Quella luce che porta il perdono

Osservatore Romano, 10 settembre 2015

La misericordia “la grande luce di amore e tenerezza di Dio che porta in sé il perdono”. E’ quanto sottolinea Papa Francesco in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, indirizzato al priore di Bose, Enzo Bianchi, in occasione dell'annuale convegno di spiritualità ortodossa promosso e ospitato, da oggi fino a sabato 11, dalla comunità ecumenica piemontese. Appuntamento, giunto alla ventitreesima edizione, che  ormai diventato un vero e proprio punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell'oriente cristiano.

Al centro dell'incontro, come mettono in rilievo le parole del Pontefice, il tema della misericordia e del perdono. Argomento, che, sottolineano gli organizzatori, soprattutto “nel tempo drammatico che viviamo, segnato dalla barbarie della guerra e dell'intolleranza, dal prevalere della logica di mercato sulla solidarietà condivisa” intende “ricordare l'urgenza di una pratica del perdono, accanto alla ricerca della giustizia, per ritrovare un'idea di bene comune e una fiducia reciproca che si traduca in responsabilità verso l'altro”.

Una tematica, aggiunge il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, Kurt Koch, che rappresenta anche il “cuore” del movimento ecumenico.

Infatti, ha sottolineato il porporato nel messaggio indirizzato agli organizzatori, “l' ecumenismo non esisterebbe e non potrebbe svolgersi senza la convinzione che i cristiani devono chiedere perdono a Dio e chiedersi vicendevolmente perdono per le divisioni che hanno generato nel Corpo di Cristo”. Non il caso, l'impegno ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico  stato accompagnato fin dall'inizio, da un cammino di perdono che ha trovato il suo gesto paradigmatico nello storico incontro tra Paolo VI e il patriarca ortodosso Atenagora con la reciproca cancellazione delle antiche scomuniche.

Il tema del perdono cristiano e della riconciliazione tra le Chiese è stato anche l'aspetto principale affrontato nel corso della giornata inaugurale che ha visto, tra gli altri, gli interventi del cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, e di Kallistos Ware, metropolita ortodosso di Diokleia, dei cui discorsi pubblichiamo in questa pagina ampi stralci. Introducendo l'incontro, il priore di Bose ha parlato dello scandalo della misericordia. A prima vista un vero paradosso perché uno dei sentimenti principali attribuiti a Dio e comandati all'umanità in tutta la Bibbia rappresenta spesso anche un motivo di scandalo per i presunti giusti.

Occorre invece comprendere, ha rilevato Bianchi, che la santità di Dio splende non quando l'uomo  senza peccato, ma quando Dio ha misericordia e perdona. Numerosi i messaggi inviati al convegno da parte dei responsabili delle Chiese e delle comunità ecclesiali mondiali. Il patriarca ecumenico Bartolomeo evidenzia come la misericordia e la compassione nei confronti dei nostri compagni in umanità occupino un posto centrale tra le altre virtù nell'insegnamento del Signore, poiché nient'altro è così gradito a Dio e niente  a Lui così caro come la compassione. Anzi, niente il Signore, che giudica con giustizia, ricambia in maniera così abbondante come la compassione e l'amore verso gli uomini, dichiarando beati i misericordiosi perché troveranno misericordia

La centralità del tema della misericordia all'interno del messaggio cristiano  evidenziata anche dal patriarca ortodosso di Mosca Cirillo, nel messaggio, a firma del metropolita Ilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato.

Infatti, viene rilevato, nell'appello evangelico a essere misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso è contenuta la testimonianza della più alta dignità dell'uomo, chiamato a collaborare con Dio. E, oggi più che mai, in un contesto segnato dalla crisi delle relazioni internazionali e sociali, occorre riconoscere che  le ferite inferte dall' odio e dall'inimicizia possono essere sanate soltanto dalla misericordia e dal perdono reciproco in nome della pace, della custodia della vita e della salvezza delle generazioni future. Un aspetto, quest'ultimo, evidenziato anche dall'arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Justin Welby, per il quale la pratica del perdono  sempre stata al cuore della nostra fede in Dio e del nostro amore gli uni per gli altri. Ma essa  ancora più urgente oggi, laddove molti sperimentano il conflitto, la sofferenza, la povertà, l'avversità e l'isolamento per mano di altri esseri umani. Una sottolineatura al centro anche dei messaggi inviati dal patriarca copto ortodosso, Tawadros II, dal patriarca greco ortodosso di Antiochia, Giovanni x, e dal patriarca e catholicos di tutti gli armeni, Karekin II.

