XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
MARTIRIO E COMUNIONE Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le Chiese ortodosse
Pronunciate da Luigi d'Ayala Valva a nome del Comitato Scientifico
Rivestita come di porpora e bisso del sangue dei tuoi martiri nel mondo intero la tua Chiesa, attraverso di loro a te grida, o Cristo Dio: Fa’ scendere sul tuo popolo le tue compassioni, dona pace alla tua città e alle nostre anime la grande misericordia.
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XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le chiese Ortodosse
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Il convegno su “Martirio e comunione” si è concluso con le due relazioni del cardinale Kurt Koch e del professor Aristotele Papanicolaou. “Dio si irradia attraverso i cristiani, che danno un volto umano al Vangelo” – afferma il cardinale. Il martire è dunque colui che testimonia con la propria vita la “parola della croce” di Cristo. Si tratta di un “dire la verità” che fa cadere ogni maschera di falsità e pone la base per ogni relazione umana – gli fa eco il professore. Tale verità di Dio, che il martire incarna e pronuncia, è una verità di comunione, una verità che dal Dio-Trinità si diffonde alla Chiesa-corpo di Cristo e all’intero vivere sociale – si fanno eco i due relatori.
A coronare l’ultima sessione del convegno sono state infine le sintesi di Luigi D’ayala Valva, fratello della comunità di Bose e membro del comitato scientifico. Egli ha fatto notare come le diverse relazioni e i vari messaggi ricevuti presentino la figura del martire come colui che invita ad un “esodo da sé”, alla vittoria dell’ “egocentrismo che è madre di tutte le eresie”, secondo le parole dell’arcivescovo Anastasios di Albania. Proprio per questo, la memoria dei martiri di ogni confessione è un appello alla comunione, a un ecumenismo che “riceviamo dal futuro di Dio”, come promessa e responsabilità.
Il ringraziamento al Signore e a tutti partecipanti è venuto infine dal priore Enzo Bianchi, che ha invitato a suggerire un tema per il convegno del prossimo anno e ha assicurato la comunione di preghiera con tutte le chiese.
XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le chiese Ortodosse
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In apertura della terza giornata del convegno, vengono letti i messaggi del patriarca della Chiesa di Alessandria Theodoros e del primate della Chiesa Anglicana Justin Welby. Quindi prende la parola Tamara Grdzelidze, che nella sua relazione “Il martirologio del XX secolo. La Chiesa ortodossa di Georgia”, afferma che “il ricordo può essere fonte di riconciliazione”, e che “la storia cambia solo istituendo nuove relazioni con il passato. Ricordo e pentimento portano al cambiamento del passato e alla riconciliazione”. Seguono gli interventi di Konstantin Sigov, “Una comunità nella persecuzione: padre Aleksandr Glagolev (1872-1937)” e di Lidya Golovkova, che racconta “La testimonianza di amore e misericordia della granduchessa Elisabetta Fedorovna”.
La sessione pomeridiana comincia con la lettura dei saluti del vescovo di Vercelli, Marco Arnolfo, del patriarca Daniel della Chiesa ortodossa di Romania e del patriarca della Chiesa Armena Karekin II. La prima relazione, letta da Michel Van Parys, è di Bogdan Tătaru-Cazaban: “La persecuzione a causa di Cristo come vincolo di comunione. Il monaco Nicolae Steinhardt e il suo ‘Diario della felicità’”. Poi Daniela Kalkandjieva, storica di formazione, espone una ricerca sui “Martiri e confessori nella Chiesa ortodossa bulgara sotto il regime comunista”. Il pomeriggio si conclude quindi con “Martiri testimoni di comunione nella Chiesa armena”, di Shahe Ananyan.
Dopo cena, come tradizione, la comunità di Bose invita i partecipanti al convegno a trascorrere qualche ora di condivisione, di dialogo e di festa nell’anfiteatro presso le sale dell’accoglienza.
XXIV Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa
Monastero di Bose, 7-10 settembre 2016
in collaborazione con le chiese Ortodosse
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- Athanasios N. Papathanassiou - “Sono il frumento di Dio” (sant’Ignazio di Antiochia). La dimensione eucaristica e comunionale del martirio
- Athanasios N. Papathanassiou - “Sono il frumento di Dio” (sant’Ignazio di Antiochia). La dimensione eucaristica e comunionale del martirio
- Andrew Louth - Ricerca della comunione e testimonianza della verità: Massimo il Confessore e papa Martino V
- Andrew Louth - Ricerca della comunione e testimonianza della verità: Massimo il Confessore e papa Martino V
La seconda mattinata del Convegno è stata incorniciata dalla celebrazione della Natività di Maria. La Divina Liturgia ortodossa celebrata all’alba e presieduta dall’archimandrita Athenagoras (Fasiolo) è stata un mosaico di lingue e melodie da tutto il mondo ortodosso. L’Eucarisita cattolica presieduta dall’ordinario del luogo Gabriele Mana a mezzogiorno le ha fatto eco.
Il momento di studio è stato invece aperto dai messaggi del metropolita Chrisostomos di Cipro, e del reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese.
Le due relazioni hanno approfondito il panorama patristico della tematica del martirio. Il professor Papathanassiou ha mostrato come per Ignazio di Antiochia il martirio sia l’espressione vitale dell’eucarestia. Il vero martirio è partecipazione al dono della vita di Cristo per tutti gli uomini, che travalica ogni confine, persino l’identità cristiana. Non può essere che questa la soluzione per la difficile questione dei martiri vittime di altri cristiani affrontata da Padre Andrew Louth a partire dalla testimonianza di Massimo il confessore e Martino I.
La sessione del pomeriggio si è aperta con i messaggi di monsignor Gabriele Mana, vescovo di Biella, del metropolita Antonij di Boryspil, rettore dell’Accademia teologica di Kiev, e dell’arcivescovo Hieronimos di Atene.
Le due relazioni di padre Kirill Kaleda e del vescovo anglicano John Stroyan hanno aperto il lungo capitolo del convegno dedicato ai martiri contemporanei delle diverse chiese. Si tratta di testimoni appartenenti ad una chiesa particolare e vittime di un contesto storico ben definito, ma la cui morte è segno dell’appartenenza allo stesso Signore, Gesù Cristo. Per questo i martiri di ogni chiesa sono i martiri di tutta la chiesa.