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a cura di a cura di Enzo Bianchi e Goffredo Boselli, monaco di Bose dal 3 all' 8 agosto 2015
Da lunedì 3 a sabato 8 agosto si terrà una settimana di riflessione su un elemento fondamentale della liturgia: la Preghiera eucaristica. Momento centrale e culminante dell’intera celebrazione, la Preghiera eucaristica è il modello della preghiera cristiana che è azione di grazie, benedizione, lode, memoriale, intercessione. Dopo una breve introduzione sull’origine, la struttura e la dinamica dell’anafora, Enzo Bianchi e Goffredo Boselli commenteranno ciascuna delle quattro principali Preghiere eucaristiche del Messale romano. Questi importanti testi della liturgia, che restano ancora oggi poco conosciuti, contengono una ricchezza biblica e una profondità teologica capace di nutrire la vita spirituale dei credenti.
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a cura di Giovanni Cucci s.j., Pontificia Università Gregoriana e Luciano Manicardi, monaco di Bose. dal 27 luglio al 1 agosto
Il corso riprende la tradizione cristiana dei cosiddetti "vizi capitali" per operarne una rilettura interdisciplinare nell'oggi. La lista dei vizi capitali è una griglia che consente di leggere la persona, ma anche le sue relazioni interpersonali, sociali e politiche: essa dice qualcosa di profondo sull’essere umano e sul suo mondo. Parlando di vizi capitali noi parliamo di una possibilità dell’uomo. I vizi ci indicano, per via negativa, per contrasto, la via della nostra riuscita umana, ci indicano le vie grazie alle quali la nostra vita può essere bella e non degradata. Parlando di gola e lussuria, di invidia e avarizia, di collera, di accidia e di superbia verranno passati in rassegna il rapporto con il cibo e con la sessualità, con gli altri e con il denaro e le cose, con il tempo e con lo spazio, con la parola e con Dio. Rapporti vitali e delicati, passibili di distorsione, su cui dunque vigilare per viverli in maniera sempre più umanizzata.
a cura di Rosanna Virgili, Istituto Teologico Marchigiano
L’opera di Luca, ha esordito la professoressa Virgili alla prima lezione, è racconto della mitezza di Cristo, della determinazione, della misericordia, dei poveri, delle donne, dei viaggi “per terra e per mare”, in un continuo decentramento dal tempio alle periferie. Gli episodi che si sono commentati sono l'annuncio dell'angelo a Maria, la visita a Elisabetta, le tentazioni di Gesù nel deserto, la guarigione della donna curva da diciotto anni e dell'indemoniato che viveva a Gerasa tra i sepolcri, e ancora la parabola del povero Lazzaro... La parola di Gesù, radicata nel Dio delle Scritture, si compie e si fa vita nel grembo di una vergine e di un'anziana; dialoga, in maniera vincente e liberante, con le pulsioni della fame, del potere sugli altri, del potere religioso, smascherandone il pericolo di idolatria; ridona dignità, umanità e prossimità a chi vive ripiegato su se stesso, isolato e intimamente diviso. La parola di Gesù rimette nel giro della vita coloro che, in vari modi e per motivi diversi, erano relegati ai margini della società del tempo, e di ogni tempo.
“Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo – cioè anche ‘per causa mia che sono il Vangelo, la buona e bella notizia per eccellenza’ –, la salverà” (Mc 8,35; cf. anche Mc 10,29), dice Gesù al centro del vangelo secondo Marco. Queste parole paradossali possono persino risuonare folli, assurde, soprattutto agli orecchi dei non cristiani. Come può un uomo pretendere questo? Eppure Gesù lo ha fatto, riassumendo così la peculiarità della vita con lui, ossia della vita cristiana. In proposito non c’è molto da commentare: c’è da sperimentare (e di conseguenza da capire) che il tenere gelosamente la vita per sé equivale a perderla, a gettarla via; il perderla per Cristo, dunque il vivere per amore suo con lui e come lui, cioè a favore dei nostri fratelli e sorelle in umanità, significa trovarla e vederla da lui salvata. La vita cristiana è molto semplice: è una vita umana conforme alla vita di Gesù Cristo, allo stile con cui egli ha vissuto, amato, dato e ricevuto fiducia.
In un certo senso, si deve dire che la Genesi non è l’inizio della Bibbia. L’inizio si trova negli eventi dell’esodo, quando Israele fece la conoscenza di Colui che divenne il suo Dio, il SIGNORE. La Genesi è un tentativo di raccontare Dio, in ciò che faceva prima di farsi conoscere a Israele. Ricuperando storie ancestrali di patriarchi, storie di clan e di tribù, che si raccontavano sotto le tende, e rileggendo i miti delle civilizzazioni circonstanti, Israele ha mostrato nella narrazione delle generazioni che compongono la Genesi, che il suo Dio, Dio di amore e di liberazione, si è manifestato tale fin dalle origini della storia umana e nelle varie vicende – anche tumultuose – della storia degli uomini. Nel contempo forgiava l’unità dello stesso popolo d’Israele.