l'incendio della città ad opera di Nerone, gettati in gran numero in pasto alle belve o arsi vivi, secondo il racconto dello storico Tacito.
La memoria odierna, antichissima come quella degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della chiesa di Roma, fu collocata in questa data a partire dal 1923, e dal 1969 è stata inserita nel Calendario romano generale, anche per compensare la soppressione nello stesso di quasi tutte le memorie dei martiri romani presenti nel precedente calendario.
Essa ci ricorda come fin dagli inizi la chiesa, edificata sul fondamento degli apostoli e dei profeti, sia cresciuta soprattutto grazie alla testimonianza radicale dei martiri, i quali morivano benedicendo coloro che li mettevano a morte in odio alla loro fede


PREGHIERA

O Dio,
che hai fecondato con il sangue dei martiri
i primi germogli della chiesa di Roma,
per il luminoso esempio
di così coraggiosi testimoni
confermaci nella fede,
perché possiamo raccogliere con gioia
il frutto del loro sacrificio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

Rm 8,31b-39; Mt 24,4-13


Raimondo Lullo (1232-1315)
testimone

Nel 1315 termina la sua lunga e feconda parabola terrena l'erudito catalano Raimondo Lullo.
Nato in una famiglia nobile dell'isola di Maiorca, terra di incontri ma anche di scontri frequenti nel XIII secolo fra ebrei, cristiani e musulmani, Raimondo Lullo trascorse tutta la sua vita cercando di conoscere e comprendere in profondità l'alterità della cultura musulmana per portare ad essa il messaggio vitale del vangelo.
In un'epoca di contrapposizioni cruente, di espulsioni e di massacri, egli seppe cercare sempre la via del dialogo, studiando da solo le lingue orientali e la tradizione filosofica araba, e compiendo ripetuti viaggi sulle coste dell'Africa settentrionale, armato soltanto della propria fede e della propria intelligenza.
Divenuto teologo e filosofo di fama internazionale, egli ricevette sul finire della vita una parziale ricompensa alle umiliazioni patite ad opera dei saraceni, ma anche dei correligionari cristiani, che poco lo avevano compreso, quando gli fu permesso di esporre il suo originale metodo teologico nelle grandi università dell'epoca.
Lullo morì in circostanze imprecisate, di ritorno dall'ennesimo viaggio in terra saracena, dopo aver lasciato una vastissima produzione letteraria (circa 300 opere), alla quale attingeranno uomini di grande levatura come Nicolò di Cusa, Pico della Mirandola e Giordano Bruno.
Secondo alcune tradizioni, negli ultimi anni della sua vita sarebbe stato accolto dall'Ordine francescano e sarebbe morto martire. La data odierna è quella in cui lo ricordano i francescani.


TRACCE DI LETTURA

All'uscita da una certa città s'incontrarono tre Savi: l'uno era ebreo, l'altro cristiano e l'altro saraceno. Appena si scorsero, essi si salutarono, s'abbracciarono l'un l'altro gioiosamente, decidendo di comune accordo di tenersi per un poco compagnia. Ciascuno s'informò delle condizioni, della salute e dei desideri altrui; quindi convennero di camminare insieme, per riposare i loro spiriti affaticati dagli studi ... Quand'ebbero terminato di conversare, presero congedo l'uno dall'altro assai amabilmente: ciascuno domandò agli altri di volerlo perdonare nel caso egli avesse detto alcunché di irriguardoso nei confronti della loro legge; e ciascuno perdonò. Sul punto ormai di separarsi, uno di loro disse: «Signori, quale profitto trarremo dall'avventura che ci è capitato di vivere? Non potremo forse discutere un po', ogni giorno, rispettando sempre le norme che ci ha illustrato madonna Intelligenza? E non potremo forse impegnarci a renderci ogni onore e servizio, al fine di giungere ancor prima ad un accordo? Sono infatti proprio la guerra, la sofferenza, la malevolenza e il continuo infliggersi l'un l'altro onte e danni che impediscono agli uomini d'unirsi in una stessa fede».
(Raimondo Lullo, Il libro del Gentile e dei tre Savi)


PREGHIERA

O Dio,
che hai infiammato il beato Raimondo martire
di ardore apostolico per la diffusione della fede,
fa' che anche noi, per sua intercessione,
conserviamo incrollabile fino alla morte
la fede che abbiamo ricevuto dalla tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE

