Nel mondo, ma non del mondo
7 luglio 2025
Gv 17,15-26
Prima di passare da questo mondo al Padre Gesù disse:"15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità.
20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Dopo la morte e resurrezione di Gesù si apre un tempo nuovo. Nel lungo discorso di addio narrato da Giovanni si trovano gli insegnamenti e il mandato per viverlo e divenire discepoli di Gesù: inizia il tempo dell’apprendistato.
Nessuna esenzione, nessuna corsia preferenziale per gli apostoli e le donne discepole: essere nel mondo accanto a tutte e tutti, donne e uomini, di ogni cultura, lingua e credo, nella compagnia dell’umanità ma al contempo rifuggire le logiche mondane proposte dal mondo, quelle compiacenti verso ogni agire e verso ogni persona, logiche adulanti e insidianti, mascherate da orpelli luccicanti di potere come solo il maligno sa tramare.
Gesù nelle parole riportate da Giovanni è chiaro ed esplicito: stare nel mondo ma essere “consacrati alla verità”, esortazione alla testimonianza, concreta e fattiva che chiede di mettersi in gioco con parresia fatta di parole e azioni capaci di dare il nome a ogni azione e atto compiuto, comunque e sempre, chiunque ne sia l’artefice: dalla singola persona alla nazione intera, affermare e nominare il male come male.
Parole che non si limitano a flebili esortazioni ma divengono come spada a doppio taglio, a immagine della parola di Dio annunciata e vissuta da Gesù per tutta l’umanità (“per loro io consacro me stesso”), che divengono cassa di risonanza del grido di sofferenza che si alza dai venti di guerra, come polvere che brucia in gola sollevata dai cumuli di macerie sotto le quali è rimasta sepolta la nostra umanità
Urla di dolore che divengono testimonianza profetica come preannunciato da Gesù stesso: “l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Profezia muta come quella urlata dalla bocca degli innocenti coetanei di Gesù appena nato e uccisi da Erode o come quella odierna urlata dai bambini morti per fame per la mancanza di un cibo bloccato alle frontiere dove è morta e sepolta la nostra umanità. Tutti uccisi dalla logica del potere del mondo rispetto alla quale Gesù dice ai suoi di restare in guardia.
Il mandato con il quale il Padre invia Gesù ad annunciare il suo amore per l’umanità diviene in Gesù mano che continuamente ci solleva dai burroni di follia nei quali siamo precipitati e ci annuncia sempre e ancora con infinita pazienza e misericordia che la morte è stata vinta, che l’amore è più forte della morte e che a ciascuno di noi a tutti insieme è possibile risorgere dalle macerie della nostra disumanità e tornare ad essere umani, creati da Dio uomini e donne a sua immagine somiglianza chiamati a null’altro che all’amore e alla pace.
fratel Michele