19 maggio

Dunstan di Canterbury (ca 910-988)
monaco e pastore

Nel 988 muore a Canterbury il monaco Dunstan, arcivescovo primate della chiesa d'Inghilterra. Dunstan era nato nei pressi di Glastonbury, forse nel 910. Dalle sue biografie non traspare in modo del tutto chiaro se la sua famiglia fosse nobile, o se invece egli sia entrato dopo la sua nascita a far parte dell'importante casata del vescovo di Winchester. Ad ogni modo, fu quest'ultimo ad avviarlo alla vita monastica, spingendolo a entrare nell'abbazia benedettina di Glastonbury.
Uomo di grande cultura e amante della bellezza, Dunstan si dedicò da monaco a diverse attività artistiche come la decorazione di manoscritti, la composizione di musica sacra e la lavorazione dei metalli preziosi. Nel 943 il nuovo re del Wessex lo nominò abate di Glastonbury e si avvalse della sua grande cultura per avviare la rinascita del monachesimo in tutto il paese. Da abate Dunstan promosse lo studio e l'amore per l'arte in diversi monasteri, organizzando una riforma che sarà portata a compimento quando egli verrà eletto arcivescovo di Canterbury sotto il re Edgardo. Anche se a partire dal 970 Dunstan perderà l'appoggio del re, non verrà comunque meno il suo impegno di predicatore, di maestro e di animatore del monachesimo, ed egli è ricordato dagli agiografi per il discernimento e l'energia con cui guidò sino alla fine la diocesi di cui era stato fatto pastore.


TRACCE DI LETTURA

Dunstan studiò con diligenza i libri degli antichi pellegrini irlandesi giunti a Glastonbury, meditando sulle vie della vera fede, e sempre esaminò con attenzione i libri di altri sapienti che egli, grazie alla visione profonda del suo cuore, aveva percepito essere confermati dagli insegnamenti dei santi padri.
Egli vigilava sulla propria condotta ricorrendo ogni volta che poteva all'esame delle sante Scritture, ed era come se Dio in esse gli parlasse. E veramente, ogni volta che poteva essere sollevato dalle sollecitudini terrene per deliziarsi nella preghiera, sembrava che fosse lui a parlare a Dio.

(Vita di Dunstan 11)


PREGHIERA

Dio onnipotente,
che hai fatto di Dunstan
un autentico pastore del tuo gregge,
un restauratore della vita monastica
e un fedele consigliere di chi aveva autorità:
accorda a tutti i pastori gli stessi doni del tuo Spirito
perché possano essere veri servi
di Cristo e di tutto il suo popolo.
Attraverso Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore,
che vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
un solo Dio, ora e sempre.


LETTURE BIBLICHE
Es 31,1-5; 2Cor 5,1-10; Mt 24,42-46


Pietro del Morrone Celestino V (+ 1296)
monaco e pastore

Nel 1296 muore nella torre del castello di Fumone, nei pressi di Ferentino, dove era stato segregato da Bonifacio VIII, Pietro del Morrone, eremita e papa della chiesa di Roma. Di origini umili - era l'undicesimo figlio di una famiglia di contadini - Pietro si era trasferito ancora molto giovane dalla nativa Isernia al monastero benedettino di Santa Maria di Faifoli. Desideroso di una maggiore solitudine, Pietro cominciò assai presto a condurre una vita eremitica e a dedicarsi totalmente alla preghiera. Egli acquisì una tale notorietà, che dovette spingersi sino alle falde della Maiella per potersi sottrarre alla curiosità dei pellegrini, attratti dalla sua ricerca di Dio e dal suo radicalismo evangelico. Ma ormai il suo nome era circolato a tal punto che nel luglio del 1294 fu eletto a sorpresa papa di Roma dopo un conclave che si protraeva da più di due anni, e che lo stesso Pietro aveva stigmatizzato per la sua inconcludenza. Assunto il nome di Celestino V, Pietro si mostrò pastore estremamente umano e misericordioso, e con il suo breve pontificato sembrò aver inizio una profonda riforma della chiesa. Tuttavia, convinto della propria inadeguatezza all'incarico ricevuto, Celestino rinunciò al pontificato, sperando di poter ritrovare la pace dell'eremo. Poco dopo, però, fu fatto arrestare dal suo successore Bonifacio, che in breve aveva revocato quasi tutti i provvedimenti presi da Celestino. Pietro morì solo, e breve vita ebbe anche la congregazione di eremiti da lui fondata. Ma la sua testimonianza di libertà evangelica, rinomata già nei versi del Petrarca, ha lasciato segni profondi nella storia della spiritualità.


