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Il 5 agosto del 1243, nella città bavarese di Kitzingen, diversi ebrei ed ebree sono giudicati e torturati, perché sospettati d'aver utilizzato del sangue umano per festeggiare la Pasqua. Al termine di un processo sommario, viene decretata la loro condanna a morte; i loro cadaveri, fatti a pezzi lungo le strade, rimarranno esposti per quattordici giorni prima che venga concessa dalle autorità civili l'autorizzazione a seppellirli. L'eccidio di Kitzingen, come numerosi episodi analoghi d'intolleranza verso i figli d'Israele che caratterizzarono la storia medievale, accadde sotto la responsabilità di governanti cristiani, i quali evidentemente avevano dimenticato che i primi apologeti della loro fede avevano dovuto faticare non poco per scagionare i discepoli di Gesù Cristo dalle stesse assurde accuse di omicidio rituale.
TRACCE DI LETTURA
Venite, voi disseccati, voi stritolati, voi frantumati, disponetevi in cerchio intorno a me fino a formare un grande anello: nonni, nonne, padri, madri con i bimbi in collo. Venite, ossa di ebrei ridotte in polvere e cenere. (Y. Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato)
LE CHIESE RICORDANO...
ANGLICANI: Osvaldo (+ 642), re di Northumbria, martire
CATTOLICI D'OCCIDENTE: Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore (calendario romano e ambrosiano)
COPTI ED ETIOPICI (29 abīb/ḥamlē): Traslazione del corpo di Andrea (357), apostolo (Chiesa copto-ortodossa)
LUTERANI: Franz Härter (+ 1874), padre delle Diaconesse di Strasburgo
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI: Vigilia della Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo Eusinio di Antiochia (+ 362), martire Giovanni di Neamṭ-Hozevitul (+ 1960), eremita (Chiesa romena)
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Trasfigurazione del Signore
O Cristo, parola di vita
Nel Cristo trasfigurato è rivelata all'uomo la sua vocazione alla divinizzazione, e all'intero creato il suo destino di comunione con Dio nel Regno che ormai è vicinissimo. Tutte le chiese d'oriente e d'occidente celebrano il 6 di agosto la festa della Trasfigurazione del Signore. Introdotta forse in Armenia all'inizio del IV secolo per cristianizzare una festa pagana della dea Afrodite, o più probabilmente nell'area siriaca alla fine del secolo successivo, la Trasfigurazione fu celebrata in principio per ricordare la dedicazione di una chiesa sorta sul monte Tabor. Dall'oriente la festa della Trasfigurazione passò presto alla chiesa bizantina, dove prese il nome di «Metamorfosi del Salvatore». In occidente essa fu conosciuta dapprima nella Spagna mozarabica, per poi essere introdotta da Pietro il Venerabile nella liturgia cluniacense. Da Cluny e attraverso il monachesimo, dove fu profondamente valorizzata, essa trovò una collocazione stabile nella liturgia della chiesa occidentale soltanto con l'edizione del Messale Romano del 1570. La festa odierna ricorda l'episodio biblico nel quale Gesù fu trasfigurato davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni e mostrò loro la sua gloria mentre conversava con Mosè ed Elia. Con essa la chiesa ricorda il compimento in Cristo di tutte le Scritture, personificate da Mosè ed Elia, e invita il credente a discernere le energie nascoste della resurrezione del Signore che già operano nella storia. Nel Cristo trasfigurato, inoltre, è rivelata all'uomo la sua vocazione alla divinizzazione, e all'intero creato il suo destino di comunione con Dio nel Regno che ormai è vicinissimo. A partire dall'anno 2000, su proposta del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartholomeos I, la festa della Trasfigurazione è divenuta un giorno di particolare intercessione per l'unità dei cristiani.