Lo scandalo della misericordia

Avvenire, 9 settembre 2015

Si apre oggi al monastero di Bose il XXIII Convegno ecumenico internazionale di spiritualitˆ ortodossa, dedicato a Misericordia e perdono. Dopo l’introduzione del fondatore della comunità Enzo Bianchi che qui anticipa qualche linea del suo discorso, sono previsti illustri interventi – tra gli altri – del cardinale Walter Kasper (foto a destra) e del vescovo Kallistos di Diokleia. Nel corso dei lavori, che dureranno sino a venerdì, studiosi cristiani delle varie confessioni passeranno in rassegna le sfaccettature della misericordia – tema dell’imminente anno santo – a partire dalla Bibbia e attraverso la storia della Chiesa; domani pomeriggio è previsto anche il confronto molto attuale sulla Misericordia nella pastorale e il matrimonio dal punto di vista ortodosso (Bassam A. Nassif) e cattolico (Basilio Petrà). Al convegno sono giunti numerosi messaggi di saluto da parte di alti esponenti delle Chiese, tra cui quelli del patriarca ecumenico di Costantinopoli Batholomeos I, del vescovo Ilarion a nome del patriarca ortodosso di Mosca Kirill e del segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino.

La misericordia, il cuore per i miseri, è uno dei sentimenti principali attribuiti a Dio e comandati all’umanità in tutta la Bibbia: sta nello spazio dell’amore e indica bontà, benevolenza, indulgenza, amicizia, disposizione favorevole, pietà, grazia. L’amore, la misericordia di Dio è eterna, fedele, preziosa, meravigliosa, migliore della vita, estesa: cos“ la cantano i Salmi. L’evento stesso della rivelazione di Dio è evento di misericordia: Dio visita Israele misericordia motus, mosso dalla misericordia. Cos'è la rivelazione definitiva del Nome di Dio a Mosè nel libro dell’Esodo culmina con l’affermazione: Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e compassionevole, lento all’ira e grande nell’amore e nella fedeltà (Es 34,5-6). A partire da questa rivelazione, in tutta la Bibbia, dai profeti ai Salmi, è ripreso il suo Nome, misericordioso e compassionevole: la misericordia di Dio è per ogni essere vivente, per i bisognosi e i sofferenti, per i peccatori; è misericordia eterna, attuale, escatologica. Gesù, venuto a rivelare pienamente e definitivamente Dio, porta a compimento con atteggiamenti e parole questa immagine del Dio misericordioso e compassionevole: è il Vangelo, la buona notizia della misericordia. Anche per Gesù giustizia e misericordia restano in tensione, ma è certo che egli rifiuta il giudizio oggi, nella storia. Come la misericordia caratterizza il suo ministero, così nella sua prassi ogni giudizio è sospeso, ogni condanna non eseguita.

Dobbiamo confessare che ancora oggi ciò che di Gesù più scandalizza non sono le sue parole di giudizio e nemmeno il suo fare il bene È. Al contrario, ciò che scandalizza è la misericordia, interpretata da Gesù in un modo che è all’opposto di quello pensato dagli uomini religiosi, da noi! A volte sembra che la misericordia sia invocata da Dio, sia augurata e facile da mettersi in atto, e invece – dobbiamo confessarlo umilmente – in tutta la storia della Chiesa la misericordia ha scandalizzato, e per questo è stata poco esercitata. Quasi sempre è apparso più attestato il ministero di condanna piuttosto che quello della misericordia e della riconciliazione.

