La cosa più difficile del mondo è essere dove siamo. Ci circondiamo di stratagemmi per non vedere; sempre di più ironicamente, man mano che acquisiamo mezzi d’informazione più efficaci. Teorizziamo, giustifichiamo e teologizziamo; cerchiamo prospettive che rendano i problemi particolari e personali meno dolorosi
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Nella lingua latina il termine che corrisponde alla parola italiana “responsabilità” è sponsio che vuol dire propriamente “promessa”, “impegno”; suo sinonimo è praestatio che vuol dire rendersi garante di qualcuno o di qualcosa. Responsabile è dunque colui che si fa mallevadore di qualcun altro. La responsabilità è una presa in carico: essa obbliga a una risposta. C’è responsabilità solo in quanto c’è relazione.
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Uno dei criteri più decisivi della maturità è la capacità di fare scelte libere e durature. Certamente c’è una realtà che noi non scegliamo, ed è la morte. Quando viene scelta deliberatamente, prende il nome di suicidio. L’esperienza psichiatrica – dal lato del terapeuta – affronta di continuo questa realtà.
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Se il nostro cuore ci accusa, Dio è più grande del nostro cuore e discerne ogni cosa (cf. 1Gv 3,20). La parola della Bibbia lascia intendere che non ci si dovrebbe affidare al senso di colpa, sia che si adotti con Calvino e gli antichi riformatori l’interpretazione di un Dio ben più severo del “nostro cuore”, sia che si adotti con Lutero e i moderni l’interpretazione di un Dio ben più misericordioso del “nostro cuore”.
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