TRACCE DI LETTURA
Vi sono momenti benedetti oppure tragici in cui riusciamo a vedere qualcuno come rivelatoci in una luce con un profondità e una bellezza tali che noi non avevamo mai immaginato prima. Questo succede quando i nostri occhi si aprono, in un momento di purezza del cuore, perché non è soltanto Dio stesso che i puri di cuore vedranno, ma è anche l’immagine divina, la luce che risplende nell’oscurità dell’uomo che arriviamo a vedere, nei momenti in cui il nostro cuore diviene sereno, trasparente, puro. Ma ci sono anche altri momenti in cui riusciamo a vedere qualcuno, che pensavamo di aver conosciuto da sempre, in una luce che è una rivelazione. Questo succede quando qualcuno è raggiante di gioia e di amore, abitato da una disposizione di preghiera e di adorazione. O succede anche quando qualcuno si trova nella sofferenza più profonda, più crocifiggente; ma quando la sofferenza rimane pura, quando non è mischiata all’odio, al risentimento, all’amarezza, al male … Questo ci aiuta a comprendere ciò che gli apostoli videro quando erano sul monte della trasfigurazione. Essi videro Cristo nella gloria nel momento in cui la sua consegna totale alla volontà del Padre, l’accettazione ultima e definitiva del proprio destino umano fu rivelata loro in una luminosa trasparenza. Fu questo il momento in cui Cristo nella sua umanità, nel suo abbandono umile e vittorioso, consegnò se stesso definitivamente alla croce. Per questo Cristo disse ai discepoli che era giunto il tempo di scendere a valle, di lasciare il monte della trasfigurazione, perché quello era l’inizio del cammino della croce, ed egli avrebbe dovuto immergersi in tutto ciò che è tragico della condizione umana. Gesù li portò a valle per essere confrontati con l’agonia di un padre con un figlio incurabile, con l’incapacità dei discepoli a fare qualcosa per quel figlio, con l’attesa della gente che ora non può rivolgersi ad altri che a lui. Questa è la nostra vocazione. Che Dio ci dia la fede e la purezza di cuore per poter vedere Dio in ciascuno dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, per poterci servire a vicenda con amore e donare la vita gli uni per gli altri con gioia esultante, così come Cristo ha dato la sua vita per noi. (A. Bloom, Omelia per la festa della Trasfigurazione)
PREGHIERA
Dio della luce, nel giorno della trasfigurazione luminosa di tuo Figlio davanti ai discepoli, tu hai fatto apparire Mosè ed Elia per affermare il compimento delle Scritture e la continuità della fede: accordaci di contemplare questa luce affinché anche noi siamo trasfigurati a immagine di Cristo Gesù benedetto nei secoli dei secoli.
La chiesa ortodossa russa ricorda oggi Boris e Gleb, «santi che soffrirono la passione» (strastoterpcy). Figli minori di Vladimir, primo principe cristiano della Rus', Boris e Gleb furono uccisi nel 1015 per ordine del fratello Svjatopolk, che aveva assunto il titolo di gran principe di Kiev e temeva la loro rivalità. Boris apprese l'intenzione del fratello di ritorno da una spedizione bellica, otto giorni dopo la morte del loro padre, e decise di non opporre resistenza, ricordando l'esempio e le parole di Cristo e ciò che scrive l'apostolo Giovanni: «Colui che dice: Amo Dio, e odia il fratello, è un mentitore». Fu ucciso all'alba del 24 luglio del 1015, dopo aver passato la notte in preghiera e aver invocato da Dio la forza per sostenere la passione a cui andava incontro. Anche Gleb accettò volontariamente di morire per Cristo. Fu assassinato il 5 settembre dello stesso anno. Per il loro sacrificio, apparentemente inutile, essi furono riconosciuti «santi che soffrirono la passione», appellativo che rivela un'accettazione radicale del vangelo, manifestatasi nel rifiuto della violenza anche di fronte alla prospettiva della morte. Boris e Gleb furono i primi canonizzati della Russia cristiana, e rappresentano in modo emblematico l'enorme impatto che ebbero sul sentire comune del popolo russo le prime conversioni al cristianesimo.
TRACCE DI LETTURA
Mentre terminava l'ufficio del mattino, Boris pregò tenendo lo sguardo fisso sull'icona del Signore: «Signore Gesù Cristo, che in questa forma sei apparso sulla terra e sei stato volontariamente inchiodato alla croce, accettando la tua passione per amore dei nostri peccati, rendi degno anche me di accettare la mia passione!». Quando udì i passi dei suoi sicari fuori dalla tenda in cui si trovava, ebbe un fremito e i suoi occhi cominciarono a lacrimare, e disse: «Gloria a te in ogni cosa, Signore, che mi hai concesso di accogliere questa morte amara scaturita dall'invidia e di sopportare ogni cosa per amore della tua Parola. Non ho cercato infatti alcun guadagno, né ho desiderato nulla per me stesso. Ha detto l'Apostolo: "L'amore tutto sopporta, tutto crede e non cerca il proprio vantaggio", e: "Non c'è timore nell'amore, poiché l'amore perfetto scaccia il timore". La mia anima, Signore, è perciò costantemente nelle tue mani, perché non ho dimenticato la tua legge, secondo quanto ti è gradito». (Racconto dellapassione ed encomio dei santi martiri Boris e Gleb)
PREGHIERA
Voi santi giusti che avete sofferto la passione ubbidendo alla verità del vangelo di Cristo, non vi levaste contro il fratello che vi era nemico e che uccideva i vostri corpi, senza però potervi toccare l'anima; rallegratevi dunque con le schiere degli angeli, e pregate per la salvezza dei figli della Russia.