2Cor 6,4-10; Gv 12,24-26


 LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Primi martiri della chiesa di Roma (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (23 ba'ūnah/sanē):
Abba Anub di Alessandria (III sec.), martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Martiri sotto Nerone
Ottone di Bamberga (+ 1139), vescovo ed evangelizzatore in Pomerania

MARONITI:
I Dodici apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Sinassi dei dodici santi, gloriosi e illustri apostoli
Gelasio di Râmeti (XIV sec.), vescovo (Chiesa romena)
Scialva Achalzicheli (+ 1227), martire (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
I Dodici apostoli

1 luglio

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Mosè l'Etiope (ca 332-407)
monaco

Nel martirologio romano e nei sinassari bizantini si fa oggi memoria di Mosè l'Etiope, monaco nel deserto di Scete.
Nato in Etiopia verso il 332, ci informa Palladio, Mosè era un uomo di colore, alto, molto robusto, che arrivò alla vita monastica dopo svariate peripezie personali.
Di indole violenta, si macchiò di diversi crimini prima di giungere, forse per sfuggire alla giustizia umana, nel deserto di Scete, ma seppe operare una radicale conversione alla carità evangelica attraverso la vita anacoretica, vissuta con sempre maggiore convinzione sotto la guida dei padri del deserto, soprattutto di Macario il Grande e di Isidoro il Presbitero, e resa ancor più dura dalla sua condizione di straniero dalla pelle nera.
Rendendosi conto di aver ricevuto grande misericordia dal Signore, Mosè divenne per tutti i monaci di Wādī al-Naṭrūn un mirabile esempio di umiltà e di mitezza, come testimoniano i Detti dei padri che narrano di lui. Per Cassiano egli è «il più grande fra tutti i santi», e con lui, secondo Poemen, «a Scete si raggiunse il culmine della santità».
Mosè morì all'età di settantacinque anni, dopo essere stato ordinato presbitero su richiesta dei suoi fratelli. Secondo il sinassario alessandrino, che lo ricorda il 24 di ba'ūnah, corrispondente al nostro 1 luglio, Mosè subì il martirio per mano dei barbari, assieme a sette discepoli, verosimilmente nell'anno 407.
È considerato il primo monaco originario dell'Etiopia.


TRACCE DI LETTURA

Un giorno peccò un fratello a Scete; i padri, radunatisi, mandarono a chiamare abba Mosè. Ma, poiché egli non voleva venire, il presbitero gli mandò a dire: «Vieni, la gente ti aspetta!». Egli allora si mosse e venne, portando sulle spalle una cesta forata piena di sabbia. Gli andarono incontro alcuni fratelli e gli chiesero: «Padre, cosa è mai questo?». Disse loro l'anziano: «Sono i miei peccati che scorrono via dietro di me senza che io li veda. E oggi sono venuto qui, per giudicare i peccati degli altri». A queste parole non dissero nulla al fratello che aveva peccato, e gli perdonarono.
(Mosè 2, Detti dei padri del deserto)

Un fratello si recò a Scete dal padre Mosè per chiedergli una parola. L'anziano gli disse: «Va', rimani nella tua cella, e la tua cella ti insegnerà ogni cosa»:
(Mosè 6, Ibid.)


PREGHIERA

Per la sua grande pazienza,
e la sofferenza dei tormenti subiti,
abba Mosè rivestì la corona del martirio.
Volò in alto con lo spirito,
entrò nei luoghi di riposo,
che il Signore ha preparato
per coloro che amano il suo santo Nome.
Chiedi al Signore per noi,
o nostro abba Mosè,
che rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE

1Cor 3,1-8; 2P 1,1-11; At 15,13-29; Lc 14,25-35


I 27 martiri ebrei di Toledo (+ 1488)

Nel 1488, nel corso di un autodafé che ha luogo a Toledo, 20 uomini e 7 donne, accusati di essere «nuovi cristiani», vale a dire di discendere da ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo nel secolo precedente e che tuttavia hanno continuato a praticare clandestinamente la religione ebraica, sono arsi vivi in un rogo pubblico.
L'evento fu il più eclatante fra quelli che tra il 1485 e il 1504 portarono all'eliminazione della presenza dalla Spagna sia degli ebrei rimasti fedeli alla loro religione sia dei «nuovi cristiani», secondo il disegno dell'inquisitore cattolico Torquemada.
Il 31 marzo 1492 il re di Spagna firmerà l'editto di espulsione degli ebrei, il primo di una lunga serie di analoghi provvedimenti in diversi paesi d'Europa.