TRACCE DI LETTURA

La potenza non mi attira, la trovo anzi essenzialmente cattiva. Il comandamento cristiano che riassume tutti gli altri, è l'amore. Durante questi ultimi mesi, mentre me ne stavo nascosto per sfuggire alle ricerche della vostra polizia, sono diventato più cosciente di quanto non lo fossi nel passato, che la radice di tutti i mali, per la chiesa, è nella tentazione del potere.
Che cosa è divenuto il cristianesimo adattandosi al mondo? Fino a che punto esso l'ha trasformato o ne è stato corrotto? Abbiamo dimenticato che il cristianesimo ha avuto inizio dalla Croce...
Ma perché continuiamo a chiamarci cristiani? Cos'è diventata la Croce per i cristiani d'oggi? Un oggetto ornamentale.

(I.Silone,  L'avventura d'un povero cristiano)


PREGHIERA

O Dio, che hai elevato san Pietro Celestino
alla dignità del sommo pontificato
e gli hai insegnato ad anteporre ad essa l'umiltà,
concedici benigno di disprezzare,
sul suo esempio, le cose mondane:
raggiungeremo allora felicemente
la ricompensa che è promessa agli umili.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito santo,
per tutti i secoli dei secoli.


LETTURE BIBLICHE
Sir 3,19-34; Mt 11,25-30



LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Dunstan, arcivescovo di Canterbury, ripristinatore della vita monastica

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Celestino V, papa ed eremita (calendario monastico)

COPTI ED ETIOPICI (11 bašans/genbot):
Pafnuzio (X sec.), vescovo (Chiesa copto-ortodossa)
Yared l'Innografo (VI sec.), diacono (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Alcuino (+ 804), abate e dottore in Franconia

MARONITI:
Filetero ed Eubioto di Nicomedia (III-IV sec.), martiri

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Patrizio, vescovo di Prusa, e compagni (+ 100 ca), martiri
Trasferimento delle reliquie di san Sava (Chiesa serba)

18 maggio

Martiri ebrei della prima crociata (1096-1099)

Nel 1096 le armate della prima crociata in movimento verso la Terra Santa raggiungono la città tedesca di Worms. Gli ebrei più ricchi ricevono a pagamento la protezione del vescovo locale, che li accoglie nel proprio castello. Per i poveri, e sono più di 500, non vi è via di uscita. Essi vengono tutti sgozzati dai crociati, la città è saccheggiata e i rotoli della Torah sono bruciati. Siamo agli inizi di una serie di persecuzioni che culminarono il 16 luglio del 1099, quando dopo aver preso Gerusalemme, le truppe della prima crociata massacrarono la locale popolazione musulmana. Gli ebrei di Gerusalemme, pur di non essere seviziati, si rifugiarono nella loro sinagoga, le appiccarono fuoco e morirono tutti tra le fiamme. Si giungeva così al tragico epilogo di una spedizione partita per liberare i cristiani dalle loro sofferenze e per restituire loro il libero accesso alla Città Santa, secondo l'intenzione di Pietro l'Eremita, e costellata purtroppo fin dagli inizi da un continuo e barbaro spargimento di sangue, che riguardò soprattutto civili, donne e bambini.