Basterebbe leggere la storia con attenzione, per vedere con quale sicurezza lungo i secoli si è usata la parabola della zizzania (cfr. Mt 13,24-30), pervertendola. In essa Gesù chiede di non sradicare la zizzania, anche se minaccia il buon grano, e di attendere la mietitura e il giudizio alla fine dei tempi. E invece quanti cristiani hanno indicato il nemico, il diverso come zizzania, autorizzando il suo sradicamento, fino alla sua condanna al rogo…Questo messaggio scandaloso della misericordia non è capito da quanti si sentono giusti, in pace con Dio (e per i quali Gesù non è venuto: cfr. Mc 2,17!), mentre è compreso e atteso da chi si sente nel peccato, bisognoso del perdono di Dio. E' stato così durante il ministero di Gesù, è stato così nella storia della Chiesa, è così ancora ai nostri giorni, quando siamo interrogati da papa Francesco proprio sulla nostra capacità di misericordia: misericordia della Chiesa, misericordia di ognuno di noi verso chi ha sbagliato o chi ha bisogno del nostro amore.

Spesso siamo disposti a fare misericordia se c’è stata punizione di chi ha fatto il male, se il peccatore è stato sufficientemente umiliato e solo se chiede misericordia come un mendicante. In ogni caso, stabiliamo dei precisi confini alla misericordia, perché pensiamo che certi errori, certi sbagli, certe scelte avvenute nel male e non più riparabili debbano essere punite per sempre dalla disciplina ecclesiastica: per alcuni errori dai quali non si può tornare indietro non c’è misericordia, dunque la misericordia non è infinita, ma a precise condizioni...

Ecco il nostro tradimento del Vangelo, ecco come la misericordia ci scandalizza. In altre parole, la sequenza delitto-castigo è incastonata nella nostra postura di credenti, di uomini religiosi, ma dovremmo interrogarci se l’espressione delitto e castigo è sia cristiana! Perché mai non riusciamo a comprendere che la santità di Dio non splende quando non c’è peccato nell’uomo, ma quando Dio ha misericordia e perdona? Perchè non riusciamo a comprendere che l’onnipotenza, la sovranità di Dio si mostra soprattutto perdonando? Alla luce di questa santità di Dio, di questa sua onnipotenza, si può vivere come strumento di buone opere il Non disperare mai della misericordia di Dio (Regola di Benedetto 4,74).

Quante parole, parabole e incontri di Gesù hanno scandalizzato e ancora scandalizzano i presunti giusti! Costoro, in base al giudizio che danno su se stessi esenti da grandi peccati e smarrimenti, si sentono differenti dagli altri e credono di poter vantare dei diritti davanti a Dio! Che Dio accolga i peccatori pentiti è cosa buona e lodevole, perché egli è amore (1Gv 4,8.16), ma che i peccatori e le prostitute precedano nel regno di Dio i sacerdoti e gli esperti della Legge (cf. Mt 21,32), questo è inaudito, ed è pericoloso affermarlo: eppure Gesù lo ha detto apertamente proprio a questi ultimi…

Che il figlio prodigoÈ sia perdonato dal padre amoroso sarebbe accettabile, magari dopo un tempo di punizione e con la promessa di non reiterare l’errore; ma celebrare in suo onore una festa senza porgli condizioni e ammetterlo in casa senza obiezioni, questo è troppo (cf. Lc 15,20-24): è un pericoloso eccesso di misericordia, perché tutti si sentiranno autorizzati a ripetere la fuga del figlio prodigo, contando sul padre che perdona sempre… E poi in questo modo si sovverte il concetto di giustizia: dove va a finire la giustizia, se c’è un perdono così gratuito, senza condizioni?

Sì, la misericordia di Gesù, quella da lui praticata e predicata, è esagerata e ci scandalizza! Siamo più disponibili agli atti di culto, alla liturgia che alla misericordia (cf. Os 6,6; Mt 9,13; 12,7). Ha scritto giustamente Albert Camus nel suo La caduta: Nella storia dell’umanità c’è stato un momento in cui si è parlato di perdono e di misericordia, ma è durato poco tempo, più o meno due o tre anni, e la storia è finita male.

