Costruiamo sulla roccia o sulla sabbia?

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

16 giugno 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 6,46-49 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù disse: «46Perché mi invocate: «Signore, Signore!» e non fate quello che dico? 47Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: 48è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. 49Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».


“Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico?”, nel vangelo di Matteo, troviamo in parallelo: “Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome, e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?” (Mt 7,22), ma saranno allontanati dal Signore.

È sempre presente nel credente il rischio di condurre un'esistenza ricca di linguaggio e di gesti religiosi (magari di rilevanza sociale) ma non gradita al Signore, quando è vuota di amore, senza che scorra la linfa vitale dello Spirito santo. Quando non c’ è un’autentica relazione con il Signore, un’autentica relazione con gli altri, e neppure sincerità con sé stessi. Una maschera religiosa ci protegge dal fare i conti con la vita.

Gesù sembra quasi stupito: “Perché mi chiamate Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico …?”. Ci possono essere periodi della nostra vita personale, della vita ecclesiale in cui siamo come assuefatti alla ripetizione delle parole del Signore, o a quanti ce le ricordano, tanto che arriviamo a sentire ma senza ascoltare, senza sentirci interpellati da quelle parole, singolarmente o ecclesialmente. Eppure sono proprio quelle parole che possono portare novità di vita, rinnovamento di speranza, desiderio di unità. 

Nella chiesa ci sono state stagioni di fioritura quando ci sono stati uomini e donne che hanno accolto nel cuore, con gioia e fermezza, la parola del vangelo. E non si tratta di produrre chissà quali opere che destino stupore, ma di percorrere con perseveranza un itinerario di ascolto, di fiducia obbediente per tenere acceso in noi un fuoco, che scaldi la nostra vita e la vita degli altri accanto a noi.

“Chi ascolta e non mette in pratica …”, la parola del Signore ha bisogno di entrare nella nostra vita, prendere carne in noi. Conversione, cambiamento, per arrivare al vivere di Cristo in noi. Muoversi verso una pienezza di vita. Questo è soprattutto opera dello Spirito santo, non di un nostro ostinato volontarismo, è dono fatto a un cuore umile, che riconosce la sua debolezza e la sua miseria.

“È simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia”. Si tratta di costruire la nostra vita sulla parola di Gesù, parola che trova posto nelle nostre profondità

Non ci è risparmiata la tempesta, la piena del fiume, ma la casa resiste! Non siamo sopraffatti dalla paura, dallo scoraggiamento, dallo smarrimento. Possiamo ritrovare pace, fiducia perché poggiamo su basi solide. Ci sostiene una mano che non ci abbandona mai, ci rialza sempre, ci dà forza e speranza anche quando la speranza sembra finita.

fratel Domenico