TRACCE DI LETTURA

Sotto il regno di Filippo, figlio di Enrico, re di Francia, Pietro l'Eremita si recò a Gerusalemme, vide le sofferenze dei cristiani in quella città e, al suo ritorno, raccontò le sue impressioni. I re cristiani si offrirono allora di partire alla conquista della Giudea e di Gerusalemme; quell'anno diventò così l'inizio di un tempo di desolazione per i figli d'Israele residenti in territori cristiani. Le popolazioni di Francia e di Germania si sollevarono contro di loro e dissero: «Vendichiamo il nostro Salvatore, sterminiamo gli ebrei, togliamoli di mezzo e il ricordo del nome di Israele sia cancellato per sempre, salvo che non adottino un altro dio e diventino cristiani come noi; solo quando ciò sarà accaduto ce ne andremo». Fu così che le vittime santificarono il Santo d'Israele e preferirono la morte alla vita pur di non diventare infedeli a Dio.

(J. Ha-Cohen, Valle di lacrime)


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Giovanni I (+ 526), papa e martire (calendario romano e ambrosiano)
Bartolomea Capitanio (+ 1833) e Vincenza Gerosa (+ 1847), vergini (calendario ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (10 bašans/genbot):
I 3 giovani Anania, Azaria e Misaele (Chiesa copta)

LUTERANI:
Christian Heinrich Zeller (+ 1860), pedagogo a Basilea

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Pietro, Dionisia, Cristina, Andrea e Paolo di Troade (+ 251 ca), martiri
Eraclio, Paolino e Benedimo di Atene (+ 693), martiri

VETEROCATTOLICI:
Burcardo di Beinwil (+ 1192 ca), confessore

17 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (9 bašans/genbot):
Elena (+ 330 ca), madre di Costantino

LUTERANI:
Valerius Herberger (+ 1627), poeta in Slesia

MARONITI:
Andronico e Giunia (I sec.), apostoli

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Andronico e Giunia, apostoli

16 maggio

LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Caroline Chisholm (+ 1877), riformatrice sociale

COPTI ED ETIOPICI (8 bašans/genbot):
Giovanni di Sanḥūt (?), martire (Chiesa copta)
Yohanni di Dabra Dāmo (XIII sec.), monaco (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
I 5 martiri di Lione (+ 1553)

MARONITI:
Abda di Kaškar (IV sec.), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Teodoro il Santificato (+ 368), discepolo di Pacomio, monaco
Michele e Arsenio Ulumboeli (IX sec.), monaci (Chiesa georgiana)

15 maggio

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Pacomio (292-346)
monaco

Nato nell'alto Egitto da genitori pagani nel 292, Pacomio venne per la prima volta a contatto con il cristianesimo nell'incontro con la carità attiva dei cristiani di Tebe, venuti a portare cibo e conforto a un gruppo di giovani reclute, tra le quali c'era anche lui. In quell'occasione Pacomio promise che se fosse sopravvissuto avrebbe servito il genere umano tutti i giorni della sua vita. Congedato dall'esercito, Pacomio si recò a Khenoboskion, ponendosi al servizio della piccola comunità cristiana ivi residente, e chiedendo di essere istruito nella fede. Ricevuto il battesimo, egli maturò il desiderio di essere iniziato alla vita anacoretica. Si rivolse così a un anziano eremita, Palamone, che gli trasmise le pratiche ascetiche ereditate dalla tradizione: digiuno, veglia, preghiera continua, lavoro ed elemosina. Stabilitosi nel villaggio abbandonato di Tabennesi, Pacomio fu ben presto raggiunto da uomini e donne che desideravano vivere vicino a lui e che egli serviva. Con pazienza e fatica egli cercò di educare i suoi discepoli alla vita comune, chiedendo che ciascuno si mettesse al servizio degli altri e proponendo come modello la prima comunità di Gerusalemme. L'originalità della comunità pacomiana sta nel fatto che essa non fu un gruppo di eremiti radunati attorno a un padre spirituale, ma una koinonia, una comunità di fratelli, in comunione di preghiera, di lavoro, di vita quotidiana. La vita del monaco era vista a Tabennesi come pieno adempimento delle promesse battesimali, nella fedeltà ai comandamenti di Dio, e la sola vera regola era la Scrittura, che doveva essere imparata a memoria, meditata costantemente per poter ispirare la preghiera. Pacomio morì nel 346 durante un'epidemia di peste, dopo aver assistito sino alla fine le numerose comunità a cui aveva dato vita. È considerato il padre della vita cenobitica.