Intervista radio Vaticana- perdono reciproco

Intervista a Enzo Bianchi, Adalberto Mainardi e e padre Athenagoras Fasiolo da parte di Fabio Colagrande per Radio Vaticana

Perdono reciproco tra le Chiese from Monastero di Bose on Vimeo.

"La misericordia non ha confini, il settanta volte sette che ha chiesto Gesù va applicato sul serio. La Chiesa stessa non sempre è riuscita ad essere all'altezza di questa infinita misericordia di Dio, annunciata in Gesù. Ma dobbiamo ricordarci che non c'è peccato sul quale non vinca la misericordia di Dio". Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, presenta così il tema del XXIII Convegno Ecumenico Internazionale di Spiritualità Ortodossa, in programma nel Monastero piemontese, dal 9 al 12 settembre, e dedicato proprio a "Misericordia e perdono". "L'altro aspetto che va rivalutato, sempre nel confronto con la spiritualità delle chiese orientali - spiega Bianchi - è il significato concreto dell'espressione 'fare misericordia'. Deve essere un aiuto concreto, quotidiano, verso gli ultimi, gli esclusi, le vittime, i poveri. Si tratta di dimensioni che tolgono l'individualismo alla virtù del perdono e la incarnano nella storia".

Al centro del convegno, al quale partecipano una quarantina di vescovi ortodossi, anche il tema del perdono tra le chiese, quelle ortodosse e la Chiesa di Roma. "La Chiesa cattolica su questo cammino si è messa fin dall'inizio di questo secolo, con la liturgia del perdono del Giubileo del 2000, voluta da S. Giovanni Paolo II. Perdono che poi Papa Wojtyla ha chiesto in varie occasioni e che aveva già chiesto Paolo VI e lo stesso Papa Francesco ha chiesto recentemente ai valdesi. Si attenderebbe ora, ma senza pretese e in piena umiltà, che le altre Chiese chiedessero perdono reciprocamente. Perché il perdono deve essere dato da una sola parte perché il Vangelo ci chiede la gratuità e non vuole che ci sia un 'do ut des'. Però ogni chiesa deve applicare a sé questa responsabilità del perdono. E noi avremo bisogno che certe Chiese, anche loro ferite, avessero la forza di chiedere perdono perché, anche loro, hanno commesso il male o hanno difeso la verità con metodi non evangelici.

Non ci sono delle Chiese colpevoli e delle Chiese solo vittime: sovente chi è stato vittima si è vendicato o ha esercitato la rivalsa su altri. Il perdono deve essere perciò davvero reciproco tra noi che viviamo come chiesa militante sulla terra". Enzo Bianchi commenta anche l'invito del Papa, a parrocchie, comunità religiose, monasteri e santuari, a un gesto concreto di solidarietà in vista del Giubileo della Misericordia: accogliere una famiglia di profughi. "Francesco vuole una carità concreta e si rivolge, mi rincresce dirlo, anche a certe porzioni di Chiesa sorde. Il Papa pronuncia questi appelli fin dall'inizio del suo pontificato, ma tante Chiese sono ammorbate dallo spirito mondano, nutrito di diffidenza, ostilità, egoismo, rispetto a questi stranieri che bussano alle nostre porte. Non dimentichiamo che questa sordità che il Papa vuole risvegliare è diventata il peccato di alcune chiese e alcuni cristiani. La maniera più fattiva è rivolgersi non tanto ai governi nazionali, spesso dominati da localismi, ma alle parrocchie. Lì si misurerà se sono davvero cristiani del Vangelo o sono solo cristiani del campanile, come simbolo culturale".

