La preghiera non è l'occasione per domandare a Dio ciò che concerne la carne (cf. Rm 8.7; Gc 4.3), ciò che ottiene il benessere, che facilita il tuo lavoro e procura il successo alle tue iniziative temporali. Devi quindi presentare le tue preoccupazioni nella preghiera in una prospettiva spirituale
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Cristo chiama e, senza ulteriore intervento, chi è chiamato obbedisce prontamente. Il discepolo non risponde confessando a parole, la sua fede in Gesù, ma con un atto di obbedienza.
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Ciascuno di noi è amato e chiamato da Dio in modo unico, inconfondibile. La «scelta» può aver luogo soltanto se il cristiano vive in unatteggiamento di fondamentale apertura e disponibilità e si sforza continuamente di conservare questo atteggiamento. Ciò significa soprattutto che le decisioni veramente vitali non vanno prese in base a criteri di utilità e convenienza, e che non si deve escludere nessuna delle possibilità che Dio segnala.
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La fretta nella preghiera, così come il senso di stanchezza, sono il segno che ti aggrappi al tempo materiale, privo delle benedizioni dello Spirito e delle aspirazioni all'eternità. La percezione del tempo materiale, dell'importanza dei minuti, delle ore, delle azioni umane temporali che ti attendono dopo la preghiera, contribuisce a soffocare in te lo Spirito e a impedirti di godere della percezione dell'eternità e di vivere in essa durante la preghiera.
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