La vocazione del monachesimo accademico.
L’esempio dell’accademia teologica di Kiev
Silvestr (Stojčev), vescovo di Bilohorod, vicario della metropolia di Kiev, rettore dell’Accademia teologica di Kiev. Nato nel 1980, Oleksandr Mikolajovič Stojčev dopo gli studi teologici all’Accademia teologica di Mosca e di psicologia all’università ortodossa “Giovanni il Teologo”, è stato tonsurato monaco con il nome di Silvestr dall’arcivescovo Antonij di Boryspil’. Nel 2010 ha conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sulla Concezione filosofico-religiosa di M. M. Tareev. Nel 2017 è stato ordinato vescovo di Bilohorod e nominato rettore dell’Accademia teologica e del seminario di Kiev.
È membro della commissione teologico-canonica presso il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa ucraina. Per il suo lavoro teologico, è stato insignito dell’ordine di San Nestore annalista (2010) e di San Pietro Moghila (2015).
Nel XIX secolo in seno al monachesimo russo si sviluppa una tendenza allo studio e all’approfondimento della teologia e dell’eredità dei padri, spesso designata come vocazione al “monachesimo dotto”. Questo fenomeno ha conosciuto figure di teologi, patrologi, storici della chiesa. Un ruolo importante in questo processo è quello delle Accademie teologiche, e in particolare l’Accademia teologica di Kiev, che ancora oggi svolge il suo ministero di formazione teologica in stretto contatto con l’ambiente monastico della Lavra delle Grotte di Kiev.
ENZO BIANCHI, fondatore di Bose
Noi speriamo con l’aiuto di Dio di poter vivere ancora questa esperienza del convegno, che cercheremo di tenere come di consueto nella prima settimana di settembre; decideremo il tema insieme col comitato scientifico, ma vogliamo tener conto dei suggerimenti e dei desideri che voi potete esprimere, anche scrivendoci e dandoci delle indicazioni. Il nostro convegno vuole essere a servizio delle Chiese, e allora l’ascolto vostro e dei vostri suggerimenti è essenziale per noi.
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L’ultima giornata di convegno ha voluto offrire una degna conclusione al cammino di questi giorni.
L’intervento di John Chryssavgis (Patriarcato ecumenico) è stato un delicato ricamo di citazioni dalle Lettere di Barsanufio e Giovanni di Gaza e ha presentato alcuni elementi chiave del discernimento e della direzione spirituale. Essa non dovrebbe mai fondarsi sulla’autorità di chi la esercita, ma sulla sua crescita nell’umiltà, sul rispetto dell’altro, sulla delicatezza che spesso si esprime più con il silenzio che con le parole.
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La terza giornata di Convegno si è concentrata sul discernimento dei pensieri che abitano ciascuno di noi, sul discernimento come pratica interiore.
La sessione del mattino è stata introdotta dalla lettura dei messaggi inviati dal Patriarca di Antiochia Youhanna X, dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e di don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della CEI.
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