Fabio Colagrande

Rassegna stampa digitale

XXIIIe Colloque œcuménique international de spiritualité orthodoxe "MISÉRICORDE ET PARDON"
egliserusse.eu

Έλεος και συγχώρεση
anastadiosds

“Misericordia e perdono”, al via al Monastero di Bose il 23° convegno
RadioInBlu

Il perdono nella vita di padre Matta El Meskin
Natidallospirito.com

6 settembre 2015

A Bose, Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa su "Misericordia e Perdono"
zenith.org

ΕΛΕΟΣ ΚΑΙ ΣΥΓΧΩΡΗΣΗ (μεταξύ των ανθρώπων και των εκκλησιών)
ΘΕΟΛΟΓΙΚΑ ΔΡΩΜΕΝΑ

Представители Киевских духовных школ принимают участие в Международной конференции в Бозе (Италия)

8 settembre 2015

Bose, l'unità dei cristiani passa per la misericordia
Vatican insider 

9 settembre 2015

Χαιρετισμός του Αρχιεπισκόπου Κύπρου Χρυσοστόμου εις το 23ο Διεθνές Διαχριστιανικό
ΠΙΣΤΟΣ.GR

"ΕΛΕΟΣ ΚΑΙ ΣΥΓΧΩΡΗΣΙΣ" ΤΟ ΘΕΜΑ ΤΟΥ ΦΕΤΙΝΟΥ ΣΥΝΕΔΡΙΟΥ ΣΤΟ BOSE ΤΗΣ ΙΤΑΛΙΑΣ (ΦΩΤΟ)
fanarion.blogspot.it

10 settembre

Представители Киевских духовных школ принимают участие в Международной конференции в Бозе (Италия) 

23ο Διεθνές Συνέδριο Ορθόδοξης Πνευματικότητας στην οικουμενιστική μεικτή και διομολογιακή μοναστική κοινότητα του Μπόζε της Ιταλίας (ΦΩΤΟ)
aktines.it

"ΕΛΕΟΣ ΚΑΙ ΣΥΓΧΩΡΗΣΙΣ" ΤΟ ΘΕΜΑ ΤΟΥ ΦΕΤΙΝΟΥ ΣΥΝΕΔΡΙΟΥ ΣΤΟ BOSE ΤΗΣ ΙΤΑΛΙΑΣ (ΦΩΤΟ)
fanarion.it

Συμπροσευχή στο 23ο Διεθνές Συνέδριο στην οικουμενιστική μεικτή και διομολογιακή μοναστική κοινότητα του Bose της Ιταλίας – Μήνυμα Αρχιεπισκόπου Ιερωνύμου
irgun

12 settembre 2015

Τρίτη ημέρα του 23ου Διεθνούς Οικουμενι(στι)κού Συνεδρίου στο Bose της Ιταλίας και οι επισκέπτες εξ΄ Ελλάδος αυξήθηκαν
Amethystos

13 settembre 2015

Έλεος και συγχώρηση (μεταξύ των ανθρώπων και των εκκλησιών)
Amen.gr

أسقف مصري: حدِّثني عن الوحدة وقبول الآخر لا الانقسام والكراهية
zifas.net

15 settembre 2015

Le président du DREE adresse un message aux organisateurs et aux participants du XXIII symposium international
orthodoxie.com

MERCY AND FORGIVENESS - MISERICORDIA E PERDONO - MISÉRICORDE ET PARDON - ПРОЩЕНИЕ И МИЛОСЕРДИЕ
spc.rs 

19 settembre 2015

Συνέδριο Ορθόδοξης Πνευματικότητας στο Μπόζε της Ιταλίας (ΦΩΤΟ)
Amen.gr

Comunicato stampa conclusivo

XXII Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
BEATI I PACIFICI
Bose, 3-6 settembre 2014
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

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COMUNICATO STAMPA CONCLUSIVO

“Per la pace dell’intero mondo, per la pace delle sante chiese di Dio e per il bene di tutti, preghiamo il Signore”. Continuamente l’invocazione della pace come dono di Dio ritorna nella Divina Liturgia ortodossa.

Questa parola, divenuta inattuale, quasi scandalosa, nel tempo drammatico di crisi e conflitti che viviamo, è risuonata all’inizio e alla fine del XXII Сonvegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, dedicato al tema Beati i pacifici (Mt 5,9), che si è tenuto presso il monastero di Bose dal 3 al 6 settembre 2014. Per quattro giorni, circa duecento partecipanti da tutto il mondo, e rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse, della riforma e della Chiesa cattolica hanno pregato e riflettuto insieme sull’evangelo della pace, che chiede ai cristiani di essere un fermento di riconciliazione e di pace tra le donne e gli uomini contemporanei.

