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1 luglio

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Mosè l'Etiope (ca 332-407)
monaco

Nel martirologio romano e nei sinassari bizantini si fa oggi memoria di Mosè l'Etiope, monaco nel deserto di Scete.
Nato in Etiopia verso il 332, ci informa Palladio, Mosè era un uomo di colore, alto, molto robusto, che arrivò alla vita monastica dopo svariate peripezie personali.
Di indole violenta, si macchiò di diversi crimini prima di giungere, forse per sfuggire alla giustizia umana, nel deserto di Scete, ma seppe operare una radicale conversione alla carità evangelica attraverso la vita anacoretica, vissuta con sempre maggiore convinzione sotto la guida dei padri del deserto, soprattutto di Macario il Grande e di Isidoro il Presbitero, e resa ancor più dura dalla sua condizione di straniero dalla pelle nera.
Rendendosi conto di aver ricevuto grande misericordia dal Signore, Mosè divenne per tutti i monaci di Wādī al-Naṭrūn un mirabile esempio di umiltà e di mitezza, come testimoniano i Detti dei padri che narrano di lui. Per Cassiano egli è «il più grande fra tutti i santi», e con lui, secondo Poemen, «a Scete si raggiunse il culmine della santità».
Mosè morì all'età di settantacinque anni, dopo essere stato ordinato presbitero su richiesta dei suoi fratelli. Secondo il sinassario alessandrino, che lo ricorda il 24 di ba'ūnah, corrispondente al nostro 1 luglio, Mosè subì il martirio per mano dei barbari, assieme a sette discepoli, verosimilmente nell'anno 407.
È considerato il primo monaco originario dell'Etiopia.


TRACCE DI LETTURA

Un giorno peccò un fratello a Scete; i padri, radunatisi, mandarono a chiamare abba Mosè. Ma, poiché egli non voleva venire, il presbitero gli mandò a dire: «Vieni, la gente ti aspetta!». Egli allora si mosse e venne, portando sulle spalle una cesta forata piena di sabbia. Gli andarono incontro alcuni fratelli e gli chiesero: «Padre, cosa è mai questo?». Disse loro l'anziano: «Sono i miei peccati che scorrono via dietro di me senza che io li veda. E oggi sono venuto qui, per giudicare i peccati degli altri». A queste parole non dissero nulla al fratello che aveva peccato, e gli perdonarono.
(Mosè 2, Detti dei padri del deserto)

Un fratello si recò a Scete dal padre Mosè per chiedergli una parola. L'anziano gli disse: «Va', rimani nella tua cella, e la tua cella ti insegnerà ogni cosa»:
(Mosè 6, Ibid.)


PREGHIERA

Per la sua grande pazienza,
e la sofferenza dei tormenti subiti,
abba Mosè rivestì la corona del martirio.
Volò in alto con lo spirito,
entrò nei luoghi di riposo,
che il Signore ha preparato
per coloro che amano il suo santo Nome.
Chiedi al Signore per noi,
o nostro abba Mosè,
che rimetta i nostri peccati.


LETTURE BIBLICHE

1Cor 3,1-8; 2P 1,1-11; At 15,13-29; Lc 14,25-35


I 27 martiri ebrei di Toledo (+ 1488)

Nel 1488, nel corso di un autodafé che ha luogo a Toledo, 20 uomini e 7 donne, accusati di essere «nuovi cristiani», vale a dire di discendere da ebrei costretti a convertirsi al cristianesimo nel secolo precedente e che tuttavia hanno continuato a praticare clandestinamente la religione ebraica, sono arsi vivi in un rogo pubblico.
L'evento fu il più eclatante fra quelli che tra il 1485 e il 1504 portarono all'eliminazione della presenza dalla Spagna sia degli ebrei rimasti fedeli alla loro religione sia dei «nuovi cristiani», secondo il disegno dell'inquisitore cattolico Torquemada.
Il 31 marzo 1492 il re di Spagna firmerà l'editto di espulsione degli ebrei, il primo di una lunga serie di analoghi provvedimenti in diversi paesi d'Europa.