LETTURE BIBLICHE
Rm 8,28-39; Gv 15,17-16,2
LE CHIESE RICORDANO...
ANGLICANI: Trasfigurazione di nostro Signore
CATTOLICI D'OCCIDENTE: Trasfigurazione del Signore (calendario romano e ambrosiano) Giusto e Pastore di Madrid (+ ca 304), martiri (calendario mozarabico)
COPTI ED ETIOPICI (30 abīb/ḥamlē): Mercurio ed Efrem del Said (IV sec.), martiri (Chiesa copta) Andrea, apostolo (Chiesa etiopica) (vedi al 30 novembre)
LUTERANI: Trasfigurazione di Cristo Gli evangelici di Salisburgo (1731), testimoni della fede
MARONITI: Trasfigurazione di nostro Signore
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI: Trasfigurazione di nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo Boris e Gleb, santi che soffrirono la passione (Chiesa russa) Ilarione Tvaloeli (X-XI sec.), monaco (Chiesa georgiana)
SIRO-OCCIDENTALI: Festa delle Tende (Trasfigurazione)
ANGLICANI: John Mason Neale (+ 1866), presbitero, innografo
CATTOLICI D'OCCIDENTE: Sisto II, papa, e compagni (+ 258), martiri Gaetano da Thiene (+ 1547), presbitero (calendario romano e ambrosiano) Mamete (?), martire (calendario mozarabico)
COPTI ED ETIOPICI (1 misrā/naḥassē): Pistis, Elpis e Agape di Tessalonica (II sec.), martiri Apoli di Basta (III-IV sec.), martire (Chiesa copta) Anna, madre di Maria (Chiesa copto-cattolica)
LUTERANI: Afra (+ 304), martire ad Augusta
MARONITI: Domezio il Persiano (+ 363), martire
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI: Domezio il Persiano, ieromartire Sinassi dei santi di Smolensk (Chiesa russa) Teodora di Sihla (XVII sec.), eremita (Chiesa romena)
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Domenico di Guzman (ca 1170-1221) presbitero
Oggi i calendari occidentali ricordano Domenico di Guzman, fondatore dell'Ordine dei Predicatori. Nato attorno al 1170 a Caleruega, in Castiglia, Domenico abbracciò molto presto la vita dei canonici regolari della cattedrale di Osma. Accompagnando il suo vescovo in una missione diplomatica egli sentì nascere il desiderio di dare la propria vita per testimoniare il vangelo alle popolazioni pagane risiedenti ai confini orientali della cristianità. In obbedienza al papa di Roma, che negò a lui e al suo vescovo la missione desiderata, si dedicò invece alla missione in mezzo agli albigesi nella Francia del Sud. Domenico ebbe ben chiare sotto gli occhi le deviazioni dei movimenti ereticali e l'ignoranza del popolo cristiano, ma fu anche consapevole della scarsa evangelicità dei tentativi operati dai missionari per riportare gli eretici alla comunione con la chiesa. Scelse allora uno stile povero e itinerante per le sue missioni. Giunto a Tolosa, con l'appoggio del vescovo locale diede vita, sul modello della comunità apostolica, a una comunità, cui diede il nome di praedicatio, che costituirà il nucleo dell'Ordine domenicano. Lo scopo dei Predicatori, nel progetto di Domenico, è di dedicarsi in piccoli gruppi, poveri e itineranti, al bene delle anime (la propria e le altrui) mediante la preghiera, lo studio, l'annuncio della Parola e la mitezza. Uomo sereno e compassionevole, Domenico unì una straordinaria capacità di azione a una preghiera intensa, mosso dal solo intento di «parlare con Dio e di Dio», come diranno i suoi biografi. Prima di morire, egli scrisse le Costituzioni, che contengono il vero spirito della forma di vita dell'Ordine domenicano, molto più della Regola di Agostino adottata per ottemperare alle disposizioni della chiesa. Domenico morì il 6 agosto 1221, e fu sepolto a Bologna nella chiesa dove officiavano i suoi fratelli, in obbedienza al suo ultimo desiderio: «Dio non voglia che io sia sotterrato altrove che sotto i piedi dei miei fratelli».