Come ha ricordato nel suo indirizzo di saluto p. Enzo Bianchi, Priore di Bose e presidente del comitato scientifico del convegno, “la pace è un dono del Signore, un dono dall’alto, una promessa messianica”, mentre “l’inimicizia, la violenza, la guerra continuano a essere la grande seduzione per gli uomini”: occorre intraprendere un itinerario per discernere le radici della violenza e offrire le ragioni di un’autentica educazione alla pace, nell’ospitalità del diverso, nell’operosità della riconciliazione, nella fatica del perdono.

Giunto alla sua ventiduesima edizione, il Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa è diventato un punto di riferimento internazionale per il dialogo ecumenico e lo studio della tradizione spirituale dell’oriente cristiano, secondo una visione ampia del dialogo interculturale e interreligioso, che include l’Europea orientale, l’Ucraina, la Russia e il Medio Oriente.

La partecipazione delle Chiese

Particolarmente ricca è stata la presenza dei delegati delle Chiese, documentata dai messaggi inviati al Convegno dai capi delle chiese. In apertura del Convegno Enzo Bianchi, priore di Bose, ha letto il saluto espresso a nome di papa Francesco dal cardinale Pietro Parolin, segretario di stato di Sua Santità. Il metropolita Athenagoras del Belgio ha rappresentato il patriarca Bartholomeos di Costantinopoli, e l’archimandrita Athenagoras Fasiolo il metropolita d’Italia Ghennadios. La delegazione del patriarcato di Mosca è stata guidata dal vescovo Kliment di Krasnoslobodsk, che ha portato il saluto del patriarca Kirill e letto il messaggio del metropolita Ilarion di Volokolamsk. Della delegazione russa facevano parte l’igumeno Arsenij (Sokolov) e padre Aleksej Dikarev del Dipartimento delle relazioni esterne; ai lavori ha partecipato anche l’arcivescovo Zosima di Vladikavkaz e Alanija. La Chiesa ortodossa ucraina è stata rappresentata dai vescovi Filaret di Leopoli e Galizia, che ha recato il saluto del metropolita di Kiev Onufrij, e Ilarij di Makariv, vicario di Kiev; erano inoltre presenti l’archimandrita Filaret (Egorov) e gli ieromonaci Dosifej (Michailiuk) e Leontij (Tupkalo) della Lavra delle Grotte di Kiev; il vescovo Stefan di Gomel e Žlobin, che con padre Nikolaj Bolochovskij ha rappresentato la Chiesa ortodossa bielorussa, ha letto il messaggio del metropolita Pavel di Minsk. Il vescovo Andrej Čilerdžić (Vienna) ha letto il messaggio del patriarca Irinej di Serbia, padre Atanasie Rusnac il saluto del patriarca Daniel di Romania; della Chiesa ortodossa romena ha preso parte ai lavori anche il metropolita Serafim di Germania. Per la Chiesa ortodossa bulgara erano presenti i metropoliti Dometian di Vidin e Antonij (Mihalev) d’Europa occidentale, che ha letto il saluto del patriarca Neofit. La Chiesa di Cipro è stata rappresentata dal vescovo Gregorios di Mesaorias, che ha letto il messaggio di Chrysostomos II, arcivescovo di Cipro e quella di Grecia dal metropolita Ioannis di Thermopylon, con il messaggio di Hieronymos II, Arcivescovo di Atene; la Chiesa ortodossa d’America dai vescovi Alexander di Toledo e Melchisedek di Pittsburgh. Il patriarca di Antiochia Youhanna X è stato rappresentato da padre Porphyrios (Giorgi); padre Adam (Makaryan) ha letto il messaggio di Karechin II, Catholikos di tutti gli Armeni, e il vescovo Jonathan Goodall di Ebbsfleet il messaggio di Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury.