TRACCE DI LETTURA

I «nuovi cristiani» (ebrei convertiti) si erano moltiplicati in Spagna da tempo; si erano alleati con le principali famiglie del paese e avevano acquisito una grande influenza. I sovrani Ferdinando e Isabella stabilirono degli inquisitori per verificare se essi non continuassero a camminare secondo le loro antiche consuetudini, e fecero gli ebrei oggetto di racconti fantastici e di satire pungenti, mandandone un gran numero al rogo.
Nel 1492, tutte le schiere del Signore, gli esiliati di Gerusalemme in terra di Spagna, furono dispersi ai quattro angoli della terra.
(J. Ha-Cohen, Valle di lacrime).

Giuda è emigrato
per la miseria e la dura schiavitù.
Egli abita in mezzo alle nazioni,
senza trovare riposo;
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto fra le angosce
(Lam 1,3).


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
John (+1813) e Henry (+ 1873) Venn, presbiteri, teologi evangelici

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Simone e Giuda, apostoli (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (24 ba'ūnah/sanē):
Mosè il Nero, monaco (Chiesa copta)

LUTERANI:
Heinrich Voes e Jan van Esch (+ 1523), testimoni fino al sangue nei Paesi Bassi

MARONITI:
Aronne (II mill. a.C.), fratello di Mosè
Gregorio X (+ 1276), papa

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Cosma e Damiano di Roma (+ ca 303), taumaturghi e anargiri
Barlaam di Chutyn (+ 1192), monaco (Chiesa russa)
Leontie di Rădăuti (+ 1432), monaco (Chiesa romena)
Ilia il Giusto Ciavciavadze (+ 1907), poeta (Chiesa georgiana)

2 luglio

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Leggi tutto: 2 luglioHaik Hovsepian Mehr, Tateos Michaelian e Mehdi Dibaj (+ 1994)
martiri

 Le chiese protestanti di diverse tradizioni ricordano in questo giorno tre figure emblematiche di pastori, martiri dell'intolleranza religiosa che si è diffusa con grande virulenza in terra persiana a partire dagli anni '80 del XX secolo. Il 2 luglio del 1994 viene ritrovato il cadavere di Tateos Michaelian, pastore della Chiesa evangelica armena, freddato a colpi di pistola da uno sconosciuto; a tre giorni di distanza, analoga sorte subisce il pastore Mehdi Dibaj, della chiesa delle Assemblee di Dio. Si tratta del terzo omicidio nello stesso anno di alti esponenti delle chiese cristiane in Iran: a gennaio, infatti, era stato il vescovo delle Assemblee di Dio Haik Hovsepian Mehr a finire prematuramente i suoi giorni sotto i colpi dei sicari inviati dalle frange più intolleranti della dirigenza islamica iraniana.
Tutti e tre i pastori evangelici, iraniani di nascita, erano stati a diverse riprese minacciati a motivo della loro fede cristiana. Mehdi Dibaj, accusato fin da giovane di aver apostatato dalla religione dei suoi padri, aveva trascorso più di dieci anni in prigione, e la sua vicenda sembrava ormai doversi concludere con la condanna a morte nel dicembre del 1993, sentenza poi sospesa dietro pressione della comunità internazionale.
La loro gioiosa e ferma adesione alla fede in Cristo, e il loro rifiuto di abbandonare nel momento della prova il gregge loro affidato, hanno fatto di queste tre figure un simbolo del senso che può assumere la permanenza pacifica dei cristiani in terre che umanamente sembrerebbero ormai non riservare loro alcun futuro.


TRACCE DI LETTURA

Gesù Cristo è il nostro salvatore ed egli è il Figlio di Dio. Conoscere questo significa conoscere la vita senza fine. Io che sono un inutile peccatore, ho creduto nella sua amata persona e in tutti i fatti che la riguardano contenuti negli evangeli, e ho consegnato la mia vita nelle sue mani.
Ora la mia vita è soltanto un'occasione datami per servirlo; la morte non sarà altro che un modo più efficace per dimorare con Cristo. Perciò non solo provo soddisfazione a essere in prigione per onore del suo santo Nome, ma sono pronto a dare la mia vita per amore di Gesù, mio Signore, entrando così anticipatamente nel suo regno, al quale accedono i suoi eletti.
Possa l'ombra della magnanimità divina e la mano benedicente e sanante del Padre posarsi e rimanere per sempre su di voi. Amen.
(M. Dibaj, Dichiarazione alla Corte islamica al momento della condanna).