TRACCE DI LETTURA

I «nuovi cristiani» (ebrei convertiti) si erano moltiplicati in Spagna da tempo; si erano alleati con le principali famiglie del paese e avevano acquisito una grande influenza. I sovrani Ferdinando e Isabella stabilirono degli inquisitori per verificare se essi non continuassero a camminare secondo le loro antiche consuetudini, e fecero gli ebrei oggetto di racconti fantastici e di satire pungenti, mandandone un gran numero al rogo.
Nel 1492, tutte le schiere del Signore, gli esiliati di Gerusalemme in terra di Spagna, furono dispersi ai quattro angoli della terra.
(J. Ha-Cohen, Valle di lacrime).

Giuda è emigrato
per la miseria e la dura schiavitù.
Egli abita in mezzo alle nazioni,
senza trovare riposo;
tutti i suoi persecutori l'hanno raggiunto fra le angosce
(Lam 1,3).


LE CHIESE RICORDANO...

ANGLICANI:
John (+1813) e Henry (+ 1873) Venn, presbiteri, teologi evangelici

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Simone e Giuda, apostoli (calendario mozarabico)

COPTI ED ETIOPICI (24 ba'ūnah/sanē):
Mosè il Nero, monaco (Chiesa copta)

LUTERANI:
Heinrich Voes e Jan van Esch (+ 1523), testimoni fino al sangue nei Paesi Bassi

MARONITI:
Aronne (II mill. a.C.), fratello di Mosè
Gregorio X (+ 1276), papa

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Cosma e Damiano di Roma (+ ca 303), taumaturghi e anargiri
Barlaam di Chutyn (+ 1192), monaco (Chiesa russa)
Leontie di Rădăuti (+ 1432), monaco (Chiesa romena)
Ilia il Giusto Ciavciavadze (+ 1907), poeta (Chiesa georgiana)

2 luglio

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Leggi tutto: 2 luglioHaik Hovsepian Mehr, Tateos Michaelian e Mehdi Dibaj (+ 1994)
martiri

 Le chiese protestanti di diverse tradizioni ricordano in questo giorno tre figure emblematiche di pastori, martiri dell'intolleranza religiosa che si è diffusa con grande virulenza in terra persiana a partire dagli anni '80 del XX secolo. Il 2 luglio del 1994 viene ritrovato il cadavere di Tateos Michaelian, pastore della Chiesa evangelica armena, freddato a colpi di pistola da uno sconosciuto; a tre giorni di distanza, analoga sorte subisce il pastore Mehdi Dibaj, della chiesa delle Assemblee di Dio. Si tratta del terzo omicidio nello stesso anno di alti esponenti delle chiese cristiane in Iran: a gennaio, infatti, era stato il vescovo delle Assemblee di Dio Haik Hovsepian Mehr a finire prematuramente i suoi giorni sotto i colpi dei sicari inviati dalle frange più intolleranti della dirigenza islamica iraniana.
Tutti e tre i pastori evangelici, iraniani di nascita, erano stati a diverse riprese minacciati a motivo della loro fede cristiana. Mehdi Dibaj, accusato fin da giovane di aver apostatato dalla religione dei suoi padri, aveva trascorso più di dieci anni in prigione, e la sua vicenda sembrava ormai doversi concludere con la condanna a morte nel dicembre del 1993, sentenza poi sospesa dietro pressione della comunità internazionale.
La loro gioiosa e ferma adesione alla fede in Cristo, e il loro rifiuto di abbandonare nel momento della prova il gregge loro affidato, hanno fatto di queste tre figure un simbolo del senso che può assumere la permanenza pacifica dei cristiani in terre che umanamente sembrerebbero ormai non riservare loro alcun futuro.


TRACCE DI LETTURA

Gesù Cristo è il nostro salvatore ed egli è il Figlio di Dio. Conoscere questo significa conoscere la vita senza fine. Io che sono un inutile peccatore, ho creduto nella sua amata persona e in tutti i fatti che la riguardano contenuti negli evangeli, e ho consegnato la mia vita nelle sue mani.
Ora la mia vita è soltanto un'occasione datami per servirlo; la morte non sarà altro che un modo più efficace per dimorare con Cristo. Perciò non solo provo soddisfazione a essere in prigione per onore del suo santo Nome, ma sono pronto a dare la mia vita per amore di Gesù, mio Signore, entrando così anticipatamente nel suo regno, al quale accedono i suoi eletti.
Possa l'ombra della magnanimità divina e la mano benedicente e sanante del Padre posarsi e rimanere per sempre su di voi. Amen.
(M. Dibaj, Dichiarazione alla Corte islamica al momento della condanna).


