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28 novembre

PAISIJ VELIČKOVSKIJ (1722-1793)
monaco

Le chiese ortodosse ricordano oggi lo starec  Paisij Veličkovskij, maestro di intere generazioni di monaci. Paisij nacque nel 1722 a Poltava, in Ucraina. Desideroso di una profonda vita spirituale, egli entrò nell'Accademia teologica di Kiev. Deluso dai sistemi troppo ispirati alla teologia delle scuole occidentali e poco radicati nella tradizione patristica, egli partì alla volta dell'Athos, dove giunse all'età di 24 anni. Uomo di grande dolcezza, amante della sapienza e capace di utilizzare i moderni metodi scientifici per esplorare il pensiero dei padri, Paisij trovò presto riunita attorno a sé una folta schiera di monaci romeni e slavi. Cominciò allora a organizzare comunità cenobitiche, che strutturava attorno al duplice polo della preghiera di Gesù, da lui appresa al Monte Athos, e dello studio dei padri. Grazie a Paisij e ai suoi compagni furono tradotte per la prima volta in lingua romena e slava moltissime opere patristiche. È a lui che si deve l'edizione in slavone della Filocalia, cioè dell'antologia composta da Nicodemo Aghiorita di testi dei padri orientali sulla preghiera del cuore. Per il suo discernimento e l'enorme numero di discepoli di diverse nazionalità che aveva accolto e saputo riconciliare attorno a sé, Paisij esercitò un profondo influsso sulla vita spirituale di generazioni di cristiani e di monaci. Paisij morì il 15 novembre del 1793 nel monastero romeno di Neamţ, di cui nel 1779 era divenuto starec.


TRACCE DI LETTURA

Così si edifica la vita comunitaria dei cenobi: per prima cosa, figli miei occorre che chi presiede sia molto versato in tutte le divine Scritture, in pieno possesso del dono di un vero e retto discernimento, capace di istruire e di guidare i suoi discepoli secondo la potenza delle sante Scritttire. Abbia amore vero e sincero per tutti. Sia mite e molto umile, molto paziente. Sia assolutamente libero dalla collera. In secondo luogo, i discepoli siano nelle sue mani come utensili nelle mami dell'artista, come argilla nelle mani del vasaio, corne la pecora nelle mani del pastore. Non posseggano beni particolari, nulla di nulla, nemmeno un ago. Non confidino in se stessi a proposito di nulla, ma solo nel loro padre spirititale.
(P.Veličkovskij, Lettere)

La vera obbedienza consiste in questo: nel non pensare che si servono gli uomini, bensì il Signore. Dall'obbedienza nasce l'umiltà e l'umiltà è il fondamento di tutti i comandamenti, così come l'amore ne è la sommità. Perciò sforzatevi, nei limiti delle vostre possibilità, di compiere tutti i comandamenti del Signore. Umiliatevi l'uno davanti all'altro; preferite l'altro a voi stessi e abbiate amore secondo Dio tra di voi. Allora ci sarà in voi un'unica anima e un unico cuore nella grazia di Cristo.
(P. Veličkovskij, Istruzioni ai monaci)


PREGHIERA

Diffusore per grazia
della vita monastica,
come un'ape laboriosa
hai nutrito le nostre anime
di scritti patristici,
guidando ciascuno di noi
sulla via della salvezza,
per cui ti cantiamo:
rallegrati, sapiente padre Paisij,
rinnovatore della paternità spirituale
nelle nostre terre.