TRACCE DI LETTURA

Se uno si presenta alla porta del monastero desiderando rinunciare al mondo ed essere aggregato al numero dei fratelli, non sarà libero di entrarvi, ma prima di tutto verrà informato il padre del monastero. Resterà fuori davanti alla porta per pochi giorni; gli si insegnerà la preghiera del Signore e quanti salmi riuscirà a imparare, ed egli darà diligentemente prova di sé: si esamini se per caso ha fatto qualcosa di male ed è fuggito all'istante, preso da paura, oppure se è in potere di altri, e ancora se è in grado di rinunciare ai suoi genitori e disprezzare i propri beni. Se lo vedono pronto a tutto, allora gli verranno insegnate anche le altre norme del monastero: quello che deve fare, chi deve servire sia nell'assemblea di tutti i fratelli, sia nella casa a cui deve essere assegnato, sia nel suo posto in refettorio, cosicché, ammaestrato e trovato perfetto in ogni opera buona, sia unito ai fratelli.

(Pacomio, Precetti 49)


PREGHIERA

Dio, fonte di ogni comunione,
tu hai chiamato Pacomio
a istituire la santa koinonia
e lo hai condotto al vertice della vita nello Spirito:
concedici, stimolati dal suo esempio,
di cercare innanzitutto il pane della tua parola,
luce per la nostra mente e pace per il nostro cuore,
e di ravvivare la nostra vita comune
nella carità, pienezza della legge.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
At 2,42-48; 1Gv 4,7-21; Lc 12,32-48


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Pacomio (+ 346), abate (calendario monastico)

COPTI ED ETIOPICI (7 bašans/genbot):
Atanasio l'Apostolico, patriarca di Alessandria

LUTERANI:
Pacomio, padre del monachesimo in Egitto

MARONITI:
Nostra Signora delle sementi

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Pacomio il Grande, monaco
Achille il Taumaturgo (V-VI sec.), arcivescovo di Larissa
Traslazione delle reliquie di Boris e Gleb (1074) (Chiesa russa)

SIRO-OCCIDENTALI:
Nostra Signora delle spighe

SIRO-ORIENTALI:
Nostra Signora delle sementi

14 maggio

Mattia
apostolo

A seguito del tradimento di Giuda, dopo la morte e resurrezione di Gesù gli apostoli ritennero necessario riportare a dodici il loro numero totale, poiché Gesù stesso lo aveva stabilito, profetizzando che i Dodici, alla sua venuta nella gloria, si sarebbero seduti su dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele.
Mattia aveva seguito Gesù e ascoltato il suo insegnamento fin dall'inizio della sua predicazione, ed era stato fra i testimoni della resurrezione. Aveva dunque i requisiti indispensabili per entrare a far parte del collegio apostolico.
L'elezione di Mattia, che a un primo sguardo potrebbe sembrare affidata al caso, testimonia in realtà che a scegliere i suoi ministri è Dio stesso. Per questo, diverse chiese hanno mantenuto lungo i secoli un sistema analogo di elezione quando si tratta di scegliere fra candidati egualmente degni a un incarico ecclesiale, come la chiesa copta e quella serba, che ancor oggi affidano all'estrazione effettuata da un bambino bendato la scelta del loro nuovo patriarca.
Non si sa con precisione dove Mattia abbia poi svolto il suo ministero, e neppure dove sia morto. Secondo un'antica tradizione egli portò il vangelo in Etiopia e qui donò la vita per Cristo nel martirio.


TRACCE DI LETTURA

La fede cristiana articola in modo originale la rivelazione e la storia, l'Evangelo come evento fondatore e l'Evangelo come buona notizia da trasmettere. Essa rivendica un inizio nella storia, per poi proclamare che l'autentica portata di tale origine divina sarà percepibile e salvifica attraverso l'indispensabile mediazione di uomini e di donne. Gesù Cristo è questa origine divina, personale: è l'evento fondatore. Ma Dio ha bisogno di uomini e di donne, l'Evangelo deve continuare ad essere annunciato. E' il compito dei testimoni della Parola, di coloro che a tal fine sono stati inviati. E' questa del resto l'etimologia della parola «apostolo».