LE CHIESE RICORDANO...

COPTI ED ETIOPICI (25 ba'ūnah/sanē):
Giuda (I sec.), uno dei 70 discepoli (Chiesa copta)
Apertura del Keramt per la stagione delle piogge (Chiesa etiopica)

LUTERANI:
Visitazione di Maria
Georg Daniel Teutsch (+ 1893), vescovo in Transilvania

MARONITI:
Visitazione della Vergine a Elisabetta (vedi al 31 maggio)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Deposizione della veste della santissima Madre di Dio nella chiesa delle Blacherne (V sec.)
Giobbe (+ 1607), patriarca di Mosca (Chiesa russa)
Stefano il Grande e Santo (+ 1504), confessore (Chiesa romena)

VETEROCATTOLICI:
Visitazione di Maria

3 luglio

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Tommaso
apostolo

Di Tommaso, detto Didimo, parla soprattutto il Vangelo di Giovanni, nel quale egli appare spesso in connessione con i grandi misteri della glorificazione di Cristo.
Uomo capace di grande slancio nella sua adesione al Signore, come quando nell'ora della morte di Lazzaro esorta gli altri discepoli ad andare tutti insieme a morire con Gesù, Tommaso è rappresentato altresì come tipo dell'incredulità del credente, il cui cammino verso la pienezza della fede può compiersi soltanto ascoltando e aderendo assiduamente alla testimonianza della comunità.
La sua domanda: «Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via?» dà occasione a Gesù di formulare una delle più alte rivelazioni cristologiche del Nuovo Testamento: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6); ma nonostante la grandezza della rivelazione ricevuta, dopo la resurrezione Tommaso non crede alla testimonianza degli altri discepoli, ed esige di vedere ciò che i suoi orecchi hanno udito. Solo mediante un nuovo intervento del Signore, che accondiscende alla sua debolezza e gli mostra il permanere dei segni della passione nel proprio corpo risorto, Tommaso giungerà alla confessione di fede: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28). A tale confessione, Gesù risponde proclamando la vera beatitudine dei credenti, che è quella di coloro che «pur non avendo visto, crederanno» (Gv 20,29).
Secondo Eusebio di Cesarea, Tommaso evangelizzò la Persia, mentre un'antichissima tradizione lo vuole apostolo delle coste occidentali dell'India; i cristiani del Malabar lo considerano per questo motivo il fondatore della loro chiesa. Sempre secondo la tradizione, morì martire in India, per mano di un re locale.


TRACCE DI LETTURA

È quasi superfluo osservare che quello che il nostro Salvatore dice a Tommaso così chiaramente e in modo così incisivo, egli lo ha sottinteso, in un modo o nell'altro, per tutto il suo ministero: la beatitudine di una mente che crede prontamente. La sua richiesta di una prova di fede nel caso di coloro che vennero a chiedere il suo aiuto miracoloso, la sua lode della fede quando la trovò, il suo dolore dove essa mancava, i suoi ammonimenti contro la durezza del cuore, sono tutte prove evidenti di quanto andiamo dicendo.
(J. H. Newman, Sermoni anglicani ).

O paradossale prodigio,
la paglia ha toccato il fuoco ed è stata salvata,
Tommaso ha messo la mano nel fianco ardente di Gesù Cristo
e non è stato consumato dal contatto:
esso ha mutato l'incredulità della sua anima in una fede piena;
con fervore è sorto un grido dal profondo del suo cuore:
Mio Signore e mio Dio,
o Risorto dai morti, gloria a te!
(Liturgia bizantina, Quarto ichos dei Grandi vespri per la domenica di Tommaso).


PREGHIERA

Padre dei credenti,
nonostante i dubbi
l'apostolo Tommaso ha riconosciuto Gesù
quale Signore e Dio:
accresci la nostra fede,
e conosceremo la beatitudine
di chi crede senza aver visto.
Per Cristo nostro Signore.


LETTURE BIBLICHE

Aba 2,1-4; Ef 2,19-22; Gv 20,24-29


LE CHIESE RICORDANO..