LETTURE BIBLICHE

Eb 13,7-16; Lc 6,17-23


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giovanni di Dio (+ 1550), religioso (calendario ambrosiano)
Caprasio (III-IV sec.?), vescovo e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (19 hatūr/ ḫedār):
Dedicazione della chiesa di San Sergio e Bacco a Rosafa (Chiesa copto-ortodossa)
Bartolomeo, apostolo (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Margaretha Blarer (+ 1541), madre di comunità a Costanza

MARONITI:
Stefano il Giovane (+ 764), martire
Irenarco di Sebaste (+ 303), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Stefano il Giovane, osiomartire
Irenarco, martire
Paisij Veličkovskij, monaco (Chiesa russa)

SIRO-OCCIDENTALI:
Giuliano (+ 595), patriarca di Antiochia

SIRO-ORIENTALI:
Andrea, apostolo (Chiesa malabarese)

29 novembre

GIACOMO DI SARŪG (451-521)
pastore

La chiesa siro-occidentale fa oggi memoria di uno dei suoi più grandi scrittori e poeti: Giacomo di Sarūg la cui vita ci è giunta soprattutto grazie alla Storia del contemporaneo Giacomo di Edessa. Nato nel 451 nel villaggio di Qurtam, sull'Eufrate, Giacomo studiò alla celebre scuola di Edessa. A 22 anni divenne monaco, e iniziò presto a trasfondere la sua meditazione delle Scritture in poemi religiosi di rara bellezza. Dopo aver ricevuto l'ordinazione presbiterale, Giacomo divenne visitatore ecclesiastico della chiesa locale di Ḥawra, ed ebbe così modo di conoscere tutta la Siria; poi, sul finire della vita, fu eletto vescovo di Batnān-Sarūg, nel 518. Giacomo morì il 29 novembre del 521, e per le sue grandi doti di scrittore la chiesa siriaca gli attribuì il titolo di «arpa dello Spirito santo», al pari del suo maestro sant'Efrem. Dei suoi 763 poemi, appena un terzo è giunto a noi. In essi Giacomo canta con continui e sapienti rinvii alle Scritture ebraiche e cristiane la bellezza dell'agire divino nella storia, riflesso emblematicamente nello sguardo misericordioso di Dio rivelato a noi dal volto di Cristo.


TRACCE DI LETTURA

Nel suo dolore, l'anima malata dice:
Chi mi restituirà la bellezza di cui ero adorna
perché non pecchi più?

E se Dio mi ha gradito
a motivo della sua misericordia,
chi mi restituirà le qualità che ho perduto?

La mia natura è bella e splendente come il giorno;
se succederà che si spenga e si oscuri,
chi la rischiarerà ancora
per restituirle la bellezza?

E se tu cancelli i miei peccati
con la tua misericordia,
chi mi innalzerà al livello da cui sono caduta?

O anima che hai perduto la bellezza,
tu sei l'immagine del re: vieni!
La tua bellezza è fra le mani del tuo Signore:
egli l'ha custodita per te fino al momento
in cui farai ritorno a lui.

Allora egli te la ridarà
secondo la sua promessa.
Ci tiene assolutamente a rendertela.
(Giacomo di Sarug, Poemi )


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Giorno d'intercessione e ringraziamento per l'attività missionaria della chiesa

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Saturnino (III sec.), vescovo di Tolosa e martire (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (20 hatūr/ ḫedār):
Anniano (I sec.), 2° patriarca di Alessandria (Chiesa copto-ortodossa)
Teodoro lo Stratilata (+ 319), martire (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI
Saturnino, martire a Roma

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Paramone di Bisaltia e 370 compagni (+ 250), martiri

SIRO-OCCIDENTALI:
Giacomo di Sarūg, vescovo

30 novembre

ANDREA
apostolo

Oggi le chiese d'oriente e d'occidente ricordano Andrea, apostolo del Signore. Figlio di Giona e fratello di Simon Pietro, Andrea era originario di Betsaida ed esercitava il mestiere di pescatore. Discepolo del Battista, egli comprese in profondità la testimonianza resa da Giovanni a Gesù di Nazaret e si mise subito alla sequela dell'Agnello di Dio. Andrea fu il «primo chiamato», e si prodigò per portare a Gesù quanti attendevano il Messia. Secondo la tradizione, dopo la morte e resurrezione di Gesù egli annunciò il vangelo in Siria, in Asia Minore e in Grecia. Divenuto pescatore di uomini attraverso l'annuncio della stoltezza della croce, Andrea morì a Patrasso, crocifisso come il suo Maestro. Nel IV secolo, le sue reliquie furono trasferite a Costantinopoli. Finite poi in occidente, esse sono state restituite alla chiesa di Patrasso da papa Paolo VI nel 1974, in segno d'amore verso l'ortodossia, che venera in Andrea il primo arcivescovo della chiesa di Costantinopoli.


