Fratelli, sorelle,
la nostra Regola al paragrafo 16 più volte parla di crisi che può investire la comunità e che attraversa e colpisce il singolo: possono venire tempi in cui “la comunità conosce giorni cattivi”, “tempi di non chiarezza”, così come per il singolo vengono giorni in cui “tu metti in discussione la tua vocazione”. Ciò che forse stupisce è che la Regola afferma a un certo punto che “queste crisi invero sono salutari” (RBo 16).
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Se guardiamo a noi stessi e riconosciamo in coscienza la correttezza del rilievo che ci è stato rivolto, allora possiamo umilmente arrenderci e riconoscere che la correzione è stata un servizio puramente evangelico e fraterno...
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Comprendere non significa scusare, ma situare, contestualizzare: significa rendersi conto che chi mi ha ferito è e resta un fratello, una sorella, che il male ha allontanato da me. Se c’è questo allora si apre la strada anche al perdono. Che appunto perdona ciò che non è scusabile.
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La vita comune ci consente di vedere le nostre mancanze e di provare il desiderio di cambiamento, del nostro cambiamento, e di correggere le nostre mancanze
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