TRACCE DI LETTURA
Domenico aveva una volontà ferma e sempre lineare, eccetto quando si lasciava prendere dalla compassione e dalla misericordia. E poiché un cuore lieto rende ilare il viso, l'equilibrio sereno del suo intimo si manifestava al di fuori nella bontà e nella gaiezza del volto. Per questo egli si attirava facilmente l'amore di tutti. Ovunque si trovasse, con tutti usava parole di edificazione, dando a tutti abbondanza di esempi capaci di piegare l'anima degli uditori all'amore di Cristo. Ovunque si manifestava come un uomo evangelico, nelle parole come nelle opere. Durante il giorno, nessuno più di lui si mostrava socievole con i frati o con i compagni di viaggio. Viceversa, di notte, nessuno era più assiduo di lui nel vegliare in preghiera. Alla sera prorompeva in pianto, ma al mattino era raggiante di gioia. Piangeva spesso e abbondantemente; le lacrime erano il suo pane giorno e notte. Egli accoglieva tutti gli uomini nell'ampio seno della sua carità, e perché tutti amava, da tutti era amato. (Giordano di Sassonia, Libello sugli inizi dell'Ordine dei predicatori 103-107)
PREGHIERA
O Dio di tenerezza e di bontà, sii benedetto per Domenico, predicatore povero del tuo vangelo tra gli uomini e contemplativo ardente al cuore della tua chiesa: concedici di mettere in pratica la tua parola e saremo fedeli testimoni di Gesù Cristo nostro unico Signore.
LETTURE BIBLICHE
1Cor 2,1-10; Mt 5,13-16
LE CHIESE RICORDANO...
ANGLICANI: Domenico, presbitero, fondatore dell'Ordine dei Predicatori
CATTOLICI D'OCCIDENTE: Domenico, presbitero (calendario romano e ambrosiano)
COPTI ED ETIOPICI (2 misrā/naḥasē): Baisa di Menuf (IV sec.; Chiesa copto-ortodossa)
LUTERANI: Jean Vallière (+ 1523), testimone fino al sangue in Francia
MARONITI: Sisto II (+ 258), papa e martire
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI: Emiliano il Confessore (IX sec.), vescovo di Cizico Sava III (+ 1316), arcivescovo dei Serbi (Chiesa serba)
SIRO-OCCIDENTALI: Rabbulah di Edessa (IV-V sec.), vescovo
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Germano dell'Alaska (ca 1756-1836), monaco
I cristiani di tradizione bizantina ricordano oggi Germano dell'Alaska, fondatore del monastero di New Valaam e patrono della Chiesa ortodossa d'America. Nato nei pressi di Mosca attorno al 1756, Germano era entrato a sedici anni nella Lavra della Trinità di San Sergio, per poi spostarsi nel monastero di Valamo, sul lago Ladoga. A seguito della scoperta delle isole Aleutine, Germano fu inviato ad evangelizzare l'Alaska. Male attrezzato per affrontare i rigori polari della Siberia e dell'Alaska, osteggiato dagli uomini incaricati di guidare la spedizione russo-americana, e abbandonato dai pochi compagni monaci e presbiteri che gli erano dapprima rimasti fedeli, Germano si ritrovò da solo sull'isola aleutina del Pino. Senza scoraggiarsi, armato soltanto della fede e della propria vocazione monastica, Germano diede vita a un piccolo centro di preghiera, che diventò col tempo il monastero di New Valaam. Attorno alla sua semplice dimora, egli raccolse con sollecitudine paterna un numero sempre maggiore di indigeni. Ad essi, soprattutto ai ragazzi rimasti orfani in tenera età, egli si dedicò fino all'ultimo dei suoi giorni condividendo con loro le sue rudimentali conoscenze dell'agricoltura e dei mestieri più semplici, ed esercitando il ministero di padre spirituale. Germano morì il 15 (28 secondo il calendario gregoriano) novembre 1836, circondato dall'affetto dei suoi primi discepoli, ed è considerato il santo patrono dei cristiani dell'Alaska e di tutti gli ortodossi d'America.
