Pregare, al di là delle finzioni
9 giugno 2025
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 06, 5-8 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse 5:"quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. 6Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. 7Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. 8Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Difficilmente un occidentale oggi esibisce la sua preghiera sulla piazza pubblica per farsi vedere ed essere ammirato dalla gente. L’ipocrisia per un credente dei nostri tempi potrebbe stare piuttosto nella tentazione di dissimulare la sua fede, per non rischiare di essere ridicolizzato o marginalizzato.
Il brano evangelico evoca la situazione nel tempo di Gesù, dove alcuni giudei cercavano l’ammirazione o il riconoscimento ostentando la loro religiosità. Anche il cristianesimo ha conosciuto tempi in cui qualcuno sapeva di poter trarre vantaggio mostrandosi una persona devota. I tempi sono cambiati e oggi un credente che prega e coltiva una ricerca di fede deve essere convinto. La saldezza lo trova nella relazione viva con il Signore coltivando la preghiera.
Il vangelo odierno è proprio una breve lezione sulla preghiera - la preghiera autentica.
Dapprima Gesù insegna a chiamare Dio Padre, anzi, Abba, Papà. Questo nome evoca accoglienza incondizionata. La relazione con Dio è il dono di una relazione a Tu per tu in un amore senza limiti da parte del Signore.
Il Padre è presente “nel segreto” (v. 6), dice Gesù. E possiamo chiedere come intendere questo segreto? Segreto può essere qualcosa che è nascosto, dell’ordine dell’enigma o del mistero; oppure dell’ordine della discrezione, del riserbo, della delicatezza.
In effetti, la relazione autentica con Dio Padre va cercata in uno spazio di fiducia, di profonda intimità. Questo spazio si trova nel proprio cuore. Il luogo del cuore è il mistero della persona. L’immagine di entrare nella propria camera e chiudere la porta evoca il movimento dell’entrare nella propria interiorità profonda. Certe correnti spirituali hanno sempre parlato del cuore come della cella o del santuario interiore dell’uomo. È un pensiero antichissimo nella spiritualità cristiana e non solo.
I Santi Efrem di Ninive, Isacco il Siro e tutti i santi siriaci, di cui facciamo memoria oggi, appartengono a questa corrente. Riguardo al nostro brano evangelico, S. Afraate, il persiano, ha scritto: “Quando preghi, non essere come coloro che alzano la voce e fanno mostra di sé. Dio non guarda le labbra, ma il cuore. Prega nel segreto, e il tuo Dio che vede nel segreto ti ascolterà.” Oppure Isacco di Ninive ha detto: “Non cercare di essere visto dagli uomini, ma prega nel segreto, e Dio ti visiterà.”
Per la preghiera bastano poche parole, perché Dio conosce ogni suo/a amico/a, che si rivolge a lui. Dio ha di noi una conoscenza addirittura maggiore rispetto a noi stessi, perché siamo abili non solo nel recitare un personaggio nelle relazioni con gli altri, ma anche di fingere a noi stessi di essere altro da quello che siamo realmente.
“Il Padre sa quello di cui abbiamo bisogno” (v. 8). Egli sa che abbiamo bisogno di liberare la nostra più profonda verità. Nel segreto sappiamo quanto a volte siamo inquieti e turbati mentre nel profondo aneliamo alla pace vera. Basterebbe esprimerlo al Padre nella preghiera, non tanto a parole, ma semplicemente con le lacrime. S. Agostino pregando il Signore aveva detto: “Ma chi mi farà riposare in te? ... Dimenticherei i miei mali e il mio unico bene abbraccerei: te”.
sorella Alice