TRACCE DI LETTURA

Andrea, dopo essere rimasto con Gesù e aver imparato tutto ciò che Gesù gli aveva insegnato, non tenne chiuso per sé il tesoro, ma si affrettò a correre da suo fratello per comunicargli la ricchezza che aveva ricevuto. Ascolta bene cosa gli disse: «Abbiamo trovato il Messia, che significa Cristo». Questa è la parola di un'anima che con grande ansietà prepara la venuta di lui e attende la sua discesa dai cielo, ed è piena di gioia sovrabbondante quando l'Atteso si è manifestato, e si affretta ad annunziare agli altri la grande novità. L'aiutarsi reciprocamente nella vita spirituale è proprio segno di benevolenza, di amore fraterno, di sincerità d'animo. Guarda anche Pietro: Andrea «lo condusse da Gesù», affidandolo a lui perché imparasse tutto da lui direttamente.
(Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Giovanni 19,1)


PREGHIERA

Dio di verità,
tu hai concesso ad Andrea
di obbedire senza esitare
alla chiamata di Gesù
e di seguirlo senza dilazione:
accordaci di vivere
nella disponibilità alla tua parola
e di rallegrarci
per essere stati annoverati
tra ali amici di Cristo
tuo Figlio, nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
Rm 10,9-18; Gv 1,35-42


ETTY HILLESUM (1914-1943)
martire ebrea

Il 30 novembre del 1943 muore ad Auschwitz, dov'era internata da poco più di due mesi, Etty Hillesum, giovane ebrea olandese di origine russa. Esther (Etty) Hillesum era nata nel 1914 a Middelburg nei Paesi Bassi, ed era figlia di un professore di liceo e di una donna scampata di poco ai pogrom russi. Giovane di grande temperamento, molto dotata per gli studi, Etty fu soprattutto una persona capace di custodire un intenso vissuto interiore, che le permetterà di dare un senso agli eventi tragici della vita, fino a ritrovare un dialogo con Dio negli abissi della disperazione e del non senso costituiti dall'esperienza della Shoah. Compiuti gli studi di diritto e di psicologia ad Amsterdam, Etty Hillesum vide infatti profilarsi nel 1940 il destino dell'intera comunità ebraica olandese, quando le truppe naziste occuparono il suo paese. Accompagnata dall'amicizia e dal confronto con l'analista tedesco Julius Spier, Etty iniziò a scrivere l'8 marzo del 1941 un diario nel quale traccerà il proprio itinerario spirituale fino alla morte nei campi di sterminio. Tutti conoscono, anche se alcuni vorrebbero dimenticarlo, il numero di ebrei sterminati nella Shoah: 6 milioni. Gli scritti postumi della giovane ebrea olandese possono essere un aiuto significativo per ricordare, attraverso la voce di un testimone oculare, la disperata ricerca di significato in eventi la cui portata richiede, da parte di chi non vi ha preso parte, unicamente una memoria attenta e silenziosa.


TRACCE DI LETTURA

Non mi faccio molte illusioni su come stiano le cose veramente e rinuncio persino alla pretesa di aiutare gli altri; partirò sempre dal principio di «aiutare Dio» il più possibile e se questo mi riuscirà, bene, allora vuol dire che saprò esserci anche per gli altri. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali, ma anch'esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilità, più tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all'ultimo la tua casa in noi. Mio Dio, cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutare noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l'unica cosa che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.
(E.Hillesum, Diario )


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Andrea, apostolo

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Andrea, apostolo

COPTI ED ETIOPICI (21 hatūr/ ḫedār):
Gregorio il Taumaturgo (+ ca 270) (Chiesa copta)
eyon (Montagna di Sion, festa della Vergine) (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Andrea, apostolo
Alexandre Roussel (+ 1728), testimone fino al sangue in Francia