(F. Bovon, L'Evangelo e l'Apostolo)


PREGHIERA

Dio di amore,
che hai associato Mattia tuo fedele testimone
al collegio dei dodici apostoli,
accordaci di vivere la tua chiamata
come un dono inatteso
e di sperimentare sempre la tua misericordia.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE
At 1,15-17.20-26; Gv 15,9-17


>Isacco di Ninive (VII sec.)
monaco

Isacco il Siro (o di Ninive) nacque nella prima metà del VII secolo nella regione del Qatar, sulle rive del Golfo Persico.
Ordinato vescovo dal catholicos di Seleucia-Ctesifonte tra il 661 e il 681, gli fu affidata la chiesa di Ninive. Ma dopo soli cinque mesi egli abbandonò il servizio episcopale, ritirandosi nel monastero di Rabban Shabur, nell'attuale Iran. Qui trascorse gli ultimi anni di vita e, divenuto cieco per «l'assidua lettura della Scrittura», dettò i suoi insegnamenti spirituali ai discepoli che li misero per iscritto. Alla sua morte, avvenuta verso la fine del VII secolo, Isacco fu sepolto nello stesso monastero di Rabban Shabur. Il suo insegnamento, trasmesso da due collezioni di discorsi, fu riconosciuto fin dal IX secolo come uno dei pilastri della spiritualità cristiana; e, nonostante le lacerazioni ormai ben profonde tra le chiese, questi scritti conobbero una straordinaria diffusione, come testimoniano le antiche traduzioni in greco, arabo, georgiano, etiopico, slavone e latino. Profondo conoscitore dell'umano oltre che del divino, appassionato investigatore dell'incarnazione di Cristo, Isacco invita a leggere nell'umano il divino e nel divino l'umano: «Sforzati di entrare nella stanza del tesoro del tuo cuore e vedrai il tesoro del cielo ... Trova la pace in te stesso, e sia la terra che il cielo ti ricolmeranno di pace». Tutto però dev'essere custodito da quelli che sembrano essere i due contrafforti del suo insegnamento spirituale: l'umiltà e la compassione. Così riassume il suo pensiero un monaco arabo del IX secolo: «Isacco ha predicato con insistenza l'amore della misericordia, che è il fondamento dell'adorazione, e l'umiltà che è il baluardo della virtù».
La data odierna è quella dell'unico antico sinassario orientale che riporta espressamente la memoria di Isacco di Ninive.


TRACCE DI LETTURA

Colui che manca di conoscenza della propria infermità, manca di umiltà; chi manca di umiltà, manca di pienezza; e chi manca di pienezza è ancora pauroso.

Senza l'umiltà non può essere sigillata la fatica dell'uomo: sul documento della sua liberazione non è stato ancora apposto il sigillo dello Spirito; egli è ancora schiavo e la sua fatica non si è innalzata al di sopra della paura. Senza l'umiliazione, la fatica dell'uomo non è consolidata; senza le tentazioni, egli non può acquisire la sapienza; e senza la sapienza non può giungere all'umiltà.

C'è un'umiltà che viene dal timore di Dio, e ce n'è una che viene dall'amore di Dio. C'è chi è stato reso umile dal timore di lui, e c'è chi è stato reso umile dalla gioia di lui. All'uno si accompagna la compostezza delle membra, l'ordine nei sensi e un cuore sempre contrito; all'altro invece una grande dilatazione e un cuore che fiorisce e che non può essere contenuto.

(Isacco di Ninive, Discorsi spirituali )


PREGHIERA

Dio di tenerezza e di amore,
che attraverso Isacco
e i santi padri della chiesa siriaca
ci hai dato una narrazione
di Gesù mite e umile di cuore,
donaci lo Spirito santo
affinché viviamo radicalmente
il santo vangelo
e il comandamento nuovo della carità
verso tutte le creature.
Per Cristo nostro Signore.



LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
Mattia, apostolo

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Mattia, apostolo (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (6 bašans/genbot):
Isacco di Tiphre (+ 306 ca), martire (Chiesa copta)
Salome(XV sec.), monaca (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Nikolaus von Amsdorf (+ 1565), vescovo in Sassonia

MARONITI:
Bonifacio di Tarso (+ 290), martire

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Isidoro di Chio (+ 251), martire
Tamara la Regina (+ 1213) (Chiesa georgiana)

VETEROCATTOLICI:
Pacomio (+ 346), abate

13 maggio

Ignatij Brjančaninov (1807-1867)
monaco e pastore

Gli ortodossi russi ricordano oggi Ignatij Brjančaninov, monaco nei pressi di San Pietroburgo e poi vescovo del Caucaso. Di famiglia nobile, Dimitrij Aleksandrovic Brjančaninov era nato nella regione di Vologda, e seguendo la tradizione familiare era stato avviato alla carriera militare. Fu proprio all'accademia, mentre compiva gli studi da ingegnere, che Dimitrij venne a contatto con i fermenti religiosi dell'epoca, disseminati ovunque dai discepoli del grande starec Paisij Veličkovskij. Influenzato forse dallo starec Leonida, che sarà il primo grande padre spirituale del monastero di Optina, Dimitrij si fece monaco, ricevendo il nome di Ignatij e quindi anche l'ordinazione presbiterale. Il monaco Ignatij unì in pochi anni alla lucida comprensione del mondo contemporaneo che aveva maturato in accademia un forte radicamento nella tradizione ascetica ortodossa. Fu così in grado, a soli 27 anni, di assumere la guida del monastero della Trinità San Sergio, nei pressi di San Pietroburgo, dove per 23 anni egli spezzò quotidianamente per i suoi fratelli il pane della Parola, iniziandoli con discernimento alla preghiera del cuore e alla lotta spirituale secondo la tradizione dei padri della chiesa. Eletto vescovo del Caucaso e del Mar Nero nel 1857, Ignatij si ritirò dopo due anni in monastero a Kostroma, per motivi di salute. Dedicherà gli ultimi anni della sua vita alla redazione di testi spirituali, con i quali seguiterà a istruire soprattutto i monaci. La sua popolarità, tuttavia, è dovuta al fatto che le sue opere risuoneranno come un appello rivolto a tutti gli uomini affinché scoprano la bellezza di una vita radicalmente fedele al vangelo, e la grandezza della vocazione universale alla divinizzazione.
Ignatij morì il 30 aprile del 1867.


TRACCE DI LETTURA

Dicono i grandi asceti e maestri della preghiera: «Sforzati di acquisire il fervore e la preghiera nella pena del cuore, e Dio te li darà in permanenza; l'oblio, infatti, li mette in fuga, e questo è prodotto dalla negligenza. Se vuoi essere liberato dall'oblio e dalla schiavitù, non lo puoi fare se non ti impossessi del fuoco spirituale, poiché dal suo calore vengono distrutte le passioni; e uno si procura questo fuoco con il desiderio secondo Dio. Fratello, se il tuo cuore non si affanna a cercare il Signore in ogni cosa, tu non puoi progredire; ma se sei tutto libero per lui, giungerai al resto; poiché è detto: "Siate liberi e abbiate la conoscenza"».

(I. Brjančaninov, Esperienze ascetiche 7)


PREGHIERA

Percorrendo il cammino dell'esistenza terrena
sempre hai osservato i precetti della vita eterna
e li hai insegnati ai tuoi discepoli con numerosi esempi.
Ti preghiamo, santo vescovo Ignatij,
fa' che anche a noi sia concesso di seguirli.


LETTURE BIBLICHE
Eb 7,26-8,2; Gv 10,9-16


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (5 bašans/genbot):
Geremia (VI sec. a.C.), profeta (Chiesa copta)
Giacomo di Zebedeo, apostolo (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Hans Ernst von Kottwitz (+ 1843), testimone della fede a Berlino

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Glicheria di Eraclea e Laodichio suo carceriere (+ 177 ca), martiri
Ignatij Brjančaninov, vescovo di Stavropol' (Chiesa russa)