"La cosa che sembra più facile è in realtà la più difficile: conoscere se stessi"
Edgar Morin
1) Apri la tua esperienza di deserto con il silenzio. Nel silenzio cerca di riflettere e interrogarti. Pensa al tuo passato e al tuo oggi, a come agisci e interagisci con gli altri, e cerca di dare il nome a ciò che ti rende felice, contento/a, e a ciò che ti rende infelice e scontento/a, a ciò che ti dà gioia e a ciò che ti fa soffrire.
2) Esercita l'immaginazione e immagina te stesso/a al futuro: come ti vedi felice? Come ti pensi realizzato/a?
3) Approfondisci il silenzio. Nella tua solitudine, cerca di stare almeno mezz'ora (meglio se un'ora) in silenzio anche interiore (silenzio da pensieri, immagini, ricordi, voci): come ti senti dopo? Cosa ti dice il tuo corpo?
4) Esercitati al ringraziamento: cerca di chiudere la tua esperienza di deserto ringraziando. E cerca di individuare i motivi (eventi, persone, paesaggi...) per cui ringraziare. Ricordati della parola di Teresa di Lisieux: "Tutto è grazia".
Non ferire il fratello con parole ambigue, perché non ti avvenga di riceverne in cambio di simili e di allontanare da entrambi la disposizione della carità; ma “và e rimproveralo” (Matteo 18,15)...
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Nel deserto c’era un tale che cacciava belve feroci; e vide padre Antonio che scherzava con i fratelli e se ne scandalizzò (perché non si addice ad un monaco anziano lo scherzo). Ma l’anziano, volendo fargli capire che occorre talvolta accondiscendere ai fratelli, gli dice:”Metti una freccia nel tuo arco e tendilo”...
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Lettura di Marco 10,35-45
La parola di Gesù nel Vangelo appena letto è semplice e chiara. Essa pone domande a ciascuno di noi perché questa pagina ci dona un criterio che è fondamentale per verificare se il nostro cammino è nella sua sequela oppure no...
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