MARONITI:
Andrea, apostolo

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI
Andrea il «primo chiamato», apostolo
Michele Gobroni (+ 914), martire (Chiesa georgiana)

SIRO-OCCIDENTALI:
Andrea, apostolo

VETEROCATTOLICI :
Andrea, apostolo

 

1 dicembre

Leggi tutto: 1 dicembre

Charles de Foucauld (1858-1916)
monaco

Nato a Strasburgo nel 1858, Charles de Foucauld restò presto orfano. Dopo un'adolescenza agiata e una turbolenta carriera nell'esercito, sentì il fascino del mondo arabo e compì viaggi di conoscenza e di studio in Marocco. A ventotto anni egli riscoprì la fede cristiana e al tempo stesso avvertì la propria vocazione: «Non appena cominciai a credere che esistesse un Dio, capii che non potevo fare altro che vivere per lui», scriverà alcuni anni più tardi. Entrato nella trappa di Notre-Dame des Neiges, egli assunse il nome di fr. Marie-Albéric ed emise i voti monastici; ma la sua ricerca di Dio nell'abbassamento e nella sequela del Cristo povero che ha preso l'ultimo posto, lo porterà a lasciare la trappa con il consenso dei superiori e a partire per la Terra Santa e più tardi per il Sahara.
Ordinato presbitero, Charles iniziò nel deserto la sua presenza silenziosa di amore universale in mezzo alle popolazioni tuareg. Il riscatto degli schiavi e la loro evangelizzazione, la traduzione del vangelo nella lingua locale, l'incontro con i musulmani - come lui interamente «abbandonati», nella fede, in Dio - segnarono gli anni trascorsi a Béni-Abbès e a Tamanrasset. Fu in quest'ultima località, in un clima di ostilità tra francesi e arabi, che Charles de Foucauld venne ucciso, probabilmente per errore, il 1° dicembre del 1916. «Vivi come se dovessi morire martire oggi», aveva scritto alcuni anni prima nel suo diario. Parabola del chicco di grano che dà frutto solo se cade a terra e muore, Charles de Foucauld, che non ebbe compagni nel suo cammino di intimità con Cristo nella sofferenza e nella morte a se stesso, troverà dopo la sua morte numerosi discepoli che come lui abbracceranno la croce di Cristo, certi di poter così abbracciare anche colui che vi fu appeso.


TRACCE DI LETTURA

Signore mio Gesù,
voglio amare tutti coloro che tu ami.
Voglio amare con te la volontà del Padre.
Non voglio che nulla separi il mio cuore
dal tuo,
che vi sia qualcosa nel mio cuore
che non sia immerso nel tuo.
Tutto quel che vuoi io lo voglio.
Tutto quel che desideri io lo desidero.
Dio mio, ti do il mio cuore,
offrilo assieme al tuo a tuo Padre,
come qualcosa che è tuo
e che ti è possibile offrire,
perché esso ti appartiene.

(C. de Foucauld, Preghiera)

Abbiate profondamente scolpito nel fondo dell'anima questo principio da cui tutto scaturisce: tutti gli uomini sono davvero, autenticamente fratelli in Dio, loro Padre comune, il quale vuole che si considerino, si amino, si trattino in tutto come i fratelli più teneri.

(C. de Foucauld, Ritiro a Efrem)


PREGHIERA

Dio di amore,
nella comunione dei santi
noi oggi facciamo memoria
di Charles de Foucauld,
tuo fedele discepolo,
che ha camminato nella povertà,
nella solitudine
e nella contemplazione:
concedi a noi
di essere pervasi
dalla carità di Gesù tuo Figlio,
e di seguirlo sempre,
in ogni situazione,
perché egli è il Signore vivente
nei secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE:
Fili 3,7-14; Gv 12,24-26


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Charles de Foucauld, eremita nel Sahara

COPTI ED ETIOPICI (22 hatūr/ ḫedār):
Cosma e Damiano (+ 303 ca), martiri (Chiesa copta)