ANGLICANI:
Tommaso, apostolo

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Tommaso, apostolo (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (26 ba'ūnah/sanē):
Giosuè figlio di Nun (II mill. a.C.), profeta (Chiesa copta)

LUTERANI:
Tommaso, apostolo
Aonio Paleario (+ 1570), testimone fino al sangue in Italia settentrionale

MARONITI:
Girolamo (+ 420), padre della chiesa (vedi al 30 settembre)

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Giacinto il Cubiculario (+ 108), martire
Anatolio (+ 458), arcivescovo di Costantinopoli

SIRO-OCCIDENTALI:
Tommaso, apostolo ed evangelizzatore dell'oriente
Nahum di Ocrida (IX sec.), monaco (Chiesa serba)

SIRO-ORIENTALI:
Tommaso, apostolo

VETEROCATTOLICI:
Tommaso, apostolo

4 luglio

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Andrea di Creta (660-740)
pastore e innografo

Nel 740 muore sull'isola di Mitilene Andrea di Creta, pastore e innografo.
Nato a Damasco, Andrea era un semita cristiano di lingua greca. Monaco al Santo Sepolcro di Gerusalemme, verso il 700 fu eletto vescovo di Gortina, nell'isola di Creta.
Andrea si rivelò un grande pastore, che seppe animare la vita sociale e spirituale del suo tempo e confortare la popolazione nei difficili anni dell'avanzata musulmana. Le sue origini semitiche si riflettono nelle sue composizioni liturgiche, vicine ai modelli biblici e intercalate da versetti scritturistici. Andrea fu infatti l'inauguratore della poesia liturgica dei canoni, vere e proprie dossologie mistagogiche che aiutano il credente a penetrare le profondità dei misteri celebrati.
Tra tutte le sue odi liturgiche, la più celebre è il Grande canone, che viene cantato durante la quaresima nelle chiese di rito bizantino. È uno splendido midrash cristiano sul tema del peccato e del pentimento, ed è al tempo stesso una contemplazione della grande misericordia di Dio manifestata in Gesù Cristo.


TRACCE DI LETTURA

Come la Cananea t'invoco:
Pietà di me, figlio di David.
Con lo stesso tremore dell'emorroissa
l'orlo tocco del tuo mantello,
e come Marta e Maria su Lazzaro
lacrime verso.
Pietà di me, o Dio, pietà di me.

Come vaso di profumo, o mio Salvatore,
la mirra delle mie lacrime
spando sul tuo capo.
Con la stessa voce della peccatrice
implorante il tuo amore, a te grido.
Accogli la mia preghiera, e perdonami.
Pietà di me, o Dio, pietà di me
(Andrea di Creta, Grande canone 9,3,16-17).


PREGHIERA

Guida dell'ortodossia,
maestro di fede e di santità,
lampada che splende in tutto l'universo,
ornamento dei vescovi ispirati da Dio,
o sapiente Andrea,
con i tuoi insegnamenti
tu hai illuminato il mondo intero,
o arpa dello Spirito.
Prega il Cristo nostro Dio
di salvare le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

Eb 13,7-16; Lc 6,17-23


 LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Elisabetta di Portogallo (+ 1336) (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (27 ba'ūnah/sanē):
Anania (I sec.), uno dei 70 discepoli, martire (Chiesa copta)

LUTERANI:
Ulrico di Augusta (+ 973), vescovo

MARONITI:
Andrea, vescovo di Creta

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Andrea di Gerusalemme, arcivescovo di Creta
Anna (+ ca 1200), madre di Sava (Chiesa serba)
Luarsab di Karthli (+ 1622), martire (Chiesa georgiana)

5 luglio

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Atanasio l'Athonita (930-1001)
monaco