TRACCE DI LETTURA
Un vero cristiano è plasmato dalla fede e dell'amore che nutre per Cristo. Non sono certo i nostri peccati a ostacolare la nostra crescita cristiana, secondo quanto ci ha detto lo stesso Salvatore. «Non sono venuto a chiamare i giusti», egli ha osato dire, «ma i peccatori perché si convertano. C'è più gioia in cielo per un peccatore penitente che per novantanove giusti». E le stesse cose le ha dette alla peccatrice che toccò i suoi piedi. Al fariseo Simone, poi, ha detto: «Se uno ha amore, molto gli sarà perdonato, ma a colui che non ha amore verrà chiesto conto anche del più piccolo debito». Ascoltando queste cose un cristiano dovrebbe sentirsi mosso a speranza e a gioia, e non dovrebbe accogliere in sé la disperazione. Per questo abbiamo bisogno dello scudo della fede. (Germano dell'Alaska, Lettere 5)
PREGHIERA
O beato padre Germano, prima luce che illuminò la nostra terra, a te noi offriamo la nostra lode. Tu che stai con libertà davanti al Signore, sii la nostra difesa, il nostro consolatore, il mirabile custode della nostra chiesa. Con tenerezza noi ti invochiamo: rallegrati, nostro beato padre Germano, tu che sei stato il più grande taumaturgo della nostra terra.
LETTURE BIBLICHE
1Cor 10,12-22; Mt 16,20-24
Edith Stein (1891-1942) martire ebrea e monaca
Nel 1942 muore nel campo di sterminio di Auschwitz Edith Stein, monaca cristiana martirizzata per la sua appartenenza alla razza ebraica. Nata nel 1891 a Breslavia da una famiglia ebrea, filosofa di primissimo piano, Edith divenne a soli 26 anni assistente di Edmund Husserl. Non paga però del frutto dei suoi studi, essa avvertì un'inquietudine che la portò pian piano a orientare la sua vita verso il cristianesimo. Battezzata nel 1922, Edith decise di consacrare sempre più la propria vita alla preghiera, per imparare «a vivere mano nella mano con il Signore». Nel 1933, anno dell'ascesa al potere di Hitler in Germania, la Stein entrò dopo una lunga e silenziosa riflessione nel Carmelo di Colonia, dove assunse il nome di Teresa Benedetta della Croce. Non fu tuttavia l'ultima tappa della sua ricerca vocazionale. Scriveva in quegli anni: «Si acuisce sempre più in me un desiderio urgente di essere holocaustum». Con l'avvento del nazismo, tutto sembrò convergere per lei verso una sintesi fra il lavoro di studiosa (che si concluderà con un'opera dal titolo significativo: La scienza della croce) e il suo stesso itinerario esistenziale, in un'unità fra conoscenza e prassi cara all'ebraismo di ogni tempo. E nell'approssimarsi della morte, al momento di partire assieme alla sorella Rose verso l'ultima tappa, il campo di sterminio, le dirà soltanto queste parole: «Andiamo, per il nostro popolo». Il sacrificio della croce fu così nella vita di Edith Stein, oltre alla ricapitolazione di tutta la sua ricerca orante sotto la guida dello Spirito, la sintesi estrema fra la partecipazione alle sofferenze del popolo ebraico e l'assimilazione a quel «Servo sofferente» capace di donare senso al proprio sacrificio, compiuto «con uno Spirito eterno», mediante il fuoco purificante dell'amore.
TRACCE DI LETTURA
Il suo maestro di un tempo, il filosofo Husserl, commentò così l'ingresso di Edith nel Carmelo: «In fin dei conti, vi è al fondo di ogni ebreo un assolutismo e un amore per la "santificazione del Nome di Dio", cioè per il martirio.
LE CHIESE RICORDANO...
ANGLICANI: Mary Summer (+ 1921), fondatrice dell'Unione delle madri
COPTI ED ETIOPICI (3 misrā/naḥasē): Simeone lo Stilita l'Anziano (IV-V sec.), monaco (Chiesa copta)
LUTERANI: Adam Reusner (+ 1575), poeta svevo Edith Stein da Breslavia, testimone fino al sangue
MARONITI: Mattia, apostolo Jean-Marie Vianney, curato d'Ars (vedi al 4 agosto)
ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI: Mattia, apostolo Germano dell'Alaska, monaco (Chiesa ortodossa d'America) Clemente, vescovo di Ocrida (Chiesa serba)