Per la Chiesa Cattolica hanno partecipato ai lavori presenti l’arcivescovo Antonio Mennini, Nunzio Apostolico nel Regno Unito, i vescovi Marco Arnolfo di Vercelli, Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, Pier Giorgio Debernardi di Pinerolo, Alberto Silvani di Volterra, mons. Andrea Palmieri e p. Hyacinthe Destivelle, delegato del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, che ha dato lettura del messaggio del suo presidente, il cardinale Kurt Koch. Nel corso del Convegno sono stati letti i messaggi del card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le chiese orientali e di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale italiana.

Michel Nseir ha letto il messaggio di Olav Fykse Tveit, Segretario generale del consiglio ecumenico delle chiese. Tra gli altri numerosi messaggi pervenuti, quelli del patriarca di Alessandria Theodoros II, del vescovo anba Raphail, segretario del santo Sinodo della Chiesa copta ortodossa, dei metropoliti Antonij di Boryspil’, rettore dell’Accademia Teologica di Kiev, e Chrysostomos di Messinia.

Alla giornata inaugurale del Convegno ha partecipato S.E. Aleksandr Avdeev, ambasciatore della Federazione Russa presso la Santa Sede. Particolarmente significativa la presenza di numerosi monaci e monache d’Oriente e Occidente.

I lavori del Convegno

L’ascolto e lo studio della Scrittura, l’esperienza liturgica, le parole sulla pace nei padri della Chiesa, l’insegnamento dell’esperienza monastica e spirituale dell’Oriente cristiano, la testimonianza dei martiri, sono le tappe che hanno scandito il percorso del Convegno.

Aristotle Papanikolaou (New York) ha tenuto la relazione inaugurale, Per un’antropologia cristiana della pace, mostrando come “la virtù del perdono, sia in grado di offrire risorse per illuminare e trasfigurare l’esperienza umana della violenza”, e innestarsi nell’aspirazione dell’uomo alla theosis – la comunione divino-umana. D’altra parte la purificazione della violenza inizia con un’ermeneutica della Scrittura che sappia discernere in se stessi l’inimicizia e al tempo stesso la misericordia di Dio, per esempio secondo l’itinerario proposto da Michail G. Seleznev (Mosca) nella sua analisi della “violenza, riconciliazione e pace nei Salmi”, e da Christos Karakolis (Atene), che ha parlato della “pace, dono del Cristo risorto”, con riferimento a Gv 20,19-21. Sorgente della pace è, infatti, il mistero pasquale, celebrato nella Divina Liturgia, epiclesi di pace, di cui ha parlato il vescovo Andrej Čilerdžić (Vienna).

Se gli uomini operano la giustizia e fanno misericordia, la pace abita la terra, come non si stancano di ripetere i padri d’Oriente e d’Occidente, il cui messaggio è stato approfondito da diverse angolature: storiche, esegetiche, spirituali. Porphyrios Georgi (Balamand, Libano) ha presentato la comprensione della pace nei commenti dei padri; Daria Morozova (Kiev) la figura storica e di un grande padre artefice di riconciliazione nella Chiesa, san Clemente vescovo di Roma, e la sua ricezione nella tradizione antico-slava. John Behr (New York) ha esaminato l’attività di s. Ireneo di Lione tra le comunità cristiane di Roma nel promuovere la pace tra le chiese facendo appello alla tolleranza e alla diversità. Symeon Paschalidis (Tessalonica) ha studiato la complessa dinamica spirituale del conflitto e della riconciliazione nella tradizione ascetica orientale.

Se i padri della Chiesa privilegiarono l’aspetto spirituale della pace rispetto alla sua dimensione politica e sociale, pensare la pace resta una sfida aperta per la teologia contemporanea. La tradizione della santità in Oriente e in Occidente offre una risposta a questa ricerca come stile di vita capace di narrare un’altra possibilità di abitare il mondo e immaginare un futuro di pace per l’umanità lacerata da antagonismi economici, sociali, religiosi.