LUTERANI:
Eligio (+ 660), vescovo e benefattore in Franconia

MARONITI:
Nahum (VII sec. a.C.), profeta
Francesco Saverio (+ 1552)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Nahum, profeta

 

2 dicembre

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Jan van Ruusbroec (1293-1381)
monaco

Il 2 dicembre del 1381, all'età di 88 anni, si spegne Jan van Ruusbroec, canonico regolare della chiesa di Santa Gudula a Bruxelles e poi monaco a Groenendael. Nativo del villaggio di Ruusbroec, nei pressi di Bruxelles, Jan acquisì una notevole cultura pur senza frequentare le università del suo tempo. Egli era del resto poco attratto dalle speculazioni scolastiche, e alle discussioni astratte su Dio e sull'anima umana preferiva l'indagine dell'esperienza spirituale e della psicologia della vita interiore. La sua assiduità con le Scritture e con i padri, unita a un saldo equilibrio umano, gli evitarono nei suoi scritti mistici ogni deviazione dalla via del vangelo. Ordinato presbitero nel 1317, Jan fu per ventisei anni canonico a Bruxelles, dove diede un forte impulso alla vita spirituale dei suoi parrocchiani componendo per loro diverse opere spirituali di assoluto valore, tra cui il suo capolavoro, Le nozze spirituali. Quando la situazione in città si fece pesante, sia per l'imperversare di pseudopredicatori fanatici, sia per il crescente imborghesimento del clero, Jan si ritirò assieme a cinque compagni a Groenendael, nella campagna belga, per condividere una vita di povertà e di preghiera. Qui egli esercitò un intenso ministero di paternità spirituale, e compose altre opere pregevoli. La sua esperienza di vita ritirata, tesa all'incontro con Dio nella preghiera e all'accoglienza della continua novità portata dal rapporto d'amore che il credente intrattiene con Dio, sarà una delle principali fonti d'ispirazione della devotio moderna.


TRACCE DI LETTURA

Una voce grida: «Guardate, ecco lo sposo che viene: uscitegli incontro». Per colui che intende mettersi a guardare in questo modo soprannaturale attraverso intime occupazioni, tre cose sono necessarie. Anzitutto la luce della grazia di Dio, ma secondo un modo più elevato di quello che si può percepire nella vita attiva esteriore, sprovvista di intimo zelo. Quindi, lo spogliamento da ogni immagine estranea e da ogni agitazione del cuore, per poter essere liberi dalle creature, senza immagini suscitate da esse, senza prestare loro attenzione e senza essere occupati da esse. Infine, il libero volgersi della volontà, mediante il raccoglimento di ogni nostra potenza, del corpo e dello spirito, dopo che la volontà si è sbarazzata di qualsivoglia attaccamento disordinato per fluire ormai unita a Dio e al pensiero, affinché la creatura dotata di ragione possa acquisire in modo sovrannaturale la sublime unità di Dio, ed essere stabilita in essa. Ecco perché Dio ha creato il cielo, la terra e ogni cosa, e in vista di tutto ciò si è fatto uomo, ci ha istruiti con la sua parola e la sua vita, essendo lui stesso, del resto, la via che conduce a una simile unità. Non solo, egli morì, prigioniero dell'amore, è salito in cielo e ha dischiuso anche a noi questa stessa unità, nella quale ci è possibile conseguire la beatitudine senza fine.

(J. Ruusbroec, Nozze spirituali 2,11)


PREGHIERA

O Dio,
che hai reso bello
il beato Giovanni Ruusbroec
con la santità di vita
e i carismi che gli hai donato,
concedici, attraverso la sua preghiera
e seguendo le sue tracce,
di aderire, nelle mutevoli situazioni della vita,
alle realtà celesti
con tutte le nostre forze.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