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (25 ba'ūnah/sanē):
Giuda (I sec.), uno dei 70 discepoli (Chiesa copta)
Apertura del Keramt per la stagione delle piogge (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Visitazione di Maria
Georg Daniel Teutsch (+ 1893), vescovo in Transilvania

MARONITI:
Visitazione della Vergine a Elisabetta (vedi al 31 maggio)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Deposizione della veste della santissima Madre di Dio nella chiesa delle Blacherne (V sec.)
Giobbe (+ 1607), patriarca di Mosca (Chiesa russa)
Stefano il Grande e Santo (+ 1504), confessore (Chiesa romena)

VETEROCATTOLICI:
Visitazione di Maria

3 luglio

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Tommaso
apostolo

Di Tommaso, detto Didimo, parla soprattutto il Vangelo di Giovanni, nel quale egli appare spesso in connessione con i grandi misteri della glorificazione di Cristo.
Uomo capace di grande slancio nella sua adesione al Signore, come quando nell'ora della morte di Lazzaro esorta gli altri discepoli ad andare tutti insieme a morire con Gesù, Tommaso è rappresentato altresì come tipo dell'incredulità del credente, il cui cammino verso la pienezza della fede può compiersi soltanto ascoltando e aderendo assiduamente alla testimonianza della comunità.
La sua domanda: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?» dà occasione a Gesù di formulare una delle più alte rivelazioni cristologiche del Nuovo Testamento: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6); ma nonostante la grandezza della rivelazione ricevuta, dopo la resurrezione Tommaso non crede alla testimonianza degli altri discepoli, ed esige di vedere ciò che i suoi orecchi hanno udito. Solo mediante un nuovo intervento del Signore, che accondiscende alla sua debolezza e gli mostra il permanere dei segni della passione nel proprio corpo risorto, Tommaso giungerà alla confessione di fede: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28). A tale confessione, Gesù risponde proclamando la vera beatitudine dei credenti, che è quella di coloro che «pur non avendo visto, crederanno» (Gv 20,29).
Secondo Eusebio di Cesarea, Tommaso evangelizzò la Persia, mentre un'antichissima tradizione lo vuole apostolo delle coste occidentali dell'India; i cristiani del Malabar lo considerano per questo motivo il fondatore della loro chiesa. Sempre secondo la tradizione, morì martire in India, per mano di un re locale.


TRACCE DI LETTURA

È quasi superfluo osservare che quello che il nostro Salvatore dice a Tommaso così chiaramente e in modo così incisivo, egli lo ha sottinteso, in un modo o nell'altro, per tutto il suo ministero: la beatitudine di una mente che crede prontamente. La sua richiesta di una prova di fede nel caso di coloro che vennero a chiedere il suo aiuto miracoloso, la sua lode della fede quando la trovò, il suo dolore dove essa mancava, i suoi ammonimenti contro la durezza del cuore, sono tutte prove evidenti di quanto andiamo dicendo.
(J. H. Newman, Sermoni anglicani ).

O paradossale prodigio,
la paglia ha toccato il fuoco ed è stata salvata,
Tommaso ha messo la mano nel fianco ardente di Gesù Cristo
e non è stato consumato dal contatto:
esso ha mutato l'incredulità della sua anima in una fede piena;
con fervore è sorto un grido dal profondo del suo cuore:
Mio Signore e mio Dio,
o Risorto dai morti, gloria a te!
(Liturgia bizantina, Quarto ichos dei Grandi vespri per la domenica di Tommaso).


PREGHIERA

Padre dei credenti,
nonostante i dubbi
l'apostolo Tommaso ha riconosciuto Gesù
quale Signore e Dio:
accresci la nostra fede,
e conosceremo la beatitudine
di chi crede senza aver visto.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Aba 2,1-4; Ef 2,19-22; Gv 20,24-29


LE CHIESE RICORDANO..

ANGLICANI:
Tommaso, apostolo

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Tommaso, apostolo (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (26 ba'ūnah/sanē):
Giosuè figlio di Nun (II mill. a.C.), profeta (Chiesa copta)

LUTERANI:
Tommaso, apostolo
Aonio Paleario (+ 1570), testimone fino al sangue in Italia settentrionale

MARONITI:
Girolamo (+ 420), padre della chiesa (vedi al 30 settembre)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giacinto il Cubiculario (+ 108), martire
Anatolio (+ 458), arcivescovo di Costantinopoli

SIRO-OCCIDENTALI:
Tommaso, apostolo ed evangelizzatore dell'oriente
Nahum di Ocrida (IX sec.), monaco (Chiesa serba)

SIRO-ORIENTALI:
Tommaso, apostolo

VETEROCATTOLICI:
Tommaso, apostolo