È quello che si è proposta la sezione “Testimoni di pace”, introdotta dalla riflessione di Cyril Hovorun (Yale) sul ricorso, nella storia, alla coercizione da parte delle chiese, e sulla necessità di una purificazione evangelica del rapporto tra sfera politica e teologica, centrata sulla libertà della persona.

La testimonianza di autentici operatori di pace antichi e moderni, monaci e laici, ha costituito la parte centrale del convegno. Sono state presentate e discusse le figure di san Francesco di Assisi (Panagiotis Yfantis, Tessalonica), del santo vescovo armeno Nerses di Lambron del xii secolo (Adam Makaryan, Etchmiadzin), di san Silvano dell’Athos (sr. Magdalene, Maldon, Essex), di Nikolaj Nepluev (1851-1908) e la sua fraternità operaia dell’Esaltazione della Croce (Natalija Ignat’ovič, Mosca), del patriarca Atenagora di Costantinopoli (Athenagoras Peckstadt, metropolita del Belgio), del teologo ortodosso bulgaro Stefan Zankov, pioniere del movimento ecumenico (Viktor Mutafov, Sofia), di padre André Scrima, grande testimone del dialogo tra le religioni (Anca Manolescu, Bucarest).

I cristiani nel mondo sono chiamati a un’esistenza di riconciliati, per tradurre la novità della pace cristiana nell’oggi della storia. Gli interrogativi pressanti che ci sono consegnati dal tempo che viviamo sono stati affrontati nella Tavola rotonda coordinata da Jim Forest, segretario internazionale dell’Associazione ortodossa per la pace, cui hanno preso parte Amal Dibo (Beirut), Pantelis Kalaitzidis, (Volos), Aleksandr Ogorodnikov (Mosca) e Konstantin Sigov (Kiev). La pace come pratica dell’amicizia a tutti i livelli, interpersonale, sociale, internazionale, indica una via alternativa alle strutture di paura che generano oppressione e guerra.

La tavola rotonda è stata preceduta da alcuni minuti di preghiera, per ricordare insieme le vittime delle guerre in corso, in particolare i due vescovi di Aleppo, Paul Yazigi, della Chiesa Ortodossa di Antiochia, e Youhanna Ibrahim della chiesa Siro-Ortodossa, che si trovano tuttora nelle mani dei rapitori insieme a numerosi altri ostaggi.

La giornata conclusiva del Convegno, ha grazie alle relazioni di John Chryssavgis (Boston) e del metropolita di Diokleia Kallistos di Diokleia (Oxford), ha offerto indicazioni concrete. La prima ha proposto una lettura dell’intera serie delle beatitudini matteane, sulla falsariga dell’invocazione liturgica “per la pace del mondo intero”, che – com’è stato rilevato – “include ogni angolo della creazione di Dio, fino all’ultimo granello di polvere” consegnandolo alla responsabilità dei cristiani. La seconda, fondandosi soprattutto sull’analisi dei testi liturgici e patristici, ha messo in luce i vari aspetti della pace cristiana, che è “l’irruzione del regno escatologico nell’attuale ordine mondano”, e perciò una realtà “rivoluzionaria” e tutt’altro che una condizione passiva. La pace “che viene dall’alto”, da Dio, ha necessarie e precise implicazioni sociali, da adempiere nella compagnia degli uomini, che chiamano ciascun credente ad aprirsi al servizio e alla carità: “La dossologia deve diventare diakonia”.

Le conclusioni del convegno, a nome del Comitato scientifico del Convegno, sono state affidate a p. Michel Van Parys, che ha tra l’altro ricordato “lo stretto legame tra l’unità della chiesa e la pace nel mondo”. Al termine, il priore di Bose Enzo Bianchi, a nome della Comunità, ha espresso un ringraziamento al Signore per questi giorni di grazia e di pace, che ancora una volta, nel mistero dell’incontro reciproco, hanno permesso di rinnovare la fiducia gli uni negli altri. Educare alla pace, infatti, “è per ciascuno di noi una verifica della propria qualità comunitaria”, e un seme di trasformazione della società.

La XXIII edizione del Convegno si terrà il prossimo anno, dal 9 al 12 settembre 2015.