Leggi tutto: 2 dicembreFilarete di Mosca (1782-1867)
pastore

Il 19 novembre del vecchio calendario, pari al 2 dicembre gregoriano, la Chiesa russa ricorda Filarete, metropolita di Mosca e di Kolomna. Per quasi cinquant'anni sulla cattedra episcopale moscovita, Filarete è forse il vescovo più amato nella memoria popolare russa. Basilio Michajlovič Drozdov era nato a Kolomna, nel governatorato di Mosca, nel 1782. Presto emerse in lui il dono che lo ha reso celebre fino ai nostri giorni: il grande talento di predicatore del vangelo. Formatosi alla Laura della Trinità San Sergio, Basilio emise i voti monastici assumendo il nome di Filarete, in memoria di san Filarete il Misericordioso. Fu docente di ebraico, di poetica e di storia della chiesa, e come insegnante e rettore cercò di ripristinare l'uso della lingua russa nell'insegnamento religioso, allora impartito in latino. La versione della Bibbia in lingua russa certamente non avrebbe visto la luce senza l'instancabile opera di Filarete, deciso a porre ogni fedele in contatto con la viva fonte delle Scritture. Accanto alle Scritture egli favorì in ogni modo la traduzione in lingua moderna degli scritti patristici. Eletto vescovo di Ravel'sk nel 1817, Filarete fu trasferito a Tver', a Jaroslavl' e quindi nel 1821 a Mosca. A Mosca, oltre a organizzare capillarmente la vita della diocesi, egli compose un Catechismo cristiano tuttora in uso come manuale nelle scuole religiose russe, e non perdette occasione per accompagnare incontri e celebrazioni liturgiche con omelie sapienti e accessibili al popolo. Alla fine della sua vita le sue omelie saranno raccolte in diversi volumi, tuttora inediti nelle varie lingue occidentali. Filarete morì nel 1867, dopo aver celebrato la divina liturgia e aver ricevuto, com'era solito, un gran numero di visitatori.


TRACCE DI LETTURA

Filarete non costruì un sistema, ma le sue pratiche, pur frammentarie, hanno un'intima interezza e organicità, dovuta innanzitutto all'unità di concezione: in esse si esprime una vivida esperienza teologica, sofferta e plasmata nell'attività e nelle veglie di preghiera. Nella storia ecclesiastica russa Filarete fu il primo a sentire la teologia come un compito vitale, un gradino essenziale per l'elevazione e il progresso spirituale, e a viverla senza limitarsi ad essere semplicemente un teologo. Riteneva che dal pulpito, dal seggio episcopale nella cattedrale, soltanto la ferma predicazione della fede fosse conveniente. Contenuto nelle parole, Filarete non improvvisava mai, ma leggeva o seguiva un testo scritto, secondo le regole delle scuole di retorica del tempo. Come insegnante e teologo, fu innanzitutto un biblista, e nei propri sermoni egli interpretava la Parola di Dio, e non si limitava a citare la Bibbia come prova o testimonianza. Secondo la felice espressione di Bucharev, la Bibbia rappresentava per lui «i pensieri del Dio vivente e onnisciente, discesi dalla sua irraggiungibilità alla nostra comprensione». Intellettualmente Filarete viveva nell'elemento biblico.

(G. Florovskij,  Le vie della teologia russa)


PREGHIERA

Acquisita la grazia dello Spirito santo,
o santo e sapiente vescovo Filarete,
hai predicato giustizia e verità
illuminando le menti degli uomini;
come maestro della fede e sentinella insonne
hai custodito il gregge russo
con lo scettro della rettitudine.
Tu che con audacia e piena fiducia
intercedi presso Cristo Dio,
chiedi per la chiesa il dono della saldezza
e per le nostre anime la salvezza.


LETTURE BIBLICHE
Eb 7,26-8,2; Gv 10,9-16


 
LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (23 hatūr/ ḫedār):
Cornelio il Centurione (I sec.) (Chiesa copta)

LUTERANI:
Jan van Ruusbroec, padre spirituale nei Paesi Bassi

MARONITI:
Abacuc (VII sec. a.C.), profeta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Abacuc, profeta
Filarete, metropolita di Mosca e Kolomna (Chiesa russa)
Ilarione il Georgiano (+ 875 ca), monaco (Chiesa georgiana)

VETEROCATTOLICI:
Lucio (+ 200 ca), vescovo e martire