Nel 1001 muore nel suo monastero per il crollo di una cupola della chiesa Atanasio l'Athonita, monaco e iniziatore della vita cenobitica sul monte Athos.
Nato a Trebisonda, nell'odierna Turchia, il giovane Abramo, rimasto presto orfano, studiò a Costantinopoli, fino a diventare maestro alla corte dell'imperatore. L'incontro con l'igumeno di un monastero della Bitinia lo portò a discernere la propria vocazione monastica. Abramo ricevette quindi il nome monastico di Atanasio, e si trasferì sul monte Athos.
Verso il 961 egli cominciò la costruzione della Grande Lavra, in cui raggruppò i monaci che lo avevano raggiunto, dando loro una regola di vita comune ispirata a quella di Teodoro Studita. Sulla Santa Montagna, dominio della vita eremitica e dell'esicasmo, veniva così introdotto il cenobitismo, provocando una conversione collettiva all'ideale comunitario e il sorgere di molti monasteri.
Atanasio fu uomo di grande compassione verso i piccoli e i sofferenti; gli agiografi sottolineano come egli non rinunciasse mai ai suoi turni di servizio degli infermi, nonostante i grandi impegni che comportava il suo ruolo di igumeno della Lavra. Allo stesso tempo, egli è ricordato per la pazienza con cui si dedicava ai numerosissimi figli spirituali che dipendevano da lui.
Atanasio è assieme a Pietro l'Athonita la figura più importante legata alla nascita e allo sviluppo della vita monastica nella penisola calcidica dell'Athos, ed è per questo uno dei santi più amati dai monaci ortodossi.


 TRACCE DI LETTURA

Atanasio riteneva opportuno recarsi ogni giorno, dopo l'ultima lettura della sera, in una cappella laterale della chiesa, dedicata ai Quaranta martiri, perché i fratelli potessero venire a riferirgli le loro tentazioni, quelle subite nel corso della veglia, come quelle occorse loro nel sonno. L'uomo di Dio li rinforzava con la fede, colmandoli di fiducia e di pazienza, e trattando ciascuno con la medicina adatta ai problemi manifestatigli, come se ciascuno gli avesse mostrato, mediante l'apertura del cuore, la propria malattia spirituale. Li rimandava tutti gioiosi, rallegrati e incoraggiati nella loro lotta contro i demoni. Era per lui un dovere inderogabile quello di recarsi ogni giorno nella cappella dei Quaranta martiri per consolare e incoraggiare i fratelli nella loro lotta spirituale
(Vita di sant'Atanasio l'Athonita 26).


PREGHIERA

Le schiere celesti
si sono meravigliate della tua vita nella carne:
tu sei andato con un corpo mortale
incontro a lotte invisibili,
o padre degno di ogni elogio,
e hai coperto di sconfitte la falange dei demoni.
Per questo, o Atanasio,
Cristo ti ha ricompensato con i suoi doni preziosi.
Intercedi, o padre,
presso Cristo nostro Dio
perché salvi le nostre anime.


LETTURE BIBLICHE

Gal 5,22-6,2; Lc 6,17-23


Leggi tutto: 5 luglioYitzhak Wittenberg (1907-1943)
martire ebreo

Nel 1943 viene arrestato Yitzhak Wittenberg, capo dell'organizzazione segreta ebraica del ghetto di Vilnius, in Lituania. Alcuni combattenti clandestini riescono a liberarlo attaccando i nazisti. Questi ultimi, allora, chiedono che Wittenberg sia consegnato loro, sotto la minaccia di vedere distrutto il ghetto della città. Wittenberg decide di consegnarsi per salvare la popolazione ebraica di Vilnius. Sarà torturato e messo a morte dalla Gestapo.


 

 TRACCE DI LETTURA

Con loro me ne sono andato
con i miei fratelli,
con gli umiliati,
con i calpestati,
con i macchiati di Satana,
con gli ultimi fra gli uomini,
servitori di Dio,
annunciatori del Messia,
con coloro che se ne sono andati nella gioia
e che non anelano affatto a ritornare,
me ne sono andato
(I.Ogen, Il ponte sulla notte).


LE CHIESE RICORDANO...

CATTOLICI D'OCCIDENTE:
Antonio Maria Zaccaria (+ 1539), presbitero (calendario romano e ambrosiano)

COPTI ED ETIOPICI (28 ba'ūnah/sanē):
Teodosio I (+ ca 566), 33° patriarca di Alessandria (Chiesa copto-ortodossa)
Panteno (II-III sec.), dottore della scuola di Alessandria (Chiesa copto-cattolica)

LUTERANI:
Johann Andreas Rothe (+ 1758), poeta in Sassonia

ORTODOSSI E GRECO-CATTOLICI:
Atanasio l'Athonita, igumeno
Lampados il Taumaturgo (X sec.), monaco
Marta (+ 551), madre di Simeone lo Stilita il Giovane (Chiesa melkita)